Un paio di lezioni che Pogacar porta a casa dal Tour

24.07.2023
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Non deve essere facile stare in piedi lì accanto per il secondo anno consecutivo. Ci sono corridori che potrebbero costruirsi la carriera su un secondo posto al Tour e due tappe vinte, se però ti chiami Tadej Pogacar, forse non basta. Perciò quando parla nell’ultima conferenza e nelle dichiarazioni spizzicate qua e là, sembra che torni a casa da un impegnativo viaggio di istruzione.

«Ovviamente il desiderio era vincere – dice – ma considerando tutto, penso che il secondo posto sia un risultato davvero straordinario per la squadra e anche per me. Quindi sì, sono super felice di essere di nuovo qui a Parigi, soprattutto sul podio. E per l’ultima volta in maglia bianca. Non sono più giovane… (sorride, ndr)».

La maglia bianca e quella a pois: una stretta di mano con Ciccone alla fine del Tour
La maglia bianca e quella a pois: una stretta di mano con Ciccone alla fine del Tour
Come te la sei cavata a gestire alti e bassi?

Sapevo che prima o poi sarebbero venuti giorni come quello di Courchevel e, se non giorni, magari dei momenti. Non credo che rimarrà l’ultima volta in cui qualcuno mi spingerà al limite. Credo di poter imparare qualcosa da quanto è successo. E se dovesse capitare ancora, saprò cosa aspettarmi.

Si sta parlando molto della tua rivalità con Vingegaard, che cosa si può dire di più?

Stiamo correndo in un ciclismo bellissimo e ci spingiamo l’un l’altro al limite. Penso che in questo momento possiamo essere tutti felici per come stiamo correndo. Al contempo, dobbiamo anche pensare che è solo una gara ciclistica e che dobbiamo goderci ogni momento che possiamo avere.

Sabato, verso Le Markstein, il primo giorno di sensazioni come nella prima settimana. Vingegaard nella scia
Sabato, verso Le Markstein, il primo giorno di sensazioni come nella prima settimana. Vingegaard nella scia
Parli bene, ma sei il primo a storcere il naso. Ieri hai ricevuto le congratulazioni per la vittoria di tappa, pensi di meritarle oggi per il secondo posto?

Nessuno dovrebbe congratularsi con me (ride, ndr), se non ne ha voglia. Sono molto contento di tutto ciò che questo Tour mi ha portato. Due vittorie di tappa, due di noi sul podio, il secondo posto per la squadra nella classifica finale e ancora la maglia bianca. Per me questo rimane un buon Tour e un’ottima stagione. Qualcosa di cui vado fiero, nonostante gli alti e bassi.

Che cosa c’è stato sabato di diverso, che ti ha permesso di vincere?

Mi sono sentito di nuovo me stesso, è stata questa la grande differenza. Non lo sono mai stato nell’ultima settimana e le persone più vicine se ne erano accorte. Sul Joux Plane e prima sul Grand Colombier, non avevo un bell’aspetto e infatti non mi sentivo benissimo. Giorno dopo giorno stavo peggiorando. Ma per quello che mi è successo sul Col de la Loze, davvero non ho spiegazioni.

Gianetti ribadisce che Pogacar è il più forte al mondo perché lotta in tutte le gare
Gianetti ribadisce che Pogacar è il più forte al mondo perché lotta in tutte le gare
Come lo hai affrontato?

Tutti sperimentano qualcosa di simile ad un certo punto della loro carriera. Uno di quei giorni in cui ti senti inutile. Per questo sono felice di essermi ripreso a fine Tour. Sono andato in giro pallido per una settimana, ora sulla mia faccia c’è di nuovo colore.

Dopo quelle sconfitte, ti è venuto in mente di programmare diversamente la stagione?

Non so perché dovrei, mi piacciono le sfide. Quest’anno la mia grande sfida è stata vincere prima la Parigi-Nizza e poi fare del mio meglio nelle tre grandi classiche: Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre e Liegi-Bastogne-Liegi. Ho provato a vincerle tutte e tre. Faremo diversamente il prossimo anno? Adesso è troppo presto. Tutto quello che posso dire è che al 90 per cento tornerò al Tour e proverò a vincerlo di nuovo.

Nella tappa di Parigi, Pogacar ha lavorato negli ultimi giri per tenere davanti i compagni allo sprint
Nella tappa di Parigi, Pogacar ha lavorato negli ultimi giri per tenere davanti i compagni allo sprint
Intanto Giannetti continua a definirti il miglior ciclista del mondo, perché fai tutte le gare.

Adoro il ciclismo e a primavera sono sempre in forma. Perché non usare quella forma per una gara come il Giro delle Fiandre? Ecco chi sono, cosa mi piace fare e ciò di cui sono orgoglioso. Posso competere in molte competizioni diverse, su tutti i terreni.

Hai imparato qualcosa da questo Tour?

Che quando mi sento super male, posso ancora soffrire: questa per me è la lezione più grande. Ho imparato anche che vale la pena continuare a mordere. Per questo voglio anche ringraziare tutti coloro che hanno continuato a motivarmi: la mia squadra, la famiglia, i fan, persino le persone sui social media… Devi sopravvivere al brutto momento e continuare a sperare in momenti migliori. Alla fine ne vale la pena.

La crisi di Courchevel è arrivata a 14,4 chilometri dall’arrivo: con lui è rimasto Marc Soler
La crisi di Courchevel è arrivata a 14,4 chilometri dall’arrivo: con lui è rimasto Marc Soler
Verrai al Giro?

Il Giro è una delle mie corse preferite e non sono mai riuscito a farlo. Posso dire solo che è difficile. Il Tour resta il Tour, il più grande di tutti. E combinarli e fare per due volte la classifica generale, è quasi impossibile nel ciclismo moderno. Inoltre, la mia fame di vincere ancora il Tour dopo questi due secondi posti è solo aumentata.

Sarai ai mondiali?

Se me lo aveste chiesto due giorni fa, avrei sicuramente detto di no. Ora non lo so. Vedremo come mi sento quando torno a casa la prossima settimana e mi rilasso un po’. Il fatto è che il mondiale di quest’anno è complicato, arriva in un brutto momento. D’altra parte, mi è sempre piaciuto correrlo. Quindi non prometto niente, ma vorrei andarci.