Si è voltato per tre volte, cercando di capire se davvero quello alle sue spalle fosse vuoto e vuoto era. Stefano Viezzi ha fatto quello che tutti immaginavano e che per questo rischiava di essere molto più difficile. Si è messo le mani sul casco, si è voltato per l’ultima volta in quell’ultimo giro da brividi ed è diventato campione del mondo juniores di ciclocross. Lo ha fatto a Tabor in una giornata di fango e cielo grigio, con cinque gradi e una sottile pioggerella a imbrattare le bici e la faccia degli atleti.
«Non ci credo ancora – dice nell’intervista flash – mi serve tempo per capire quello che ho fatto. Sono felicissimo, era il mio obiettivo dall’inizio e averlo realizzato non ha prezzo».
Minaccia francese
I nomi erano quelli che tutti aspettavamo e che si erano messi in luce sin dalla Coppa del mondo a Benidorm. E se già la settimana successiva, a Hoogerheide, Viezzi era riuscito a stroncare la resistenza, era chiaro che l’uomo da guardare fosse il francese Aubin Sparfel, il campione europeo che fino all’ultimo gli ha conteso anche la challenge mondiale.
Infatti il francese ha resistito al forcing di Viezzi facendo a sua volta il diavolo a quattro. Ma come a Benidorm un salto di catena aveva impedito al friulano di difendere la maglia di leader, questa volta è stata una foratura ad appiedare Sparfel. L’immagine è splendida quanto spietata. Il francese sgancia il piede, l’azzurro che è nella scia prende il largo e allunga.
«Sono felicissimo – racconta Viezzi – mi sono giocato le mie carte e ho avuto fortuna, ma ci vuole anche questo. Nell’ultimo giro il francese ha avuto una foratura. Io ne ho subito approfittato e ho dato tutto fino alla fine. Sono veramente felice, il mondiale era il mio obiettivo da inizio stagione e anche il sogno di tutti. Ce l’ho fatta, quasi non ci credo».
Lo scudo di Pontoni
Nelle scorse settimane, il cittì Pontoni ha costruito una gabbia di protezione attorno a Viezzi, facendo in modo che le attese e le dichiarazioni fossero misurate e non si cedesse a facili entusiasmi. Agevolata in questo dal carattere apparentemente impermeabile del friulano (i due sono praticamente vicini di casa), la squadra juniores azzurra è arrivata al mondiale nelle condizioni ideali.
«Sono passati quasi vent’anni dall’ultimo mondiale – dice il tecnico azzurro – tanto tempo, ma vorrei dire che abbiamo fatto una stagione esaltante. Abbiamo vinto la Coppa del mondo con tre prove. Abbiamo vinto questo mondiale ed è un lavoro iniziato tre anni fa. Avevo detto che avevamo bisogno di due stagioni per metterci in riga e abbiamo creato un grande team e un bello staff. Grazie a loro ritengo che certi risultati non siano casuali. Abbiamo visto parecchi tifosi italiani, friulani in particolare. Dimostrano che abbiamo lavorato bene e spero che continueremo a farlo negli anni futuri. Stefano Viezzi è ancora un ragazzo giovane, ma sa quello che vuole. Ritengo che abbia bisogno di un paio d’anni per maturare e completare il suo bagaglio tecnico, atletico e psicofisico, per diventare uno dei top rider di questa specialità».
Emozione a fil di pelle
E a Lello Ferrara, inviato a Tabor dalla Federiciclismo come uomo social, che gli chiede se si sia davvero emozionato come sembrava, Pontoni risponde con gli occhi che luccicano.
«Non lo nascondo – dice – io sono un appassionato di questo sport. Quando faccio le cose, mi piace dare sempre il meglio di me stesso. Qualche volta sbaglio o qualche volta non tutti condividono, ma vi assicuro che le scelte sono sempre ponderate e c’è sempre un perché per tutto. In questi tre anni è stato fatto un lavoro importante e abbiamo raccolto l’undicesima medaglia fra europei, Coppa del mondo e mondiali. Quest’anno però è particolare, perché vincere Coppa del mondo e mondiali in una settimana ripaga del lavoro fatto».
Ritorno a casa
Ora è tempo di rompere le righe. A breve toccherà allo show di Van der Poel, ma c’è ancora Viezzi, che passa e saluta.
«Voglio ringraziare veramente tutti – dice – i meccanici, tutti quelli che lavorano dietro. La Federciclismo, Daniele Pontoni che è un ottimo CT. Il mio preparatore che ha sempre creduto in me e finalmente gli ho dimostrato quanto valgo e ne sono veramente felice. Ringrazio anche chi mi ha sostenuto, veramente è stata un’emozione bellissima».