Alessandro Fedeli aveva in mente tutto un altro compleanno. La giornata prevedeva che giocasse le sue chance nel Trofeo Laigueglia e se ne servisse come rampa di lancio verso la Tirreno-Adriatico e la Milano-Sanremo, i due principali obiettivi della sua stagione. La Gazprom-RusVelo non è stata invitata al Giro d’Italia, pertanto le corse di primavera di RCS avrebbero costituito uno dei punti chiave del 2022. Il modo per scrollarsi di dosso il fallimento della Delko e rilanciare la sua carriera.
Squadra fermata
La guerra russa in Ucraina lo ha costretto a rivedere i suoi piani: squadra sospesa, impossibile sapere fino a quando. Non appena il mondo ha iniziato a chiudere le porte alle banche, alle aziende, agli interessi russi nel mondo, si è iniziato a capire che anche la squadra di Renat Khamidulin potesse avere qualche problema.
«L’altro giorno – racconta il veronese – ho fatto 7 ore e 20′ di allenamento preparando la Sanremo. Inizio a pensare che non diventerò mai quel che speravo. I miei sogni sono infranti. Ho compiuto 26 anni, che nel ciclismo di oggi non sono pochi. Magari i più giovani hanno davanti del tempo per ripartire, io a questo punto non lo so. Se anche ci faranno ripartire, le corse più importanti della nostra stagione sono andate».
Via le scritte
Nella mattinata di ieri, dopo la notizia per cui Look avrebbe ritirato la sponsorizzazione al team, i meccanici si sono affrettati a togliere tutte le scritte dalle ammiraglie e dalle biciclette. Gli atleti della Gazprom-RusVelo erano in viaggio verso Laigueglia, altri erano a casa. Malucelli ad esempio era al lavoro per la Milano-Torino e ha avuto il primo sentore di guai al rientro dall’allenamento. La squadra nel frattempo ha provveduto a comprare abbigliamento bianco e senza scritte, portato a Laigueglia da un massaggiatore, per garantire che almeno i corridori non russi potessero correre. Lo sponsor aveva dato via libera, non così l’Unione ciclistica internazionale.
«Non hanno usato il minimo tatto – prosegue Fedeli – vorrei sapere a questo punto perché i corridori russi delle squadre tedesche o britanniche possono continuare a correre. E’ un provvedimento che alimenta l’odio, in un ambiente che è abituato al mescolarsi delle nazionalità. Nella nostra squadra ci sono italiani, russi, ragazzi della Repubblica Ceca come Vacek che ha vinto in UAE e anche del Costa Rica. La sede è in Italia, le ammiraglie hanno targhe italiane e i soldi arrivano dalla Germania. Della mia squadra non posso dire che bene. Fino a ieri sera ce l’hanno messa tutta per farci correre, avrebbero accettato di stare per tutto l’anno senza scritte su maglie, auto e bici. E mentre noi eravamo lì a cercare di capire, alle 16,30 l’Uci si è riunita e alle 19 ci hanno detto di andare via».
Fuori da tutto
Con un comunicato emesso nella serata di ieri, infatti, la squadra è stata privata dello status di team Uci, venendo di fatto interdetta da tutte le manifestazioni ufficiali. Il testo non ammette grosse repliche. Viene previsto il divieto di mostrare scritte e grafiche di sponsor riconducibili a Russia e Bielorussia, per cui il look improvvisato del team sarebbe stato in linea con il provvedimento. Tuttavia l’esclusione della squadra dal ranking Uci taglia le gambe a ogni trattativa.
Diverso il discorso per gli atleti russi tesserati in squadre straniere, come Vlasov alla Bora e Sivakov alla Ineos. A quel punto il compleanno ha smesso di essere una priorità, Fedeli si è rimesso in macchina e alle quattro del mattino ha fatto ritorno a casa.
Delusione da capire
Al di là delle cause che l’hanno scatenato, quello che sta succedendo in Ucraina è esecrabile e non ci sono a nostro avviso attenuanti che alleggeriscano la gravità delle azioni. Nei giorni scorsi, Van Aert e Jakobsen, come pure oggi Sivakov hanno detto parole importanti di solidarietà. Ma un conto è parlare quando si è lontani dal fronte, altro è esserci dentro.
«Io sto dalla parte della squadra – dice Fedeli – e sulla guerra non posso dire nulla. Eravamo pronti per correre, ma ora la voglia di allenarmi è passata. Vediamo cosa accade. Sono tornato dal Tour of Antalya con il Covid. Appena è passato, la squadra ha speso dei bei soldi per mandare quattro di noi sul Teide. Tutto buttato! Se la prospettiva è di non correre per un lungo periodo, tanto vale staccare e recuperare. Sto bene, stavo bene. Ma certo per il mio compleanno immaginavo ben altro finale».