Filippo Baroncini è tornato alle corse. Il campione del mondo U23 si era infortunato nella prima tappa dell’Algarve, in Portogallo. Frattura del radio e per questo aveva dovuto interrompere bruscamente la sua prima stagione da pro’.
Dopo 38 giorni però il corridore della Trek-Segafredo ha riattaccato il numero sula schiena al Gp Industria e Commercio. Da quel giorno di metà febbraio in Portogallo la sua non è stata che una rincorsa appunto al ritorno.
«Adesso va bene – racconta Baroncini – tutto sommato sono riuscito a recuperare con tempi ristretti. Il mio primo obiettivo era quello. Il secondo era rientrare alle gare: entrambi li abbiamo centrati».
Vietato perdere tempo
«Dopo la caduta – dice il corridore di Massa Lombarda – ho aspettato una settimana prima di operarmi. Una settimana in cui sono stato totalmente fermo. Con la squadra volevamo trovare un centro specializzato che facesse le cose fatte bene e mi consentisse di ridurre i tempi di recupero. E infatti tre giorni dopo l’operazione ero sui rulli.
«Al Policlinico di Modena mi hanno messo una placca e otto viti. Sentivo giusto un po’ di fastidio nei primi due giorni successivi, ma poi il braccio si è sgonfiato e tutto è andato meglio. Io nel frattempo ho cercato di muovere il braccio il più possibile per non perdere il tono muscolare e l’abitudine al movimento».
Tutto è stato studiato nel dettaglio. Filippo di fatto aveva il braccio libero. Solo per i primi giorni ha utilizzato un tutore su misura, giusto per prevenire un eventuale colpo.
Nervi d’acciaio
Ma in questi casi conta molto anche la testa. E se il rientro dell’iridato U23 di Leuven è avvenuto in breve tempo è anche perché si è campioni non solo in sella.
«La prima cosa che ho pensato è che questa stagione era la fotocopia dell’anno scorso. Nel 2021 mi ruppi la clavicola, ma poi andò tutto liscio. Speriamo che almeno sia uguale!
«Lo scorso anno andai a visionare la tappa di San Marino della Coppi e Bartali e dopo quattro giorni mi ruppi appunto la clavicola. Quest’anno con Popovych ero andato a fare il sopralluogo della Strade Bianche e dopo quattro giorni è toccato al braccio».
«In realtà un po’ mi dispiaceva vedere gli altri correre e crescere, mentre io ero fermo. Mi sembrava di perdere tempo. Pensavo al quantitativo di gare che stavo perdendo, al fatto che non sarei potuto andare in Belgio. Avrei dovuto farle tutte, Giro delle Fiandre incluso. Per adesso sono ancora riserva alla Roubaix».
Rulli e ventilatore
Il pallino della condizione era la cosa che più preoccupava Baroncini. In fin dei conti aveva lavorato molto durante l’inverno, c’era attesa ed entusiasmo per il debutto tra i pro’ e soprattutto le sensazioni delle prime gare non erano state male.
«Tre giorni dopo l’operazione – racconta Filippo – ho ripreso a pedalare. All’inizio, per tre giorni, ho fatto i rulli, poi sono uscito su strada. I rulli li facevo due volte al giorno, un’oretta a sessione. Non facevo molto anche perché con la placca, soprattutto i primi giorni, dovevo evitare di sudare per i punti. Così li facevo alla giusta intensità e col ventilatore puntato sul braccio.
«Al quarto giorno sono uscito in bici e da lì ho fatto tanto fondo: ore e chilometri quasi senza specifici. Anche per questo alla fine non ho perso il fondo, ma “solo” il ritmo gara. Semmai ne ho approfittato per perdere un po’ di peso».
E questa cosa un po’ ci stupisce. Ma come? Stando fermo non dovrebbe essere il contrario? «Ho cercato di togliere quel chilo e mezzo di troppo che avevo. Ho limato i carboidrati e poi ero nervoso e avevo lo stomaco chiuso».
Da Larciano al Brabante
E quindi la storia si chiude col rientro di domenica scorsa a Larciano. Un rientro che Baroncini tutto sommato giudica in modo positivo.
«Le sensazioni – racconta Filippo – sono state buone. Non ho avuto fastidi al braccio e questa era la cosa più importante. Fino agli ultimi due giri ho retto bene, poi quando hanno aperto il gas per davvero mi sono staccato, ma me lo aspettavo. Alla fine avevo iniziato a fare l’intensità solo una settimana e mezza prima della gara. Quattro volte dietro motore. Se avessi iniziato prima magari li avrei anche tenuti.
«Comunque la gara l’ho finita. Una volta staccato, mi sono messo nel gruppetto e ho accumulato altro lavoro. E infatti già questa settimana sto meglio».
Il programma di Baroncini passa per il Circuit de la Sarthe, una quattro giorni in Francia, e per alcune corse in Belgio, come la Freccia del Brabante. Tornare lassù dopo l’ultima volta iridata, deve fare un certo effetto.
«Finalmente si ricomincia. Non vedo l’ora. Mi piacerebbe essere competitivo lassù, ma non so se sarà possibile. Vediamo cosa diranno queste corse in Francia».