Bagioli in Australia, passando per un podio mondiale

14.09.2022
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Per rientrare prima dal Canada, Andrea Bagioli ha preso un volo diretto su Malpensa ed è atterrato lunedì. Quando è arrivato ha scoperto di essere stato convocato da Bennati per i mondiali di Wollongong e ha benedetto la scelta di rientrare alla svelta. Venerdì salirà infatti sul volo per l’Australia e questa settimana avrebbe rischiato di trascorrere più ore in volo che a casa.

Anche se il primo Tour non è andato come Bagioli si aspettava, ora la condizione è in forte crescita
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I più forti del mondo

Ventitré anni compiuti a marzo, talento limpidissimo, il terzo posto di Montreal alle spalle di Pogacar e Van Aert è un risultato per nulla banale. Che per giunta è stato il segnale atteso dal tecnico azzurro e ha confermato al valtellinese di essere sulla buona strada.

«Sembra che le cose inizino a girare – dice – dopo che il Tour non è andato come speravo e dopo che a Plouay mi è mancata la gamba quando si è trattato di spingere forte. Poi sono stato a casa a fare un bel blocco di lavoro e sono volato in Canada. Venerdì a Quebec mi è mancato qualcosa quando è partito Laporte, invece essere riuscito a seguire quei quattro a Montreal è stato tanta roba».

I quattro sono i primi due, appunto, più Gaudu e Adam Yates, che nel finale hanno fatto il diavolo a quattro, costringendo l’azzurro agli straordinari per chiudere sui loro attacchi.

A Montreal, la UAE Emirates ha lavorato sodo: il team degli Emirati vuole la classifica UCI a squadre
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Difficile arrivare a quello sprint?

Mi sono presentato in fondo con ancora un po’ di gamba. Ho fatto un grandissimo fuori giri sulla salita dura, quando è partito Yates. Poi stessa cosa sull’ultimo strappo. E alla fine mi sono ritrovato in volata con i migliori al mondo e per me significa tanto. Pogacar ha battuto Van Aert, sta andando fortissimo. La strada un po’ tirava e ha fatto 300 metri di volata senza che, partendo da dietro, siamo riusciti a prendergli neppure mezza bicicletta. Non avrà vinto il Tour, ma di sicuro punta sul mondiale…

Sei professionista da tre anni e questa sarà la tua terza sfida iridata…

Mi piace l’azzurro, voglio esserci sempre, agli europei e soprattutto ai mondiali ci tenevo. E poi ho visto il percorso, c’è quello strappo di un chilometro da fare 12 volte, molto adatto alle mie caratteristiche. Forse meno duro di Montreal, però mi piace.

Bennati si aspettava un segnale, questo significa aver avuto pressione in Canada?

Non tanto, direi per niente. Ho dato il massimo e quando stai bene, le cose vengono da sole.

La squadra ha fatto storie per concederti alla nazionale, come ad esempio è successo a Ulissi?

Con me direttamente no. Certo mi hanno detto di vedere come stessi, perché non avrebbe avuto senso fare tutto quel viaggio senza una buona condizione. E sarei stato io il primo a farmi indietro.

Come vanno le cose con Bennati?

Mi piace come lavora, lo sento spesso. Mi ha detto di fare il mio meglio e poi si sarebbe visto. Lo senti che parla da corridore. Se sei stato un professionista, è una cosa che non perdi mai ed è un valore aggiunto.

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Hai corso in Canada con 6 ore di fuso orario in meno, ora volerai in Australia con 8 ore in più. Come si fa a non diventare matti?

Con la nazionale abbiamo un protocollo che prevede la modifica dell’orario dei pasti e dell’andare a letto a quattro giorni dalla partenza e per i quattro giorni successivi all’arrivo. Vediamo come andrà a finire.

Quale sarà il tuo programma da qui alla partenza di venerdì?

Lunedì giorno di viaggio, quindi riposo. Ieri un’ora e mezza. Oggi 3 ore. Domani 3 ore con qualche lavoro, ma non troppo spinto. Con tanti viaggi è bene non esagerare. E poi in Australia ci alleneremo tutti insieme.