Evenepoel, Ayuso e l’ansia: parole rilette con la psicologa

31.08.2022
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Chiedete a Ilario Biondi, amico fotografo, lo sguardo che ci scambiammo in una trattoria vicino Cesenatico quando Marco Pantani, 22 anni all’epoca, dichiarò che l’anno dopo ci avrebbe pensato lui a staccare l’imbattibile Indurain. In effetti lo fece. Dovette aspettare il 1994 perché la tendinite lo costrinse a ritirarsi dal primo Giro, ma l’anno dopo mantenne il proposito. Venendo da questa premessa, potrete immaginare lo stupore davanti alle parole di Remco Evenepoel e Juan Ayuso di due giorni fa durante il giorno di riposo della Vuelta.

«Cerco di non guardare gli altri come rivali – ha detto il belga – per evitare che diventino una trappola per la mente. Vado avanti giorno per giorno. Se avrò buone gambe, potrò provare a incidere, ma sono abbastanza sicuro che ci saranno dei momenti duri».

«Non voglio assolutamente pormi degli obiettivi troppo alti – ha detto lo spagnolo – preferisco viverla giorno per giorno. Non voglio crearmi uno scenario troppo elevato. Perché se poi non si realizza, me ne andrei dalla Vuelta con un cattivo sapore in bocca. L’obiettivo di questa corsa è farla bene e capire cosa potrò fare in futuro. Non voglio volare troppo alto, per non avere una delusione».

Abbiamo esplorato le parole di Evenepoel e Ayuso con Manuella Crini, psicologa piemontese
Abbiamo esplorato le parole di Evenepoel e Ayuso con Manuella Crini, psicologa piemontese

Che cosa è cambiato? E perché dichiarazioni simili in bocca a due ragazzini che hanno sempre fatto della sfrontatezza la loro arma vincente? Sono diventati improvvisamente saggi, oppure qualcuno gli ha suggerito di ragionare e parlare così?

Lo abbiamo chiesto a Manuella Crini, psicologa cui abbiamo spesso fatto ricorso per indagare i processi mentali in cui ci siamo imbattuti dalla nascita di bici.PRO, a partire dai disordini alimentari.

Pensa che questo atteggiamento sia casuale o risponda a precise strategie?

E’ molto probabile che sia intervenuto un mental coach, con strategie individuali, ritagliate su misura per impedire a entrambi di volare troppo alto. Qualcosa su cui potrebbero aver lavorato. Non credo ci sia stato un ricambio generazionale così netto da pensare a una saggezza precoce. Se invece sono sistemi da autodidatti, cautele che i due ragazzi adottano spontaneamente, non è detto che funzioneranno.

Nonostante sia giovanissimo, su Ayuso è forte la pressione della stampa
Nonostante sia giovanissimo, su Ayuso è forte la pressione della stampa
Più probabile una stategia?

Penso di sì. Quello che dice Evenepoel sul non voler guardare gli altri come avversari, ad esempio. Parla così perché li vede troppo grandi e ha paura di non reggere il confronto? La società e anche lo sport ormai spingono sempre più in alto, si è chiamati a dare sempre il meglio e l’eventualità di essere sconfitti è dietro l’angolo. Chi effettivamente lavora sul fallimento? Saper perdere fa parte della storia, non si deve averne paura.

Invece Ayuso?

Si alzano sempre le aspettative, anche se è giovanissimo. E se il gap è alto, le aspettative diventano un muro contro cui andiamo a scontrarci, facendoci male. Se invece abbasso le aspettative, dicendo di non volermi porre obiettivi troppo alti, allora non cado. O se cado, non mi faccio male. La fragilità non risulta compromessa e si è trovato un meccanismo di difesa e scaramanzia. Dentro di me spero di vincere, ma non lo dico. Come quando ci convinciamo che indossando sempre lo stesso abito, si passerà anche il prossimo esame. La scaramanzia diventa un oggetto magico.

Mas è il suo rivale più vicino, ma Evenepoel lo tratta da buon amico
Mas è il suo rivale più vicino, ma Evenepoel lo tratta da buon amico
Non è strano che tanta saggezza venga da due ragazzini?

Forse tanta prudenza deriva proprio da questo. Dal fatto che hanno imparato da piccoli a volare più basso. Hanno la consapevolezza di non poter stare per sempre sulla cresta dell’onda, perché l’onda presto o tardi scende. Però la visione di Evenepoel mi fa pensare anche ad altro.

A cosa?

L’idea del volermi concentrare solo su me stesso, di infilarmi in una bolla in cui ci sono solo io, tenendo lontani gli altri e l’ansia che ne deriva. La responsabilità è uno zaino pesante, del resto, e se gli altri pesano sulla mia bolla, rischiano di farla esplodere. Meglio tenerli lontano. Allo stesso modo, il discorso di Ayuso può essere legato all’ansia da prestazione. E in questo caso le eventuali strategie mentali gli sono state ritagliate addosso a livello sartoriale.

Ayuso Getxo
Ayuso non ha paura di esporsi e parlare da vincitore: alla Vuelta però ha cambiato improvvisamente registro
Ayuso Getxo
Ayuso non ha paura di esporsi e parlare da vincitore: alla Vuelta però ha cambiato improvvisamente registro
Anche perché la loro indole è battagliera e sfrontata…

L’età anagrafica nel caso di sportivi spesso non è fedele. Sono ragazzini, ma ogni corsa è scuola, quindi hanno un vissuto superiore a quello dei coetanei. Se sono stati talenti promettenti sin da subito, è possibile che abbiano arredato l’adolescenza per costruire i loro obiettivi. In quel caso vuol dire che hanno dietro un percorso di analisi e di gestione delle emozioni che li rende più adulti.

Quindi potrebbero essere due modi distinti di tenere a bada l’ansia?

Magari sono le soluzioni più pratiche possibili, piuttosto che dedicare un sacco di tempo a elaborare la possibilità di essere sconfitti. E’ un discorso che viene tenuto lontano e su cui invece, soprattutto a livello degli sportivi, si dovrebbe lavorare. Pensate a come sono cambiati i cartoni animati rispetto a un tempo. Non ci sono più il buono e il cattivo, vanno tutti d’accordo.

Evenepoel è un predestinato, seguito da un fan club accesissimo
Evenepoel è un predestinato, seguito da un fan club accesissimo
Ayuso dice anche che si impara più dai momenti duri che dalle vittorie.

Imparare a perdere tocca l’autostima, ma se lavori bene, ti aiuta a gestire l’ansia. Se invece il fallimento mi blocca, abbasso le aspettative. Mi preparo al peggio, così se viene qualcosa di buono, mi sembrerà una vittoria. Ma non sono parole per caso, credo che ci sia dietro un lavoro da mental coach.