Dopo la Sanremo, Sagan andrà al Catalunya. Lo ha chiesto lui, dopo il Covid e dopo essersi reso presto conto che la Tirreno-Adriatico, corsa a questi ritmi, non sarebbe stata per lui la miglior palestra. Perché una cosa è certa, Peter non ha alcuna intenzione di mollare, anche se l’ondata dei giovani prodigiosi potrebbe sembrare troppo alta anche per lui. Al collega che gli chiede se si senta alla loro altezza, ha risposto secco: «Loro sono giovani, io più esperto». Eppure guardandolo accanto a Van der Poel, viene da pensare a quando arrivò ragazzino a scombinare i piani di sua maestà Cancellara. Fabian non la prese troppo bene, Peter invece sta zitto. Osserva. Ragiona. E lavora sodo per rimettersi in bolla.
Esci da un periodo difficile…
Sono stato fermo per 14 giorni, ma fermo fermo! Non hanno voluto che facessi nulla fino alle radiografie e il controllo del cuore. Per cui semplicemente, mi mancano i chilometri.
Bel modo per arrivare alla Sanremo.
Tanto non l’ho vinta neppure quando ci sono arrivato al massimo della forma… Per cui può succedere di tutto, il bello della Sanremo è anche questo, anche se chiaramente non sono il favorito.
E poi si torna in Belgio?
Bisogna tornare, l’anno scorso mi è mancato. Però, avendo scelto di fare il Catalunya, non sarò alla Gand-Wevelgem e neppure ad Harelbeke. Ma per Fiandre e Roubaix spero di essere in condizioni migliori di adesso.
Giro oppure Tour?
Se non succede niente, quindi se non ho problemi di salute o non succedono cose legate alla pandemia, il Giro resta il mio primo obiettivo. L’anno scorso vi ho ottenuto la mia sola vittoria di stagione, non posso dimenticarlo.
Non ti sembra strano parlare di una sola vittoria di stagione?
Per un po’ lo è stato. Mi chiedevo perché non ne venissero tante come in passato e la risposta che mi sono dato è che ogni anno è più difficile e tanto vale farsene una ragione. Perciò tornerò al Giro e poi andrò al Tour, con qualche punto di domanda.
Perché?
Perché non ho ancora deciso come orientarmi per le Olimpiadi. Di certo c’è che a Tokyo voglio andarci, perché sono due anni che salto anche i campionati nazionali e la Slovacchia merita che io vada a rappresentarla. Per questo dovremo decidere se fare il Tour e volare in Giappone il giorno dopo, oppure andare prima per abituarmi al fuso orario.
Il percorso non è troppo adatto.
Lo so, ma devo esserci.
Perché non correre in Mtb come a Rio?
Ci avevo pensato, ma nel frattempo è successo che un ragazzo ha qualificato la Slovacchia e sarebbe brutto se andassi io al suo posto. A Rio non c’era nessuno, invece.
Dai, parliamo dei ragazzini terribili…
Pogacar è fortissimo. Van der Poel mi impressiona, devo essere sincero. Non è uno che in gruppo parli molto, ma con lui ho certamente più rapporto che con Van Aert (fra Peter e il belga c’è ruggine dallo sprint di Poitiers all’ultimo Tour, quando Sagan fu declassato per la volata scorretta e Van Aert lo apostrofò in malo modo, senza che la squadra abbia pensato di ridimensionarne e parole, ndr). E poi c’è Remco.
Cosa ha fatto?
Abbiamo cominciato per due anni insieme in Argentina. Compie gli anni il giorno prima di me, con 10 anni di differenza. Fra i tanti, lui è quello che come carattere mi somiglia di più. Parla tanto come me, si sente quando in gruppo c’è Sagan.