«Kevin non c’è, è uscito con il suo amico Alexander Konychev. Domani li attendono oltre 5 ore di bici, volevano distrarsi un po’, tanto alle 22 c’è il coprifuoco e gli tocca tornare…».
Dopo una giornata intensa di lavoro, a papà Paolo Rosola tocca anche fare da “segretario” per suo figlio, Kevin Pezzo Rosola, figlio d’arte quanto pochi altri. Con un padre tra i numi dello sprint italiano e una madre addirittura biolimpionica nella Mtb. Dopo essersi fatto le ossa proprio nella mountain bike arrivando nel 2020 a un soffio dal titolo italiano junior, Kevin quest’anno ha deciso di approcciarsi alla strada. Lo ha fatto approdando alla categoria under 23 con un team che, nel settore, ha peso e soprattutto tradizione: il Tirol KTM Cycling Team, formazione Continental austriaca dalla quale sono passati molti professionisti attuali e recenti. Nel raccontare suo figlio, dalle parole di Rosola emerge tutto l’amore di un padre che non vuole assolutamente schiacciarlo di responsabilità.


Libera scelta
«Sin dagli inizi – dice – io e Paola eravamo d’accordo che i nostri figli avrebbero dovuto sì fare sport, ma unicamente per salute e divertimento. Kevin si è dedicato al basket, l’altro figlio Patrick al calcio, ma la passione per la bici ce l’hanno tutti e due. E Kevin ha poi deciso di lasciare la pallacanestro e dedicarsi in toto alle due ruote. Sono però liberi di fare le loro scelte, se vogliono consigli noi ci siamo, ma ragionano con la loro testa».
Tutti a casa
Il primo approccio con la strada è stato reso più difficile dal Covid: niente ritiro prestagionale, ognuno lavora a casa.
«Lui è molto attento, si sente quasi ogni giorno con i responsabili del team e segue le tabelle fissate, se gli serve un po’ di dietro motori mi metto in sella alla moto e lavoriamo. Ha la maturità giusta per far bene, i numeri ci sono, ma non chiedetegli di ripetere quel che abbiamo fatto io o la madre, è un corridore diverso».


Che corridore è allora, visto dal tuo occhio esperto?
E’ un passista, anzi per dirla tutta un corridore da Belgio… Facendo Mtb e ciclocross ha messo su muscoli, ha una stazza diversa dalla mia, non è propriamente un velocista. Rispetto a me tiene molto meglio in salita, ma è ancora troppo giovane e non si può dire con precisione che cosa sarà. Io stesso alla sua età tiravo le volate agli altri, poi crescendo mi sono detto che era il momento di buttarsi.
Rosola è passato alla storia soprattutto per quel sano pizzico di follia che permea i grandi sprinter, Paola Pezzo per la sua straordinaria determinazione che la portava ad allenarsi di notte per preparare le Olimpiadi di Sydney già col fuso orario australiano: che cosa c’è di tutto ciò in Kevin?
Sicuramente la testa è più quella della mamma. Sugli allenamenti è molto ligio, guarda molto anche gli altri per imparare. Poi è sempre un ragazzo di vent’anni, con la voglia di sperimentare e la passione per le moto come me. A sua madre fa venire ogni volta il batticuore, io gli dico di stare attento, ma non posso certo proibirgliele…


Perché un team austriaco?
Sono stati quelli che si sono fatti avanti in maniera più convinta, credendo nelle sue capacità. Dall’Italia non si è fatto vivo nessuno, eppure i risultati anche su strada li aveva fatti… L’importante comunque è che l’iniziativa sia partita da loro, non ho dovuto chiedere nulla a nessuno, soprattutto al mio team (la Gazprom Rusvelo, ndr).
La mountain bike è messa da parte?
No, anche se il team non è molto propenso a fargli correre rischi, quindi le trasferte di Mtb saranno tutte a carico mio… Magari potrebbe correre domenica 6 marzo ad Andora alla prima degli Internazionali d’Italia, visto che ancora non ha gareggiato quest’anno, per rompere il ghiaccio. Ma sta a lui decidere.
E il più piccolo, come se la cava in bici?
Quando sale in sella è una belva, è velocissimo, di gare per giovanissimi ne ha vinte. Forse in lui c’è un po’ del Rosola dei bei tempi…