Ferguson, nello Yorkshire sta nascendo un’altra stella

04.04.2023
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Vincitrice del Trofeo Binda (foto PH Rosa di apertura), seconda alla Gand-Wevelgem e con un già solido curriculum nel ciclocross. Se chiedete nell’ambiente del ciclismo femminile a proposito di Cat Ferguson, vi diranno che è un talento straordinario, destinato a fare la differenza. Perché parliamo di una ragazzina di 16 anni che sta affrontando le prime esperienze nel ciclismo che conta, senza ancora essersi messa nelle mani di qualche grande squadra. Vive in una dimensione completamente familiare, nel team gestito dal padre e al futuro per ora neanche pensa.

A Cittiglio, Ferguson ha corso la prima prova di Nations Cup, vincendola (foto PH Rosa)
A Cittiglio, Ferguson ha corso la prima prova di Nations Cup, vincendola (foto PH Rosa)

Chi l’ha vista all’opera a Cittiglio è rimasto stupito dalla sua forza di carattere, con quella fuga insieme alla francese Bego chiusa con un vantaggio enorme sulle altre, poi la volata di gruppo della settimana dopo alla Gand-Wevelgem chiusa alle spalle della connazionale Izzy Sharp (altro grande talento fra i tanti prodotti dal sistema ciclistico britannico), a dimostrazione delle sue svariate possibilità anche tattiche.

Dallo sci alla bici

Un talento che meritava un approfondimento. Attraverso il padre abbiamo così avuto modo di rintracciarla nella sua casa di Steeton, nel North Yorkshire, per farci raccontare la sua parabola ascendente.

«Ho iniziato a pedalare – racconta – perché i miei genitori, quando io avevo circa cinque anni, andavano in mountain bike insieme e io andavo sul retro delle loro biciclette e mi coprivo di fango… Non mi andava davvero, mi arrabbiavo. Inizialmente mi sono dedicata allo sci, ma fuori dall’inverno andavo in bici per tenermi in allenamento, poi ho iniziato a correre e mi sono concentrata sulle due ruote».

Per Cat molti risultati in patria a cui stanno facendo seguito anche grandi prove all’estero
Per Cat molti risultati in patria a cui stanno facendo seguito anche grandi prove all’estero
Quanto ti alleni durante la settimana e come riesci a conciliare il ciclismo con la scuola?

Diciamo che prevedo dalle 12 alle 17 ore settimanali di allenamento, che naturalmente abbino con il tempo da dedicare allo studio, la mattina invece sono a scuola. Non trovo troppo difficile bilanciare il mio tempo. Attualmente sto frequentando l’anno 12 del nostro sistema scolastico e non sono previsti esami, ma ce ne sono di importanti il prossimo. Non è troppo male. La mia scuola è davvero di supporto e mi fa recuperare le ore perse quando è necessario.

Una passione la tua che non coinvolge solo il ciclismo su strada…

No, faccio anche pista e ciclocross. Quest’anno sono al primo anno da junior, quindi ho avuto una buona stagione invernale, sfiorando il podio agli europei e gareggiando anche ai mondiali (è stata sesta, ndr). A me va bene così.

Cat insieme a suo padre Tim, uniti dalla grande passione per lo sport all’aria aperta
Cat insieme a suo padre Tim, uniti dalla grande passione per lo sport all’aria aperta
Che cosa ti piace di più del ciclismo e ti piace usare la bici anche solo per divertimento?

Quel che mi attira è sicuramente il tipo di aspetto sociale del ciclismo. E’ uno sport che porta la gente a comunicare, a rimanere vicini anche se può sembrare strano. Non è uno sport prettamente individuale, anche quando ti alleni, puoi andare insieme alle persone ed è semplicemente fantastico uscire, magari fare un giro in un caffè con i tuoi amici e poi con l’aspetto agonistico è anche molto divertente.

Cosa dicono i tuoi amici dei risultati di quest’anno?

Sono tutti scioccati, come me, davvero… Sono davvero felici per me e mi supportano tantissimo, sono i miei primi tifosi, non c’è la minima invidia ma anzi, tanta partecipazione emotiva.

Parlaci un po’ della tua squadra: quante siete e quando è nata?

Il mio team si chiama Shibden Hope Tech Apex, quest’anno è una squadra composta da sette ragazze, tutte provenienti dal nord dell’Inghilterra. Quattro di noi fanno anche parte della squadra di ciclismo juniores della Gran Bretagna, sia su strada che su pista. Ci conosciamo abbastanza bene, il nucleo fa attività insieme da circa quattro anni, mio padre è il responsabile del team.

Il team Shibden Hope Tech Apex, solo junior femminile, con Tim Ferguson come manager
Il team Shibden Hope Tech Apex, solo junior femminile, con Tim Ferguson come manager
Ti è piaciuto di più il Trofeo Binda o la Gand-Wevelgem?

Sicuramente la corsa italiana. Penso che il percorso sia stato molto più emozionante, poi era una prova di Nations Cup, la mia prima gara da junior, insomma le emozioni erano tante da mettere insieme.

Quali sono le tue caratteristiche principali?

Direi che sono più uno scalatore. Non proprio uno scalatore puro, ma in salita vado abbastanza forte e prediligo le situazioni nelle quali si fa selezione e rimango con qualcuna, perché poi normalmente riesco anche a vincere lo sprint finale.

C’è una ciclista alla quale ti ispiri?

Decisamente Lizzie Deignan. Viene da Otley, anche lei quindi è del North Yorkshire e io vivo a circa 15 minuti da dove è cresciuta. Quindi solo percorrere le sue stesse strade, sapere quanto bene ha fatto nei quartieri alti del mondo ciclistico, tutto quel che ha vinto è sicuramente un’ispirazione. Mi piacerebbe sicuramente seguire le sue tracce in termini di risultati, ma anche di influsso nel mondo del ciclismo su strada, ad esempio con la sua forte determinazione a interrompere provvisoriamente la carriera per diventare mamma.

Il podio della Gand-Wevelgem con la Ferguson seconda dietro la connazionale Sharp, battuta al Trofeo Binda
Il podio della Gand-Wevelgem con la Ferguson seconda dietro la connazionale Sharp, battuta al Trofeo Binda
Quali sono i tuoi obiettivi?

Quest’anno non ne ho molti. Non ero davvero sicura di come fare per inserirmi nel gruppo junior, ma dopo le ultime due gare, ho un’idea un po’ più chiara sulle mie possibilità. Quindi mi piacerebbe essere pronta per i campionati del mondo di Glasgow e, si spera, magari ottenere una posizione tra le prime dieci, non vado oltre.

Ma tra la maglia di campione del mondo e l’oro olimpico, cosa sceglieresti?

Penso una medaglia d’oro olimpica. L’ho sempre sognata da bambina, ero molto sportiva e dicevo sempre che volevo andare alle Olimpiadi, ma non ero proprio sicura in quale sport. Ora penso di aver trovato quello giusto…