Scalatori no, scalatori sì. Come la mettiamo con questa figura sempre più particolare nel ciclismo? Da sempre lo scalatore è colui che con le sue imprese in montagna ha esaltato le masse, ma c’è ancora? Giovanni Visconti qualche giorno fa ha espresso qualche (lecito) dubbio sul futuro del corridore da 55 chili.
E in effetti le imprese in salita restano, ma cambiano gli interpreti. Prendiamo Alessandro Covi. Il Puma di Taino si è mangiato la Marmolada e gli altri passi dolomitici, ma non è certo uno scalatore. O al contrario prendiamo chi, come la Colpack Ballan Csb invece ha deciso di puntarci.
Ne parliamo con Antonio Bevilacqua manager e storico direttore sportivo dello squadrone bergamasco.


Il mondo va in una direzione e Colpack in un’altra! Scherzi a parte, la volta scorsa Gianluca Valoti ci aveva detto che 4 dei 6 nuovi arrivati dagli juniores erano degli scalatori. Come mai questa scelta?
Perché fa parte della nostra storia e della nostra politica. Abbiamo sempre voluto avere in squadra degli scalatori. Vedi Masnada, Ciccone e non ultimi Ayuso e Verre.
Però di corse adatte a questo profilo sembrano essercene sempre meno…
In Italia in effetti sono poche. A parte il Palio del Recioto, che è davvero duro, e alcune tappe del Giro under 23, non ci sono percorsi davvero per scalatori. Anche per questo penso che servirebbero gare più dure. Affrontare grandi salite serve ai ragazzi poi quando passano.
Beh, per esempio c’è la Bassano-Montegrappa…
Sì, ma è una. Le corse stanno cambiando. Lo scorso anno l’abbiamo vinta noi con Luca Rastelli, che però non è uno scalatore. E poi è una corsa di un giorno. Le salite vere alla fine le fanno al Giro under 23 e al Valle d’Aosta, almeno in Italia. Poi ci sono meno scalatori perché i team preferiscono il velocista per andare alla ricerca del numero di vittorie, ma non è il nostro obiettivo, la nostra filosofia.


In apertura si è accennato ai ragazzini scalatori che avete preso. Cosa ci dici di loro?
Abbiamo sei atleti di primo anno: Diego Bracalente, Lorenzo Nespoli, Leonardo Volpato, Pavel Novack, Nicolas Milesi e Gabriele Casalini. Anche se gli ultimi due non sono scalatori. Bracalente è un marchigiano e in salita ha mostrato dei bei numeri. Nespoli è un lombardo che ha vinto un paio di cronoscalate. Novack è un ceco che ha vinto la Strade Bianche e in salita ha fatto molto bene lo scorso anno. E Casalini anche ha mostrato ottimi dati.
Quando diciamo che questi ragazzi sono scalatori di che peso parliamo?
Bracalente che è il più leggero è sui 60 chili. Nespoli ne fa già 65.
Allora anche voi non avete lo scalatore puro, puro da 55 chili…
No. Non si trovano più. O magari ci sono, ma andrebbero cercati diversamente. Oggi i ragazzi sono sempre più “fisicati”.
E come mai secondo te “andrebbero cercati”? Se fosse una figura ancora super presente “si troverebbero da soli”…
Io credo che un po’ sia dovuto ai percorsi che come abbiamo detto non presentano grandi salite. E un po’ perché tutto è diverso, si va poi forte. Anche i materiali, sono diversi… Le velocità più alte consentono a chi è più potente di andare meglio. Lo scalatore magari oggi, con le velocità che ci sono, arriva sotto la salita stanco e non riesce ad emergere, a dimostrare le sue caratteristiche.


Quindi ha ragione Visconti: scalatore puro addio?
Ripeto, bisognerebbe trovarli. E avere anche più pazienza. Magari essendo così piccoli non andrebbero forte al primo anno e forse neanche al secondo. Ma non è facile oggi fare questo discorso. Restano poco. Si ragiona sui numeri dei test. Passano pro’ da juniores e tu non ci puoi lavorare. Prendiamo l’esempio del canadese Leonard. Lo ha preso la Ineos-Grenadiers dopo aver visto i suoi numeri. Tutti cercano il fenomeno, ma di Ayuso ce n’è uno.
Voi allora perché avete preso degli scalatori?
Perché ci crediamo. Anche noi abbiamo visto i test e sappiamo che questi atleti più leggeri hanno comunque dei buoni numeri e poi perché vogliamo fare bene nelle corse a tappe. Vogliamo aiutarli a tirare fuori queste loro caratteristiche.
In tanti anni di direttore sportivo qual è stato lo scalatore più scalatore che ricordi tra le tue mani?
Stefano Locatelli – ribatte secco Bevilacqua – in salita andava davvero forte. Solo che poi aveva altre lacune, come la discesa. Ricordo che Reverberi mi disse: «Io non ho mai visto un corridore appena passato andare così forte in salita». Al Giro dell’Appennino per esempio staccò tutti, ma poi in discesa cadde. E devo dire che anche Ciccone era un gran bello scalatore.