Lo ha detto Philippe Mauduit nell’intervista di qualche giorno fa, spiegando lo strapotere del treno Groupama-Fdj al Giro. Lo abbiamo chiesto per conferma a Jacopo Guarnieri che di quel treno è la colonna portante.
«Il nostro comincia a essere un treno di grande esperienza – ha detto il direttore sportivo francese – ragazzi di 30 anni che sanno correre e che nei finali sono capaci di prendere da soli le decisioni».
Oltre i trenta
Jacopo guida e intanto riflette, ripercorrendo con la mente la nascita del gruppo che si è preso quattro tappe e la maglia a punti del Giro. E ammette che sicuramente l’esperienza dei singoli influisce. E siccome l’esperienza spesso si costruisce con gli anni, eccolo notare sorridendo che lui e Konovalovas con 33 anni sono i più grandi, che Sinkeldam ne ha 31, mentre Scotson ne ha 24 ma va fortissimo lo stesso. Puoi inserire dei giovani, fa capire, ma meglio puntare su qualcuno che ha esperienza di un certo tipo di lavoro.
«Non per niente – dice – i miei rivali in questo ruolo sono Morkov e Richeze che ne hanno rispettivamente 35 e 37. Contano l’esperienza e la calma, nei finali aiuta saper essere freddi. E visto che fra i velocisti c’è grande livellamento, le corse si vincono con il timing e la posizione. Il treno è diventato fondamentale. Pochi vincono senza. Guardate Viviani, che non ha mai avuto i suoi uomini tutti insieme. Lui andava forte, ma da solo non è servito…».
E’ un caso che quest’anno abbiate fatto un salto di qualità?
L’impronta c’era già, perché Demare è sempre stato vittorioso. L’anno scorso al Giro ha vinto una tappa, però qualcosa non aveva funzionato. C’erano meccanismi da oliare. L’aggiunta di Scotson secondo me è stata decisiva e ne sono orgoglioso perché l’ho voluto io. Lo avevo visto in Australia, volava. E’ un tipo particolare, la mattina devi ricordargli di prendere le scarpe, ma fa la differenza. All’inizio Demare non era convinto, poi si è fidato.
Quali meccanismi si dovevano oliare?
Al ritiro di inizio 2020, Arnaud mi disse di voler cambiare, che fossi io il capo del treno. «Perché i direttori sportivi hanno corso – disse – ma troppo tempo fa». Mi chiese di essere io a parlare nelle riunioni e a dire come avremmo dovuto correre. Non è stato facile all’inizio, soprattutto perché si trattava di rompere abitudini radicate. Però alla seconda volata andata male allo Uae Tour, gli ho rinfacciato che non mi lasciava fare quel che mi aveva chiesto. Lui mi ha dato ragione e abbiamo cambiato. Abbiamo iniziato ad essere aggressivi, attivi nelle fasi di corsa che normalmente subivamo.
Cosa avete cambiato?
Abbiamo iniziato a mettere un uomo davanti. Per il velocista è uno stimolo, vedendo uno che lavora per lui dai primi chilometri. A partire dalla Vuelta Burgos abbiamo fatto dei treni quasi perfetti, anche se sono venuti fuori due secondi posti. Ci stavamo arrivando.
Mauduit ha parlato della tappa di Matera..
Eravamo partiti per non fare niente. Era troppo dura, era la tappa perfetta per Sagan. Però sapevamo che poteva esserci vento in faccia, che ci avrebbe aiutato. Quel giorno Arnaud decise saggiamente di restare in coda, mentre noi eravamo più avanti. Non ci siamo mai visti per tutto il giorno. Lui era dietro, fidandosi di noi. E quando alla fine abbiamo visto che si poteva arrivare in volata, siamo apparsi davanti.
Secondo Bramati siete la sola alternativa solida al treno Deceuninck-Quick Step.
Per fare un treno che funzioni, deve esserci intesa. E avendo meno punte per noi forse è più facile trovarla. La Deceunick al Tour ha cominciato a fare belle volate alla fine, quando hanno cominciato a ritrovarsi. Noi invece siamo sempre insieme. Su un punto non sono tanto d’accordo con quello che ha detto Mauduit.
E sarebbe?
Non è vero che Demare ha preso fiducia vincendo corse minori. Per come è andato il 2020, anche nelle corse più piccole c’era un campo partenti da Tour de France. C’è stato un livello altissimo in ogni corsa. Al Tour de Wallonie, che di solito ha partenti… normali, si sono ritrovati Bennett, Ewan, Nizzolo e Coquard.
Come definiresti il rapporto fra te e Demare?
Sono stato al suo matrimonio. Dopo tanti giorni di ritiro e corse insieme, credo si possa parlare davvero di amicizia.