Boato Roglic. Conquista tappa, maglia e Slovenia

27.05.2023
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MONTE LUSSARI – Pazzesco. Paz-ze-sco… Neanche Agatha Christie avrebbe potuto scrivere un finale così intenso del Giro d’Italia. Merito suo e se vogliamo anche di Enzo Cainero che si è inventato questa scalata. Per Primoz Roglic: tappa e maglia rosa.

Il Lussari era una bolgia. Da Tarvisio al Monte era una fila continua di sloveni e di bandiere della Slovenia. Slovenia che è qui a poche centinaia di metri. Sulla bandiera spunta il Monte Tricorno. Vediamo la sua cima verso Est fare da sfondo al set di questa sfida. Capite che clima, anche mistico, che c’era?

Sulla bandiera slovena il profilo del Monte Tricorno, oggi un talismano
Sulla bandiera slovena il profilo del Monte Tricorno, oggi un talismano

Un conto col destino

Si dice che ogni sloveno nella vita dovrebbe scalare questa montagna. E’ un simbolo. E questo simbolo guardava Primoz scalare il Lussari. Non poteva andare come al Tour del 2020 un’altra volta, nella famosa crono della Planche. Dopo incidenti, cadute, fratture, la sorte non poteva metterci lo zampino di nuovo con quel guaio meccanico. Stavolta le cose dovevano andare nel verso giusto. 

Scrivere questo articolo, stando ancora quassù è una vera emozione. Fuori dalla sala stampa la gente inneggia a Roglic e persino a Sepp Kuss. Cantano l’inno. Non ci si può non far travolgere dall’entusiasmo. Ma dobbiamo mantenere i nervi saldi e raccontare le cose come sono andate. Quindi andiamo con ordine.

In mattinata sciolti i dubbi: Cervélo R5 con monocorona 42×44. Ma gomme (25 mm) più corpose rispetto alle Tre Cime, visto il cemento
In mattinata sciolti i dubbi: Cervélo R5 con monocorona 42×44. Ma gomme (25 mm) più corpose rispetto alle Tre Cime, visto il cemento

Sale la tensione

Questa mattina il capitano della Jumbo-Visma è stato l’unico a fare la scalata, parzialmente in bici. Ha percorso gli ultimi 1.500 metri. «Sono salito in bici quando era finito il pezzo duro», ha detto lo stesso Primoz. Mentre saliva vedeva già i suoi tifosi a bordo strada. Ma cercava di essere concentrato. Quando è ripassato qualche minuto dopo e si stava cambiando in auto li ha salutati.

Poi è tornato al bus. A Tarvisio. La riunione con il direttore sportivo Marc Reef e lo staff, per decidere il ritmo e la bici. Poi ancora via in una camera d’albergo nelle vicinanze affittata dal team per l’occasione. Poco dopo le 15 rieccolo al bus. Riscaldamento, rulli, partenza.

In mattinata lo staff giallonero non aveva voluto parlare. Bocche cucite sulle scelte tecniche a partire dalla monocorona. Clima tranquillo, ma concentrato… diciamo così.

Alle 17:11 scatta Roglic. La tensione è palpabile. Ma le birre e la gioia fanno superare tutto al pubblico, mentre Roglic è ben più teso.

«Nella prima parte – ha detto lo sloveno – sono stato tranquillo. Ho cercato di prendere il mio passo, di non fare dei fuorigiri. Poi è iniziata la scalata e pensavo solo a spingere bene. Mentre salivo avevo i brividi. E’ stato stupendo con tutti quei tifosi. Loro sarebbero stati contenti a prescindere dal risultato, ma per fortuna sono riuscito a ripagarli».

Brividi gialloneri

Intanto i suoi compagni si radunano davanti al podio. Persino Sepp Kuss che dovrebbe stare sulla sedia del leader, dietro le quinte. Fremono. Sono una squadra anche in questo caso. 

Primoz sta guadagnando terreno. E quando al secondo intermedio il vantaggio diventa netto ecco che gioiscono. Ma è una gioia effimera. L’immagine successiva vede Roglic fermo per un problema meccanico. 

Si alzano. Si mettono le mani nei capelli. Sembra tutto perso.

«In quel momento – spiega Roglic – ho cercato di ripartire subito. Poi però mi sono spaventato un po’ perché su quella pendenza non ci riuscivo. Per fortuna che sono intervenuti il mio meccanico e quel tifoso. Un tifoso grosso, che mi ha dato davvero una grande spinta! Lo ringrazio. Un po’ di questo successo è anche il suo.

«E’ stato un brutto momento, però devo ammettere che mi ha anche aiutato a recuperare un po’».

Quell’istante è stato quello del tutto o niente. Basta calcoli. Basta agilità da laboratorio. Primoz inizia a spingere forte. Quando si alza sui pedali stavolta fa velocità. E si vede.

Il Monte Lussari e il resto del percorso erano tutti per Roglic
Il Monte Lussari e il resto del percorso erano tutti per Roglic

Il Lussari esplode

Al terzo intermedio, nonostante tutto, Primoz è ancora davanti e Geraint Thomas non ha più la stessa pedalata. E’ di nuovo il boato. I volti dei Jumbo-Visma sotto al palco si riaccendono.

Primoz taglia il traguardo in testa. Ma c’è da attendere Thomas. Sono minuti interminabili. Poi il verdetto. Primoz Roglic è maglia rosa. Il Lussari esplode.

Kuss alza la bici al cielo. I tifosi inneggiano anche a lui. E’ stato un grande protagonista di questa corsa. 

«Sono senza parole – dice lo statunitense – Un finale da mangiarsi le unghie. Il momento dell’incidente è stato spaventoso, ma sapevo che Primoz avrebbe potuto superare le avversità. Non riesco a immaginare quanta pressione e quanto stress abbiano avuto, penso anche a Thomas. Una crono come questa, alla fine di tre settimane… incredibile».

«Io un leader di questa squadra? No, non sono un leader, sono solo un atleta molto felice del lavoro che riesce a fare. Aiutare ragazzi come Primoz mi rende contento». 

«E’ stato onore combattere con Thomas – ha concluso Roglic – Geraint è un grande atleta. Un corridore onesto. Io ho lavorato per arrivare al meglio a questo momento. Ho avuto paura dopo la caduta della seconda settimana. Avevo battuto l’anca e non ero al meglio. Ma ogni giorno miglioravo. Ora però pensiamo alla tappa di domani.

«Qualcosa è cambiato stamattina. Quando dopo la ricognizione scendendo a valle ho visto tanta gente ho capito quello che mi aspettava. Sarebbe stato bellissimo. Io mi volevo divertire. E mi sono divertito».