L’anno scorso la beffa fu cocente. E quando il fotofinish attribuì l’Amstel Gold Race a Wout Van Aert a scapito di Tom Pidcock, alla Ineos Grenadiers rimasero piuttosto male. Così questa volta Kwiatkowski è rimasto freddo, preferendo pensare di aver perso, mentre pochi metri più in là Cosnefroy festeggiava sicuro del fatto suo. Come Alaphilippe alla Liegi del 2020, ma senza l’ombra della squalifica.
«Ho imparato da Pidcock che bisogna sempre aspettare il fotofinish – ha detto il polacco – ma ammetto che è stato tutto molto confuso. Prima delusione, poi gioia. Soprattutto dopo una gara così dura».
Ritorno dal Covid
Kwiatkowski non è uno qualunque da portarsi fino a un arrivo ristretto. E se vinse il mondiale da giovanissimo arrivando da solo, quando si ritrovò allo sprint della Sanremo del 2017 con Alaphilippe e Sagan, la giocò da mago della pista e li lasciò a leccarsi le ferite. Invece all’Amstel del 2015, con la maglia iridata indosso, piegò in volata Valverde e Matthews. Però questa volta il polacco ha ammesso di aver finito davvero al limite.
«Gli ultimi quindici metri – ha detto – sono stati immensamente difficili. Ero fiducioso di vincere, ma è stata davvero dura. Mi ero reso conto che Cosnefroy aveva lavorato molto. Con Pidcock dietro di noi, non spettava a me fare il ritmo. Ad ogni modo, questa vittoria è molto gratificante. Ho avuto il Covid, ho avuto molta febbre, le persone intorno a me si sono ammalate. E’ stato un periodo difficile. Poter vincere questa gara che amo così tanto per la seconda volta è fantastico per me e per il team».
A ben vedere per il team Ineos Grenadiers il momento è d’oro, dopo gli squilli di Martinez e Rodriguez dai Paesi Baschi.
Kwiatkowski ha giicato bene le sue carte, costringendo Cosnefroy a tirare quasi da solo Torna il pubblico all’Amstel e le strade si riempiono di gente La convinzione di Cosnefroy di aver vinto è durata a lungo. Poi la doccia fredda… Sul podio Cosnefroy sorrideva. terzo è arrivato Benoot
Vdp verso Roubaix
Chi invece ha mostrato il fianco a una condizione non ancora ottimale e senza troppe corse nelle gambe, è stato Mathieu Van der Poel, fresco vincitore del Fiandre e arrivato quarto a 20 secondi dal vincitore.
«Alla fine – ha commentato l’olandese, che proprio vincendo l’Amstel si presentò al grande ciclismo – ero dove dovevo essere in finale, ma in una gara del genere devi davvero essere super. Soprattutto quando sei nel gruppo di testa e devi reagire a ogni imprevisto. E io oggi non ero super. L’Amstel ha salite più lunghe dei muri del Fiandre. Sono stato bravo, ma non abbastanza».
Van der Poel sarà anche al via domenica prossima alla Parigi-Roubaix per provare a mettere per la prima volta nel suo palmares l’Inferno del Nord.
Rastelli nel gruppetto dei sette partiti dopo una decina di chilometri e in testa per 20 muri Trentin è stato il migliore degli italiani, ma lontano dai primi. Qui con Van der Poel
Rastelli nel gruppeto dei sette partiti dopo una decina di chilometri e in testa per 20 muri Trentin è stato il migliore degli italiani, ma lontano dai primi
E Van Aert cosa fa?
«Un’altra triste domenica», ha scritto Wout van Aert su Instagram, costretto a saltare anche l’Amstel Gold Race dopo il Fiandre. E siccome da queste parti non si aspetta altro che il duello tra lui e Van der Poel, la Roubaix è parsa a lungo l’occasione giusta. Invece forse non sarà così.
«Ho letto da qualche parte – ha spiegato Richard Plugge, tecnico della Jumbo Visma – che le possibilità di partecipazione per Wout sono cinquanta e cinquanta, ma non si può dire così. Stiamo esaminando come si sviluppa ulteriormente la situazione e in base a ciò prenderemo una decisione. Preferirei che i miei corridori si prendessero altre due, tre o anche cinque settimane di riposo dopo il Covid, in modo da essere al top più tardi. E’ ancora molto difficile stimare l’impatto della malattia. Io stesso ho avuto il Covid due anni fa e mi ha infastidito molto. Quindi dobbiamo davvero essere sicuri che tutto sia a posto a tutti i livelli. Anche con il cuore».