Ai mondiali su pista che scatteranno giovedì in Danimarca ci sarà anche Federica Venturelli e questa è già una notizia. La cremonese, considerata uno dei maggiori prospetti italiani a prescindere dallo sport, è infatti assente dalle gare da molte settimane, tutto per colpa della malaugurata caduta rimediata agli europei U23 su pista di metà luglio in Germania, dove dopo aver vinto l’oro nell’inseguimento individuale condito dai bronzi nel quartetto e nell’omnium ha rimediato una brutta caduta nella madison, costatale la frattura del braccio sinistro.
Essendo una frattura composta, sembrava risolvibile in tempi brevi, ma non è stato così. Due settimane di gesso, tre di tutore e la fisioterapia che va avanti ancora oggi.
«Il braccio va meglio ogni giorno che passa – racconta Federica – ma la funzionalità del polso non è ancora recuperata appieno. In questo momento la pista è l’unica attività che le mie condizioni fisiche mi permettono di fare, perché non ci sono sobbalzi che mi metterebbero in grave difficoltà. Per questo ho chiuso in anticipo la mia stagione su strada, dove non gareggio da giugno».
Un epilogo tanto anticipato quanto sfortunato: quanto ti manca la bici da strada?
Moltissimo e devo dire la verità, ho ricominciato a usarla anche prima di quanto mi chiedessero per pochi giri blandi, ma rigorosamente con la bici da crono, che mi permette di mettere il braccio in una posizione che non richiede grande pressione e forza sul manubrio. Le vibrazioni dell’asfalto sono un grande problema, per questo ho deciso di mettere da parte le mie ambizioni e d’accordo con la squadra abbiamo rinviato tutto al 2025. In compenso mi sono potuta concentrare sulla pista lavorando a Montichiari: non posso dire in che condizioni sono essendo lontana dall’agonismo da un bel po’, ma già esserci è importante.
Proviamo a guardare il bicchiere mezzo pieno: come reputi la tua prima stagione da pro’, anche se dimezzata?
In generale non era stata male, anche se l’inizio era stato difficile a causa di problemi alla schiena. Ma al Giro del Mediterraneo in Rosa avevo portato a casa due vittorie e il secondo posto nella generale, poi il 4° posto al Liberazione e altri piazzamenti nei 10 in Belgio. Io non guardavo tanto ai risultati, perché per me questo era un anno dedicato alla crescita a ogni livello, alla necessità d’imparare. Per questo reputo più importanti le mie presenze nelle gare 1.1.
In che cosa pensi di essere cresciuta di più?
Molti penserebbero dal punto di vista fisico o prestativo, ma io ho guardato altri aspetti. Rispetto allo scorso anno, ad esempio, mi sono accorta di saper correre di più “da squadra”, di collaborare meglio con le compagne. Soprattutto di sapermi adattare meglio alle corse che sono molto diverse da quelle da junior, ad esempio per il fatto che si lavora con le radioline che cambiano completamente l’impostazione di ogni corsa. Bisogna farci l’abitudine, non è scontato.
La tua presenza ai mondiali significa anche che con la pista hai intenzione di continuare…
Ci mancherebbe altro, per me la pista è un “must”, è la disciplina dove credo di avere maggiori margini di crescita e soprattutto la possibilità di togliermi le maggiori soddisfazioni, com’è avvenuto da junior. Esserci in Danimarca è importante perché da qui parte il quadriennio olimpico e Los Angeles è un obiettivo che voglio inseguire per gradi, uno stimolo che porto con me.
Considerando anche la tua condizione fisica legata al braccio, difficile quindi vederti quest’anno nel ciclocross…
Direi proprio di sì. Lo scorso anno avevo fatto tre gare, ma non ho recuperato abbastanza per pensare anche a semplici apparizioni nella specialità, troppo sollecitante per il braccio. Mi concentrerò sulla preparazione per la nuova stagione su strada pensando anche che d’inverno ci saranno già gli europei su pista e voglio continuare su quel percorso indicato prima.
Com’è stata la risposta del team dopo il tuo infortunio? Ti hanno fatto pressioni?
No, mi sono stati molto vicini e tutto il cammino di ripresa è stato affrontato con il loro supporto e la loro approvazione. Anche per loro, come per me, all’inizio non è stato facile assorbire il colpo, avrebbero voluto anche loro che riuscissi almeno a tornare in gara per settembre, ma il dolore era più del previsto e anche loro mi hanno consigliato di non rischiare per non compromettere il 2025.
In prossimità del nuovo anno c’è un sogno recondito che hai?
Un sogno ce l’ho ma non è legato ad alcuna gara in particolare. Io voglio solamente imparare il più possibile e per far questo riuscire a prendere parte a quante più gare con la squadra maggiore, magari prove del WorldTour, perché sono un passaggio fondamentale per poter poi puntare negli anni seguenti a ottere ei risultati che desidero.