Sanremo e Muri del Nord: due diversi modi di tirare

08.04.2023
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Fra i motivi che, a detta di Baldato, hanno permesso a Pogacar di vincere il Fiandre c’è stato il lavoro dei compagni di squadra. Avendo limato un minuto alla fuga, hanno infatti permesso allo sloveno di rientrare su Trentin in fuga senza rimanere troppo a lungo nella terra di nessuno. Ci è venuto in mente il lavoro fatto invece da Jacopo Mosca alla Sanremo. Al Fiandre sono serviti quattro uomini per togliere un minuto alla fuga, alla Sanremo il solo Mosca ha tenuto nove uomini nel mirino e gli altri 165 a ruota. Gli abbiamo chiesto di fare un ragionamento sulla differenza, approfittando del tempo libero dopo l’allenamento al Centro di Alto Rendimento di Sierra Nevada, preparando il Giro.

Cosa significa correre una Sanremo, dovendo tirare tutto il giorno?

Sapevo già da prima che lo avrei fatto, lo sapevo praticamente dall’inizio dell’anno. Ne avevamo parlato tra compagni e anche con Mads (Pedersen, ndr), che aveva detto subito di voler puntare alla Sanremo. E’ un ruolo che si è sempre visto negli anni. Uno che tira in una squadra dove i capitani possono fare la corsa c’è sempre. Avendo due leader come Pedersen e Stuyven, partivamo con un’idea abbastanza precisa.

E come è andata?

Non abbiamo vinto, Mads è arrivato sesto. Gli è mancato poco per essere coi primi quattro. Quando hai un leader del genere, è giusto dare il proprio apporto per tirare. La UAE è venuta davanti, vero, ma dopo il Turchino. Potevano tranquillamente farlo da prima, visto che avevano Pogacar. In ogni caso, noi eravamo partiti con la nostra idea e così anche la Jumbo.

Come ci si attrezza per una giornata in cui si tirerà così tanto?

Sono partito con l’assetto della bici per tirare. Con le ruote da 75 e il 56 davanti. Sapevo quello che mi aspettava e fortunatamente ho avuto una buona giornata, perché sono riuscito ad arrivare fino al Capo Mele tirando dall’inizio. Chiaro che poi, quando la gara si è accesa, sono passato dalla prima all’ultima posizione. Ho resistito fino al Capo Berta e poi mi sono staccato con gli altri morti.

Tu hai tirato da solo, al Fiandre la UAE ha tirato con quattro uomini…

E’ diverso, non per sminuire quello che ho fatto. Alla Sanremo ti metti lì, vai a 45-50 all’ora costante per tutto il giorno e fai quattro curve ogni tanto. Al Fiandre devi fare curva su curva, continui rilanci, salite e discese. Sicuramente loro sono arrivati al momento di tirare avendo già uno sforzo enorme nelle gambe e poi hanno fatto un’azione violenta. Io ho fatto un’azione lunga e costante.

Una giornata come quella di Sanremo si prepara nelle settimane che precedono?

Sostanzialmente non hai bisogno di lavori particolari. Devi stare bene, ma di solito io lavoro tanto sulla base e magari meno sull’esplosività. Ormai il mio lavoro in gruppo è questo, tenere gli altri al coperto, tirare… Per fare una Sanremo a quel modo, devi semplicemente stare bene e avere tanto fondo, perché comunque ho tirato per 250 chilometri.

Stando così le cose, la fuga era spacciata o c’era margine di successo?

Abbiamo corso in modo intelligente. Sapendo che c’era vento a favore, non abbiamo lasciato tanto spazio perché comunque erano in nove. Mi dispiace per Tonelli e Maestri, con cui avevo parlato prima della corsa. Gli avevo detto: «Spero che siate pochi, perché se siete troppi dobbiamo per forza lasciare poco spazio». E così è stato, abbiamo iniziato praticamente subito. C’era anche Van Emden della Jumbo, li tenevamo a 3-4 minuti. Dopo un po’, capisci il ritmo che puoi tenere. Se la fuga va a 45 all’ora, tu vai a 45 all’ora. Passi una giornata al medio, Z2 o Z3. E’ un ritmo che puoi tenere tutto il giorno, diverso da quando devi fare uno sforzo violento che poi ti richiede di recuperare.

A che distanza si tiene la fuga per evitare che ad altri venga la voglia di partire?

Se hai meno di 3 minuti quando inizi la valle del Turchino, con la lotta per le posizioni mangi troppo vantaggio e magari arrivi sul mare che la fuga ha solo un minuto. Loro ci sono arrivati con 1’30”, ma sapevamo che una volta laggiù, avrebbero accelerato, mentre il gruppo dietro fa l’ultimo pit stop generale, quindi il vantaggio torna a salire. Infatti sono passati a 5 minuti, ma noi dietro andavamo talmente forte, che era impossibile che la fuga potesse arrivare.

A che punto della Sanremo la fuga deve essere nel mirino?

Dipende, perché ormai il livello è talmente alto che prima o poi qualcuno arriverà. La Cipressa si sale a 35 all’ora, il Poggio a 40. Perdi un minuto sicuro su ogni salita, ma c’è sempre una piccola percentuale di rischio. Secondo me, la strategia migliore è arrivare con un minuto di ritardo all’inizio della Cipressa. Dopo il Berta puoi averne anche due, perché uno lo mangi nella lotta per le posizioni prima della Cipressa. Per fare quel rettilineo di 2 chilometri, fino alla curva a destra, il gruppo impiega un minuto e mezzo, quindi va a 70 all’ora.

Pedersen è arrivato terzo al Fiandre anticipando i migliori con una fuga: sarebbe possibile la stessa tattica alla Sanremo?

Non potrà mai succedere. Al Fiandre, se sei davanti non devi rispondere continuamente agli scatti del gruppo e riesci a gestirti. Alla Sanremo, se stai a ruota fai 250 chilometri spendendo veramente poco, ma quando arrivi in fondo, diventa una lunga volata di 50 chilometri. E’ un continuo accelerare, uno shock unico. Se sei stato a lungo allo scoperto, quando sul Poggio arrivano da dietro quelli più freschi, ti passano a doppia velocità ed è difficile che riesci a tenerli.

Quando sul Poggio iniziano gli scatti dei più forti, chi è stato a lungo in fuga non ha gambe per rispondere
Quando sul Poggio iniziano gli scatti dei più forti, chi è stato a lungo in fuga non ha gambe per rispondere
Ultima cosa, cosa dici della volata di Elisa Longo Borghini al Fiandre? Lei ha parlato del beneficio delle volate al cartello che fate assieme…

Praticamente da metà gennaio ad oggi siamo usciti in bici forse una volta. Però durante l’inverno almeno una volata ogni giorno la facevamo. All’inizio era soprattutto divertente. Poi dopo un po’ ti obblighi a farle, perché sai che comunque fa bene e porta sempre un po’ di competitività. Non è che lei non fosse veloce prima e adesso lo è diventata grazie a questo. Però almeno adesso, facendole, ci crede un po’ di più e la differenza si vede.

E poi c’è da dire che è un’atleta di fondo, no?

Esatto ed è quello che ho sempre cercato di dirle. Se fa una volata contro Balsamo, ovviamente non ci sarà mai storia. Però Elisa è talmente forte e resistente, che alla fine di una gara dove sono tutti a blocco, quella veloce magari perde il picco di potenza, lei invece ce l’ha identico. E poi sul Fiandre c’è da dire che è stata anche tatticamente perfetta e di questo vado orgoglioso…

Cioè?

Non è che io possa insegnarle chissà cosa, però sapevamo che non fosse al top della condizione. Quando non sei forte, devi arrivarci con l’intelligenza e io ho sempre dovuto pensare per arrivare da qualche parte. E anche Elisa stavolta ha fatto di necessità virtù.