Cosnefroy: finché è durata, l’uomo più felice della terra

11.04.2022
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Benoit Cosnefroy ha 26 anni e pochi grilli per la testa. Però con  questa grande concretezza, nel 2020 si piazzò secondo alla Freccia Vallone vinta da Hirschi e l’anno dopo batté Alaphilippe nello sprint a due di Plouay. Lo vedi poco, ma c’è sempre. Nel frattempo il corridore della AG2R-Citroen ha fatto qualche importante scelta di vita, come quella di lasciare Cherbourg, il comune sulla Manica in cui è nato per trasferirsi al sud della Francia per evitare viaggi più lunghi e trovare un miglior terreno di allenamento più vicino alla sede della squadra.

Ieri sul traguardo dell’Amstel Gold Race è stato per qualche minuto l’uomo più felice della terra (foto di apertura). Sognava così tanto la grande vittoria, da averla raccontata a tutti i compagni che alla spicciolata raggiungevano il traguardo. Poi in un secondo gli è arrivata fra capo e collo la mazzata del fotofinish. L’ha accusata, poi però ha rimesso i piedi per terra.

Ha appena saputo di essere arrivato secondo. Van Avermaet è quasi più abbattuto di lui
Ha appena saputo di essere arrivato secondo. Van Avermaet è quasi più abbattuto di lui

«Sono una persona che mette le cose in prospettiva velocemente – ha detto – è uno dei miei punti di forza. Ero vicino alla vittoria, ma se inizio a piangere dopo il podio all’Amstel, posso anche smettere di correre. Sono stato incredibilmente felice quando mi è stato detto che avevo vinto, ma devi mettere le cose nella giusta prospettiva. Sono contento del mio secondo posto. Quando sono salito sul podio, mi sono emozionato, sono momenti che raramente sperimentiamo in una carriera. Mathieu van der Poel, che era il favorito, non c’era. Non vedo perché dovrei buttarmi giù».

Sempre lucido

Kwiatkowski ha raccontato di averlo messo in mezzo, costringendolo a tirare di più con il pretesto che lui aveva dietro Pidcock. Ma l’analisi in corsa del francese è stata anche più lucida. Nessuna trappola, tutto calcolato.

«Non ho molti rimpianti – ha raccontato dopo le premiazioni – perché se fossero rientrati da dietro, sarei arrivato settimo o ottavo. Avevo in testa lo sprint pazzesco di Mathieu Van der Poel nel 2019 e mi sono detto che poteva anche riprenderci quei 20 secondi negli ultimi 500 metri. Non è stato facile da gestire. Mi sentivo più forte di ”Kwiato” e speravo che in uno sprint lanciato da lontano alla fine si sedesse.

Sapeva che tirare nel finale fosse il solo modo per non far rientrare Van der Poel
Sapeva che tirare nel finale fosse il solo modo per non far rientrare Van der Poel

«Ho fatto uno sprint in due fasi. La seconda volta – ha spiegato – quando ha provato a rimontarmi mentre ero sul lato destro della barriera, non mi sono arreso. Sulla linea, ho avuto la sensazione che mi stesse superando. Poi è stato tutto così ravvicinato che ho creduto che fosse possibile aver vinto. Quando qualcuno da dietro il podio è venuto a mostrarmi il fotofinish, non ci sono più stati dubbi. E’ andata così, ho perso e ora spero di potermi rifare».

Rivincita sulle Ardenne

Rifarsi significa ricaricare le batterie e presentarsi di nuovo agguerrito per le classiche delle Ardenne, con la consapevolezza di stare comunque bene.

«Sento che la forma è buona – ha precisato – direi molto buona, l’avevo capito la settimana scorsa al Circuit de la Sarthe (è stato 2° nella prima tappa e poi anche nella generale alle spalle di Kooij, ndr). Potrei essere più controllato nelle prossime gare, ma ovviamente cercherò una vittoria. Adesso per me inizia un buon periodo. Mercoledì corro la Freccia del Brabante, poi torno a casa in Savoia per rientrare alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi».

E se nel 2020 in quella Freccia Alaphilippe non c’era e Cosnefroy disse che un giorno gli sarebbe piaciuta vedersela con lui sul Muro d’Huy, questa volta sarà accontentato. Anche il campione del mondo ha le stesse intenzioni bellicose.