Edoardo Zambanini, atleta della Bahrain-Victorious, si prepara ad affrontare la sua quarta stagione da professionista e lo fa con l’entusiasmo e la determinazione che lo contraddistingue sin dalle categorie giovanili. Il 2023 ha rappresentato per il trentino un’importante svolta nel suo percorso.
Ora archiviati anche gli impegni extra-ciclistici come il torneo di padel organizzato nella serata di A&J All Sport, la società che cura i suoi interessi e quelli di molti altri corridori di primo piano, Zambanini è già tornato al lavoro.
Partiamo da questo 2024. Io l’ho visto come un anno corposo, in cui sei andato in crescendo. Tu che mi dici?
Sì, esatto. Come avete detto bene, questo 2024 è stato un anno in crescita. Il 2023 era stato sfortunato dal punto di vista della salute, ho avuto due bronchiti e ho passato tutta la stagione a rincorrere. Quest’anno invece sono stato fortunato, ho potuto allenarmi sempre nel modo giusto e ottenere i risultati come ricompensa degli sforzi. Senza intoppi, ho avuto una crescita costante. Devo ringraziare la squadra, che mi ha dato le libertà e responsabilità al momento giusto, e il mio preparatore, Michele Bartoli, che ha sempre dosato bene gli sforzi.
A nostro avviso hai fatto un bel salto dopo il Giro d’Italia. Sei d’accordo?
Sì, anche durante il Giro d’Italia mi sono trovato bene. Avevo una buona condizione e il mio compito era principalmente di aiutare la squadra. C’era poco spazio per giocarsi le tappe, perché molte le hanno decise le fughe o i big della classifica generale. Dopo il Giro, al campionato italiano, ho avuto più libertà, visto che non c’era un leader fisso. In quella gara ho iniziato a farmi notare e la squadra ha iniziato a credere maggiormente in me, vedendo che potevo difendermi bene quando mi veniva dato spazio. Da lì è iniziata una crescita costante.
Quanto hanno contato i risultati per la tua autostima?
Molto, perché storicamente sono sempre stato un po’ negativo su me stesso. Questa è una mia debolezza, ma quest’anno i risultati mi hanno dato fiducia. Gara dopo gara, vedendo che potevo giocarmela con i migliori, mi sentivo sempre più motivato. Prima ero più timoroso, con l’autostima bassa, ma ora ho capito che posso competere. La sicurezza cresce quando vedi che stai lì davanti.
Questo aumento di fiducia dipende anche dalla gamba che risponde meglio rispetto al passato?
Sì, fa parte della crescita fisiologica. I primi anni magari tenevo la prima accelerazione, ma scricchiolavo alla seconda. Ora invece, essendo più maturo, riesco a rimanere lì e guadagno fiducia. Quando ti sblocchi, tutto diventa più naturale e il progresso è continuo.
È mancata solo la vittoria. Secondo te la squadra ti darà più spazio nel 2025?
Una volta che vedi di essere vicino ai big, la motivazione cresce sempre di più. È vero, la vittoria è mancata, ma quest’anno la squadra ha iniziato a credere in me e a darmi gli spazi giusti per crescere. Devo ringraziare i direttori sportivi come Franco Pellizotti e Roman Kreuziger, con cui mi trovo molto bene. Loro mi stanno aiutando a maturare nel modo giusto.
Qual è stata la giornata in cui ti sei morso le mani per una vittoria sfumata?
Al Giro di Croazia, quando sono rimasto davanti fino agli ultimi 50 metri e poi un corridore della DSM-Firmenich mi ha superato con una sparata finale. Non dico che avessi già la vittoria in tasca, ma forse avrei potuto gestire meglio la situazione. Invece lui è sbucato improvvisamente da dietro e non sono riuscito a reagire in tempo.
Hai già ripreso ad allenarti per il 2024? Sai qualcosa del tuo calendario?
Sì, ho già iniziato. Settimana prossima partirò per il primo ritiro ad Altea, in Spagna. Il calendario definitivo ci sarà comunicato in quel contesto. Al momento abbiamo solo indicazioni generali, ma non vedo l’ora di iniziare.
Se potessi disegnare la tua stagione ideale, quali gare sceglieresti?
Mi piacerebbe concentrarmi sulle classiche delle Ardenne, come la Liegi-Bastogne-Liegi e l’Amstel. Poi vorrei correre il Giro d’Italia, magari con l’opportunità di giocarmi qualche tappa. Un’altra gara che adoro è la Strade Bianche, che ho fatto due volte e mi è piaciuta tantissimo. Mi piacerebbe anche chiudere la stagione con il Lombardia, che ho corso tutti e tre gli anni ed è una gara che vivo alla grande.
Più della Vuelta?
Il discorso è che quest’anno mi è piaciuto di più fare gare di un giorno e brevi corse a tappe nel finale di stagione. Questo mi ha consentito di provare di più, di buttarmi, di correre in modo più aggressivo. E infatti ho ottenuto buoni risultati. Ho potuto essere leader.
Guardando agli anni da professionista, cosa è cambiato nel tuo modo di affrontare la stagione?
Nel 2023 avevo corso moltissimo, con 85 giorni di gara. Nonostante tutto, recuperavo bene, ma quest’anno mi piacerebbe avere un programma più definito con obiettivi precisi. Nel 2024 ho fatto un tour de force in primavera, con Catalunya, Paesi Baschi, Romandia e Giro d’Italia di fila. È stato tanto, forse troppo, ma alla fine mi sono trovato bene anche in quel contesto. Però ora voglio lavorare in modo più mirato e organizzato.
E dopo il Giro hai fatto anche lo Slovenia…
Esatto. In due mesi, cioè in 60 giorni ne avrò fatti 45 di gara, un bel tour de force!