In questo ciclismo stellare e fatto di super campioni, ci sono storie tecniche che fanno esaltare gli appassionati. Recentemente all’AlUla Tour si sono scontrati due grandissimi della mtb. Ma come, direte voi, due biker in una gara su strada? Oltre a Tom Pidcock, che tra l’altro ha vinto l’intera gara, c’era Alan Hatherly, sudafricano passato nelle fila della Jayco-AlUla.
Con Mirko Celestino, cittì della nazionale di mtb e grande ex sia delle ruote grasse che della strada, abbiamo fatto un paragone tra i due. Un confronto che ci ha consentito di conoscere meglio Hatherly. Alla fine, nel discorso è stato chiamato in causa, seppur marginalmente, anche Mathieu Van der Poel, ma il confronto con Celestino ha messo in evidenza ancora una volta la bellezza del ciclismo quando si ha a che fare con dei veri campioni del pedale. Questa commistione tra strada e mtb resta, e forse diventa sempre più, affascinante.




Mirko, un altro grande biker che passa su strada. Che tipo di atleta è Hatherly e che stradista può diventare?
Alan Hatherly è sempre stato un atleta di alto livello, ma quest’anno ha fatto il vero salto di qualità. Quando raggiungi certi risultati significa che hai maturato una crescita sia fisica che mentale che ti rende pronto per qualsiasi sfida. Io condivido questa sua scelta di provare la strada. Alla fine, sappiamo che per molti biker il sogno è la strada, quindi se c’è la possibilità è giusto provarci.
Chiaro…
Abbiamo visto alcuni tentativi falliti o non super, come quello di Nino Schurter o più recentemente di Victor Koretzky, tornati entrambi alla mtb. Ma ogni atleta ha una storia a sé. La mtb e la strada sono due mondi diversi. Personalmente, se dovessi tornare indietro, rifarei la stessa scelta: prima la strada, poi la mtb. Ma sono stato felice di aver cambiato disciplina a 33 anni, perché ho potuto capire le differenze tra i due mondi.
Secondo Pinotti, Hatherly potrebbe essere adatto anche alle cronometro (ha vinto il titolo nazionale). Ha le doti per emergere in questa specialità?
Un biker ha un’esplosività naturale che può tornare utile nelle cronometro, nei prologhi e nelle tappe in cui si parte subito forte. La mtb non lascia spazio a calcoli: devi partire a tutta e arrivare più forte possibile. Questo può essere un vantaggio su strada. Insomma, non è così strano che un biker vada bene a crono. Gli atleti della mtb sono abituati a pedalare da soli, a sostenere un impegno costante. Non so dire con certezza come potrebbe cavarsela su una crono lunga, ma in un prologo o in una crono breve potrebbe dire la sua.
Confrontando Pidcock e Hatherly, che differenze tecniche e fisiche ci sono tra i due?
Sono entrambi molto capaci tecnicamente, ma Pidcock ha impressionato di più, perché pur facendo poche gare di mtb riesce a fare la differenza anche sul tecnico. Sotto questo aspetto lo vedo più forte persino di Van der Poel e di molti biker puri.




E Hatherly invece?
Alan non è mai stato un biker da acrobazie estreme, non è mai stato il più spettacolare, ma ha altre doti. Quest’anno ha dimostrato di avere un’accelerazione sugli strappi e una progressione notevole. Per questo lo vedrei bene anche su strada, perché ha caratteristiche simili a Pidcock.
Tra i due, chi è più scalatore?
Pidcock senza dubbio è più adatto alle montagne. Hatherly ha più esplosività e forza. Posto che comunque sono relativamente simili, anche se il sudafricano è un po’ più alto (8 centimetri, ndr).
Se dovessi paragonare Hatherly a un corridore su strada, a chi lo accosteresti?
Fatte le dovute proporzioni, cosa che va premessa, direi che ha caratteristiche che lo avvicinano a Van der Poel. Ha esplosività e forza, mentre Pidcock è scattante ma anche è più scalatore.
E mentalmente, come li sembrano? Come li hai visti quando erano sul campo di gara?
Come diciamo in gergo, Pidcock ha più “carogna”, più cattiveria agonistica: lo abbiamo visto anche alle Olimpiadi di Parigi e come è entrato su Koretzky nell’ultimo giro. Hatherly non ha paura di nessuno, è maturo e sicuro di sé, ma in generale mi sembra più tranquillo.




Vista questa sua “bonta”, l’adattamento al gruppo potrebbe essere un problema per lui?
Credo di sì, ma non solo per il suo carattere. Il problema principale per un biker che passa su strada è proprio la gestione dello stare in gruppo. Non è questione di incapacità, ma di abitudine e di starci alle alte velocità. In mtb non hai il problema di stare nel gruppo a 50 all’ora. Io, quando sono passato alla mtb, faticavo nelle parti tecniche, ma in discesa su sterrati larghi e quindi più veloci staccavo tutti. Hatherly dovrà imparare a limare, a stare in gruppo, a sfruttare il vento e a risparmiare energie. Il vento poi… non è cosa scontata, sono quei trucchetti che s’imparano da ragazzi.
In tal senso Pidcock è avvantaggiato perché ha sempre fatto tutte e tre le specialità: ci mettiamo anche il cross…
Sicuro, e in fatti si vede che non ha problemi tecnico-tattici in nessuna disciplina e in nessuna situazione. Hatherly passerà da gare di un’ora e un quarto a gare di cinque ore. Pensiamo a Van der Poel, all’inizio, si spegneva nelle corse lunghe, perché non aveva ancora trovato il giusto ritmo e la corretta alimentazione. Questo sarà il vero banco di prova per Hatherly.
A proposito di Van der Poel, allarghiamo il confronto per un attimo anche a lui: l’olandese è potenza pura, l’inglese ha una tecnica sopraffina e una buona potenza. Il sudafricano dove si colloca?
Hatherly ha un gran motore, ma al momento si colloca un gradino sotto gli altri due. Se dovessi esprimere un giudizio per il futuro, potrebbe diventare un gregario di lusso, un braccio destro di un capitano importante. Non lo vedo ancora un fuoriclasse su strada, perché per arrivare a certi livelli ci vogliono anni di adattamento. Però è un ottimo atleta, sia chiaro…