SAPPADA – Nel giorno della battaglia del Piave, Andrea Vendrame porta a casa la battaglia sportiva di questo arrivo infradiciato dalla pioggia che cade da ore. 147 chilometri di fuga dal mattino, 28 da solo. Il corridore della Decathlon-Ag2R, nato a Santa Lucia di Piave, aveva annunciato dal mattino che avrebbe provato a cercare la fuga. E quando finalmente si è trovato nel gruppo al comando della corsa, ha iniziato a pensare a come portare a casa la vittoria.
Andrea Vendrame ha 29 anni, è professionista dal 2017 e con questa il conteggio delle sue vittorie passa a sei. Basta guardarlo in faccia per capire che la sua non è una storia banale. Le cicatrici sul volto gli ricordano ogni giorno che in questo mestiere non c’è nulla di facile. Un’auto gli tagliò la strada e lo travolse in allenamento a Vittorio Veneto. Era da solo, sfondò il vetro con il volto e fu lui a chiamare i soccorsi. Gli ricucirono la faccia con sessanta punti, ma Andrea non si diede per vinto. Dal Trofeo Piva di aprile passò direttamente al Val d’Aosta di luglio. E appena ritrovò una forma di condizione accettabile, arrivò terzo al campionato europeo e poi quarto in un assaggio di professionismo alla Coppa Sabatini. La sua carriera tra i grandi iniziò in questo modo, guarendo da un incidente. Per questo quando Vendrame vince, è sempre qualcosa di speciale e sudato.
«E’ da anni che cercavo la vittoria – dice – ho fatto tanti piazzamenti. Dicono che non sono un corridore molto vittorioso, ma sempre piazzato. Oggi penso di aver fatto vedere un po’ di che pasta sono. Sono felice per come è uscita la corsa, come si è messa la tappa e per come ho vinto. Ho fatto vedere che non sono un corridore da sprint, non sono un corridore da montagna, ma posso giocarmela in diversi terreni. Sono un corridore mix…».
Lacrime a San Martino
Ride, è contento e se la merita tutta. La sua precedente e unica vittoria al Giro risale al 2021, quando andò in fuga verso Bagno di Romagna e battè Chris Hamilton nello sprint a due. Nel 2019, quando correva ancora con la Androni Giocattoli-Sidermec, la vittoria gli sfuggì a San Martino di Castrozza, quando era abbondantemente solo in testa alla tappa. Come oggi, praticamente all’ultimo chilometro. Invece la sua bici si ruppe, Chaves lo superò e a lui non rimase che un amarissimo secondo posto.
«Ogni tanto ci penso ancora – sorride amaramente – ci siamo passati l’altro giorno in discesa e sinceramente mi è venuta giù una lacrima. Per fortuna pioveva, così nessuno l’ha vista. Quella di oggi era una tappa in cui avevo messo un bollino rosso. L’importante era essere nella fuga di giornata perché si sapeva che sarebbe andata a giocarsi la vittoria. Quindi entrandoci, il primo obiettivo l’ho centrato. A quel punto stava a me gestire al meglio la situazione. Ero arrivato al Giro con una condizione già buona, però ho dovuto fare i conti con una bronchite che mi ha messo fuori gioco dalla tappa di Rapolano, quella con le strade bianche. Ho dovuto lottare con questo piccolo problema fisico, ma alla fine ne sono venuto fuori».
L’oro di Decathlon
La sua squadra è in testa alla classifica a tempi. Le tappe vinte sono due, dopo quella di Paret-Peintre. O’Connor è ancora quarto in classifica generale a 1’43” dal podio. Rosario Cozzolino, responsabile del ciclismo di Decathon Italia, dice che le bici Van Rysel di alta gamma, che erano già introvabili in Francia, sono esaurite anche in Italia. Attorno al team si respira certamente un’aria nuova.
«Fin dall’inizio del Giro – dice Vendrame – stiamo andando veramente forte. O’Connor è in classifica generale, domani si deciderà il risultato finale di questo Giro. Siamo a un passo dal podio, ci proveremo. Per il resto, sono cambiati i materiali, è cambiato il clima all’interno della squadra. Tra noi c’è più unione, si scherza, si ride, c’è più collaborazione. Questo lo dimostrano tutti i risultati che abbiamo ottenuto finora. Sono contentissimo di questo cambiamento e per l’entrata dei nuovi sponsor. Speriamo che sia così anche per il prosieguo».
La fuga più dura
Quando nella stanza entra Pogacar, si capisce che il tempo per il vincitore sia finito. Perché puoi anche aver vinto una tappa al Giro, ma devi sempre stare un passo indietro rispetto al padrone della corsa. Andrea si alza, lo accompagnano l’addetto stampa della squadra e lo chaperon che lo scorterà fino all’antidoping. L’ultima domanda, ricordando il video del mattino, gliela facciamo su quanto sia stato davvero difficile entrare nella fuga giusta.
«Secondo me è stato più difficile prendere la fuga che vincere – riflette Vendrame – perché c’era una battaglia veramente ardua. Ero presente fin dall’inizio, nella prima fuga, ma ci hanno ripresi. Poi siamo riusciti a portare via un altro drappello a San Daniele del Friuli. L’importante era essere dentro, quindi il primo obiettivo era quello. Poi lo sapete, sono un po’ matto, mi chiamano Joker. Ho attaccato in discesa ed è andata bene. Ho tenuto un ritmo regolare e sono arrivato in solitaria all’arrivo. Non potete neppure immaginare quanto sia importante per me questa giornata…».