Nel ciclismo moderno, la programmazione di una stagione agonistica non è mai stata così complessa. Tra calendari ancora da definire, richieste dei corridori, scelte tecniche e influenze esterne come sponsor e marketing, i direttori sportivi svolgono un ruolo cruciale nel dare forma alle ambizioni di un team (in apertura foto @charlylopeph).
Dopo aver esplorato questo argomento dal punto di vista del preparatore atletico con Maurizio Mazzoleni, oggi ci confrontiamo con Sonny Colbrelli, ex campione e ora direttore sportivo della Bahrain-Victorious. L’ex professionista ha ancora il polso caldo del corridore e per questo un dialogo stretto con gli atleti.
Sonny, torniamo dunque a parlare di calendario. Tu sei a stretto contatto con i corridori, Mazzoleni svolgeva più un ruolo da collettore come abbiamo visto, sono loro che propongono calendario o tutto nasce dalla squadra?
È un mix. Si parte dai corridori su cui la squadra punta maggiormente. Per il calendario di un leader, ad esempio, si parte analizzando i grandi obiettivi: Giro, Tour o Vuelta? O le grandi classiche, se è un corridore da corse di un giorno. Ma anche gli atleti hanno le loro idee e vogliono esprimere le preferenze: c’è chi dice “vorrei fare bene al Giro” o “mi piacerebbe puntare al Tour”. Poi, insieme ai preparatori, ai direttori sportivi e al manager, si iniziano a gettare le basi, aspettando che vengano pubblicati i percorsi ufficiali delle gare.
Chiaro…
Conoscere i percorsi è cruciale. Se, per esempio, il Giro prevede tante cronometro e un corridore è svantaggiato in questa disciplina, magari si opta per un’altra corsa come la Vuelta dove di crono magari non ce n’è neanche una. Si valuta tutto, dal tipo di tappe in generale al dislivello complessivo.
Ecco, per esempio il ritardo della presentazione del Giro d’Italia vi ha penalizzato?
Abbastanza direi, è un limite significativo. Al momento, non abbiamo nessuna certezza sul percorso del Giro d’Italia, se non qualche indiscrezione su alcune tappe, ma come più o meno ce le hanno tutti. Questo blocca molti processi decisionali, perché non sappiamo né che tipo di Giro sarà, né la sua durezza. Di conseguenza, è difficile definire chi vi parteciperà e quali saranno gli obiettivi.
Come si coinvolgono i corridori nel processo decisionale?
Quando finisce la stagione, diamo ai corridori un mese di libertà assoluta, lasciandoli staccare del tutto. Poi si riparte con i primi allenamenti e i preparatori iniziano a sondare i desideri dei ragazzi: c’è chi vuole puntare alle classiche, chi al Giro o chi, magari, alla Sanremo. Tuttavia, non si può accontentare tutti. Inizialmente il corridore parla con il preparatore, che raccoglie le sue intenzioni e lo riferisce alla squadra. A dicembre, durante i ritiri, si stilano i programmi di massima. A gennaio, invece, il calendario viene definito nei dettagli.
E come fate?
Ci sono riunioni con tutto lo staff: direttori sportivi, team manager, preparatori e corridori. Con questi ultimi facciamo delle vere interviste che durano 40′-60′. Qui si delineano le priorità e si prendono le decisioni finali.
Quali sono le difficoltà maggiori nei colloqui con gli atleti?
La difficoltà maggiore è far capire a un corridore che non può sempre seguire i suoi desideri. Se, per esempio, pensa di fare tutte le classiche, potrebbe sentirsi dire che alcune gare devono essere sacrificate per arrivare al top in un evento specifico. Non è semplice comunicare certe scelte e lo vedi subito dalla sua espressione quando non è soddisfatto. E li capisco bene, perché ci sono passato anch’io da atleta. Ricordo che un anno avrei voluto partecipare alla Roubaix, ma la squadra preferiva che mi concentrassi su un’altra corsa dove avevo più chance di ottenere risultati.
Quanto incidono le esigenze di marketing?
Il marketing conta, eccome. Non possiamo ignorarlo: ci sono sponsor che entrano nel team solo a patto che un certo corridore partecipi a determinate gare. È normale, sono aziende che investono e vogliono visibilità in eventi specifici. Anche in questi casi, però, cerchiamo di bilanciare le esigenze commerciali con quelle sportive, per non compromettere i risultati.
Quanto è importante il ritiro di dicembre ai fini del calendario?
È fondamentale. Durante questo ritiro si gettano le basi per la nuova stagione, si amalgama il gruppo e si conoscono i nuovi innesti, sia dei corridori che dello staff. Ma soprattutto è il momento per chiarire le idee, per avere un programma mentale su cui lavorare durante l’inverno: questo per me da ex corridore, ma anche da diesse, è fondamentale.
Comprensibile: uno inizia subito a mentalizzarsi…
Esatto, tornare a casa con un buon ritiro di dicembre nel sacco aiuta a partire con il piede giusto sia l’atleta che la squadra affinché possa essere più affiatata e più preparata.