La nuova Giant TCR e una guida d’eccezione: Tom Dumoulin

12.03.2024
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TAICHUNG (Taiwan)- «Ho gareggiato per tanti anni con la TCR – ci racconta un sorridente Tom Dumoulin – ma è la prima volta che vengo nel quartier generale in Taiwan».

E’ vero, l’olandese ha ormai definitivamente interrotto la carriera di atleta professionista, ma il suo stile, la sua eleganza in bicicletta e anche il suo motore non si dimenticano. Oggi è testimonial di Giant, lo abbiamo incontrato nella sede asiatica del gruppo e ci siamo fatti raccontare la nuova TCR Sl appena svelata.

Dumoulin al fianco di Bonnie Tu, presidente del gruppo Giant (foto Sterling Lorence/Giant)
Dumoulin al fianco di Bonnie Tu, presidente del gruppo Giant (foto Sterling Lorence/Giant)
Sei stato coinvolto nello sviluppo della nuova TCR?

Questa volta no. Sono testimonial di Giant da qualche mese e prima di smettere in modo definitivo ho utilizzato una altro marchio di bici. Diciamo che utilizzo la nuova TCR da un mese circa, perché dopo un periodo di riposo la voglia di stare in bici mi è tornata. Con altri ritmi, con una prospettiva diversa, ma in sella sto bene. Dove vivo io ha fatto un inverno piuttosto piovoso, ma qualche bella uscita lunga non me la sono fatta mancare.

Quindi non sei andato in Spagna in ritiro?

Ho mandato i corridori veri a fare training camp (risponde con una risata ndr). Brutto tempo, però mi sono goduto casa mia.

Tornando alla TCR, hai detto questa volta no! Le generazioni precedenti?

Nelle cinque generazioni precedenti ho sempre fornito e mi è sempre stato chiesto di offrire il mio contributo per lo sviluppo dalla bicicletta. A partire dalla TCR che avevamo in dotazione al Team Rabobank, fino ad arrivare alla generazione precedente, sviluppata tempo prima, ma di fatto utilizzata a partire dal 2021. E’ una piattaforma che conosco molto bene.

Ti senti ancora in grado di sviluppare un prodotto di questa categoria?

Quando ho ripreso in mano la bici, avevo qualche dubbio sulla mia sensibilità in merito alla bici, alle fasi di guida e soprattutto nel fornire eventuali feedback. Onestamente però ci ho messo poco a riprendere un buon ritmo. Non quello da professionista, questo è ovvio.

Con calma e senza lo stress degli allenamenti e delle gare?

Esatto. Sotto molti punti di vista mi rendo conto di avere più tempo per focalizzarmi sulle risposte della bici, su come va effettivamente. La gamba non è male e questo mi aiuta.

Una cosa che ti ha colpito della nuova TCR?

Una risposta secca? La reattività in fase di accelerazione e rilancio, soprattutto fuori dalle curve. Sembra scappare via, non è per nulla nervosa ed instabile. E’ un frangente dove emergono il suo carattere corsaiolo e il rapporto tra la leggerezza, è molto leggera, e la rigidità.

La TCR è facile da rilanciare e sempre perfetta nelle linee (foto Sterling Lorence/Giant)
La TCR è facile da rilanciare e sempre perfetta nelle linee (foto Sterling Lorence/Giant)
Più veloce della Propel?

Sono due bici differenti, anche se devo ammettere che non ho utilizzato così a fondo l’ultima versione della Propel. Il feedback diretto che posso dare, facendo una sorta di confronto, è che la nuova TCR è ancora più pronta ai cambiamenti di ritmo, rispetto alla Propel. E considerando quanto è facile da lanciare quest’ultima, ti lascio immaginare!

Eppure l’anno passato tutti i corridori del Team Jayco hanno utilizzato la Propel!

Normale che fosse così, quando Giant gli ha messo a disposizione un mezzo leggero ed aerodinamico, veloce in pianura e capace di stare al livello delle bici da scalatore vere e proprie. Il corridore professionista non ama cambiare bici troppe volte. Se gli metti a disposizione il compromesso migliore, stai pur sicuro che la scelta verte su quello. Di questo ho parlato con Yates anche poco tempo fa.

Torneresti ai freni tradizionali?

Neppure per scherzo. Anche se è tutto l’insieme che fa la differenza. Non è solo una questione di impianto frenante. Le bici sono un altra storia, i componenti in genere sono evoluti. Le gomme e pure le ruote ti permettono di fare cose che pochi anni fa erano impensabili. Non parliamo di 30 anni, ma di sei o sette. Un altro mondo.