La cosa peggiore è vedere avverarsi l’incubo che ti ha tolto il sonno per giorni. Van der Poel deve aver pensato questo quando per due volte consecutive ha visto Pogacar sferrare l’attacco sul Vecchio Qwaremont. E se nell’E3 Saxo Classic era riuscito a rintuzzarlo, questa volta la distanza si è fatta sentire e mentre lo sloveno prendeva il largo, l’olandese ha resistito alla tentazione di arrendersi, ma ugualmente ha dovuto chinare il capo.
Parola mantenuta
Pogacar ha fatto con grande naturalezza quello che aveva promesso. Il solo modo per vincere il Fiandre era arrivare da solo e così è stato. Il Qwaremont non è il Poggio, ma forse anche il Poggio dopo sei ore di saliscendi e la media pazzesca di oggi farebbe danni maggiori. E così, quando si è ritrovato da solo a spingere sull’undici in quegli interminabili 13 chilometri fino all’arrivo, Tadej ha smesso di pensare e ha finto di essere nella crono finale con cui al Tour del 2020 mise in croce Roglic. E Van der Poel ha subìto lo stesso destino, senza però andare a fondo del tutto.
«Non so se ho scritto la storia – sorride Pogacar con la solita disinvoltura – scrivo solo le mie gare e sono felice e grato di poter competere in tante corse diverse, come il Fiandre, il Tour de France, il Lombardia, la Liegi e anche la Sanremo. Oggi sono anche felice e orgoglioso di tutto il team. C’è stato un grande sforzo da parte di tutti e penso che abbiamo meritato la vittoria».
Qual è stato il segreto per vincere?
La prima cosa che ha fatto la differenza è stato avere le migliori gambe della gara. Sapevo di dover arrivare da solo al traguardo e questo in partenza era estremamente difficile. Ma sono stato fortunato ad avere una buona giornata, che penso mi godrò a lungo.
Hai fatto quello che avevi annunciato: quanto è stato difficile?
E’ stata una gara davvero dura dall’inizio alla fine. Con la squadra abbiamo giocato molto bene le nostre carte ed è riuscito tutto alla perfezione. Devo dire un enorme grazie a tutti. Sfortunatamente Wellens è caduto e si è rotto la clavicola, ma penso che alla fine sarebbe stato lì anche lui per aiutarmi. Tutti hanno fatto un lavoro perfetto a partire da Trentin e prima anche Bjerg, che mi ha lanciato in modo fantastico quando abbiamo deciso di fare la gara al primo passaggio sul Qwaremont.
Hai vinto il Lombardia e la Liegi, il Fiandre si può considerare una gara speciale?
Lo è sicuramente, probabilmente fra le corse di un giorno è la migliore gara al mondo. L’atmosfera sulle salite è incredibile, il percorso è davvero interessante e tutti i migliori avversari sono qui. E’ davvero una gara incredibile.
Due settimane fa, Van der Poel ti ha staccato sul Poggio, che cosa è cambiato nel frattempo?
Oggi avevo la stessa forma della Sanremo, ma questa è una gara completamente diversa. La Sanremo è perfetta per Mathieu, che è stato assolutamente il più forte. Il Poggio è uno sforzo di 6 minuti e lui ha spiccato il volo, poi in discesa ha messo in campo le sue abilità che sono totalmente diverse dalle mie. Oggi invece la corsa era più adatta a me, perché è più impegnativa e con più dislivello. Van der Poel volava anche oggi, non è che le carte in tavola siano cambiate totalmente, il risultato invece sì (ride, ndr).
Perché non vuoi provare la Roubaix?
Perché è totalmente diversa. L’ho fatta da junior e non riesco a immaginare quanto sia difficile farla da professionista. E’ un dolore, su quei sassi c’è una sofferenza totalmente diversa da questa. Io sono uno scalatore e anche se al Tour ho fatto bene nella tappa del pavé, c’erano soltanto undici settori, senza la Foresta di Arenberg.
Dopo l’arrivo Van der Poel ha detto che i primi della corsa sono tutti speciali, ma tu lo sei stato di più, perché hai vinto come avevi detto di voler fare. E ha detto che sei il solo che possa vincere i cinque Monumenti.
Non so se posso rispondere a questa domanda. Vedremo in futuro. Ripeto che sono davvero felice di poter di correre in tutte queste gare e di competere ai massimi livelli e sono grato al team che mi supporta anche in questo. Sono super felice di poter fare il Fiandre e il Tour nello stesso anno.
Ti sei mai preoccupato per quella fuga così numerosa davanti?
No, perché avevamo dentro Matteo Trentin, in ottima forma come a Sanremo. In quel gruppo c’erano degli ottimi corridori. Non ho molta esperienza di questa corsa, non sapevo se li avremmo ripresi e un certo punto sembrava che avessero buone possibilità. Ma io ero senza stress, grazie a Matteo.
Firma le maglie e poi si avvia verso il pulmino che lo porterà in aeroporto, con quella freschezza che fa sembrare tutto così naturale. Fuori lo aspetta Urska, nella serata di Oudenaarde il rock e la birra hanno volume identico: altissimo. Usciamo dalla conferenza stampa che sono le 19. Non ci resta che scrivere…