Nel vasto panorama degli under 23 italiani si sta mettendo sempre più in luce Christian Bagatin, ventenne varesino della Sias Rime Drali. Molti si sono accorti di lui per un magico weekend a maggio, quando ha messo insieme la seconda piazza a La Medicea e il giorno dopo la vittoria in una classica come il GP Industrie del Marmo. Ma guardando bene le classifiche ci si accorge che c’è di più e che quest’accoppiata non è stata per nulla casuale.
Bagatin è un altro di quei ragazzi praticamente nati in sella a una bici e il perché è presto detto: «Mio padre era segretario del team giovanile del mio paese, Orino. Sono salito su una bici quasi subito, già da G0 ho iniziato a gareggiare, sono rimasto per 10 anni nello stesso team, l’SC Orinese, imparando tutto quello che potevo e la voglia di pedalare, di divertirmi sulle due ruote è andata sempre aumentando».


Quand’è che l’aspetto ludico ha lasciato il posto a quello rivolto al sogno di una carriera ciclistica?
Bella domanda, non saprei dire quando e neanche se ci sia mai stato davvero questo cambio. Sicuramente quando sono diventato junior ho iniziato a vedere quest’attività in maniera diversa, a pensare che poteva essere un futuro possibile. Ma l’aspetto del divertimento non è venuto mai meno. Io poi non ero uno che vinceva spesso, anche se a fine stagione un paio di centri li ho sempre raccolti.
Come sei arrivato alla vittoria al GP Industrie del Marmo?
Diciamo che ho avuto un buon inizio di stagione. Sono anche andato in ritiro in Spagna a mie spese, proprio perché volevo fare bene sin dalle prime gare e tutto stava funzionando fino alla San Geo, quando mi sono sentito male. Gli esami hanno scoperto un citomegalovirus, che mi ha costretto a 10 giorni di sosta assoluta. Ho ripreso l’attività a inizio maggio e forse quel riposo mi ha fatto bene, mi ha dato qualcosa in più.


Come sono state le due gare?
Abbastanza simili, erano caratterizzate dal cattivo tempo che ha un po’ scremato il gruppo, su due percorsi già di per sé selettivi. Io puntavo più su quella della domenica e la prestazione del giorno prima mi ha dato la convinzione di essere nella forma giusta. Avevo provato anche ad attaccare, ma poi ho perso per un nonnulla e mi è venuta ancora più rabbia agonistica.
Su percorsi vallonati ti trovi bene?
Direi di sì, anche se sono il classico passista che si difende quando la strada si rizza sotto le ruote e che in volata ha buone carte da giocare. Mi piace però che ci sia selezione nel gruppo, diciamo che se il gruppo si riduce è sempre un vantaggio per me come anche mi piacciono le gare lunghe perché ho buona resistenza e non perdo molto in velocità. Se gli altri sono stanchi ci sono più possibilità per me…
Sei un attendista, nel senso che aspetti lo sprint?
Al contrario. Preferisco prendere l’iniziativa, mi piace attaccare e cambiare un po’ la situazione. Io dico sempre che la volata è qualcosa a cui pensare all’ultimo, bisogna vedere come e con chi ci si arriva. Nessuna corsa è scontata.


Parli molto di resistenza, una dote che sembra ideale per le corse a tappe…
In verità ne ho fatte troppo poche per sapere come me la cavo, so però che ho un buon recupero. Quando capitano weekend con due gare di seguito, vado sempre meglio nella seconda. Non ho certo le caratteristiche del corridore da classifica, ma penso che mi adatterei bene e potrei essere un cacciatore di tappe, questo sì.
Hai mai corso all’estero?
Questo è un tasto dolente… Nel 2019 era tutto pronto perché partecipassi al Giro delle Fiandre di categoria, ma poco prima mi sono rotto il bacino e l’occasione è sfumata e mi è dispiaciuto tantissimo perché mi piacciono molto quelle gare, ma posso dirlo solo per averle viste in tv. Mi piacerebbe molto avere l’opportunità di gareggiare all’estero e mettermi alla prova.
Nel team ti trovi bene?
Decisamente, è un gruppo affiatato e la società dà il massimo per noi. Ad esempio ci hanno permesso, appena uscito il programma del Giro d’Italia, di andare a provare qualche tappa, quelle di Cuneo e Brescia in particolare, è stata un’esperienza molto utile, perché sappiamo che cosa affronteremo e possiamo far bene.


Che cosa ti aspetti dalla corsa rosa?
Non ho particolari aspettative, so che sarà una corsa dura ma molto dipenderà da come verrà affrontata, se sarà battaglia tutti i giorni o chi punta alla classifica lascerà anche spazio. Noi comunque vogliamo lasciare il segno.
Hai già qualche contatto per trovare spazio in un team professional o meglio ancora?
Qualcosa c’è, ma siamo ancora al livello di pour parler, l’interesse c’è se i risultati arrivano, diciamo che quello è stato un punto di partenza sul quale costruire il futuro. E’ chiaro che per me, come per tutti, il sogno è trovare un contratto da professionista, questi sono anni cruciali e il mio procuratore Raimondo Scimone me lo dice sempre, ma servono i risultati e non le parole…