L’investitura di Enrico Della Casa da parte di Renato Di Rocco è il filo conduttore di un lavoro iniziato sette anni orsono.
Della Casa è segretario generale dell’Unione Ciclistica Europea e il nostro presidente federale, che a sua volta è vice presidente dell’Uci, lo ha “proposto” come candidato ideale in vista delle prossime elezione nella primavera 2021. Un “endorsement” avrebbero detto gli inglesi.
Salve Della Casa: come nasce l’idea della candidatura Uec?
Ad oggi la candidatura non è ancora aperta. Ufficialmente la corsa si aprirà il 22 dicembre prossimo e si chiuderà il 5 febbraio, vale a dire 30 giorni prima dell’elezione. Pertanto non posso parlare più di tanto, però l’idea è concreta. Sono al fianco di Di Rocco da molti anni, lavoriamo in squadra.
Sicurezza, giovani, calendari, tasse.. c’è molto sul banco.
Sicurezza, la Uec non agisce tanto sui regolamenti e non ha potere su determinate decisioni, quelle spettano all’Uci. Io posso dire che sono in questo ente dal 2013 e da allora abbiamo organizzato sempre più eventi. Abbiamo fatto parecchio, specie per i settori della Mtb, della Bmx e continueremo a lavorare in queste direzioni. Abbiamo un calendario, tra coppe e campionati, corposo che ha assunto una propria identità.
Quali sono i settori in cui intervenire?
C’è da lavorare su tutto. Su Mtb e Bmx abbiamo fatto molto con le Coppe europee giovanili e il prossimo passo è quello di estendere il progetto al ciclocross. Il cross è una disciplina che sta crescendo molto, che riscuote interesse sempre in più Paesi e non solo in Olanda e in Belgio. L’idea è quella d’ideare una Coppa Europea per le categorie allievi, junior e U23, non quella elite perché per questa categoria c’è già un calendario strutturato. Noi vogliamo estendere questa attività anche alle nazionali che non hanno troppa possibilità di gareggiare in campo internazionale, che non riescono ad organizzare eventi importanti. Vogliamo “esportare” il cross nei Paesi crescenti. Come? Organizzando eventi low cost, magari dandogli anche una mano in quanto a logistica.
Ma come portare i giovani a viaggiare? Non è facile. Spesso le squadre giovanili non hanno i fondi…
Ipotizziamo una gara per “settore”, per esempio Portogallo, Spagna e Sud della Francia. E poi una zona balcanica, il Nord Europa con Paesi scandinavi e baltici… Si potrebbero appoggiare le rispettive Federazioni e i vari comitati organizzatori. Poi proprio perché le squadre giovanili non hanno molti fondi per poter viaggiare immaginiamo queste aree, affinché gli spostamenti si possano ridurre al massimo, partendo il venerdì sera dopo la scuola e rientrando la domenica sera. Per questo le corse sarebbero la domenica mattina. E poi parliamo di una gara per settore, non di 50 corse.
C’è già un bel lavoro in ottica giovani…
Sì, i nostri eventi per loro partono dall’età di 7 anni, nella Bmx. Presto ci sarà anche un calendario europeo per le categorie esordienti ed allievi per quel che riguarda la downhill, come c’è già per il cross country. Chiaramente Dh con dei tracciati adatti alle loro esigenze. E non è finita…
Prego…
Vogliamo lanciare un circuito di eventi su pumptrack e promuovere il ciclismo artistico. Di questa disciplina ci sono i campionati europei da 20 anni, ma la visibilità non è molta.
Insomma si vuole anche rifare la “faccia” al ciclismo, per cui la bici non è solo fatica, ma c’è anche l’aspetto ludico?
Più che altro si vuol dare il giusto riconoscimento a chi pratica queste discipline perché vi si lavora sodo e per molte ore.
E la strada?
Quella va da sé. Sulla strada l’interesse è sempre alto. Dico solo che da quando abbiamo introdotto il campionato europeo per i professionisti, dal 2016 abbiamo quadruplicato gli ascolti. I team nazionali e gli stessi corridori amano partecipare a questo evento. Certo, non siamo un mondiale e neanche vogliamo esserlo, ma la qualità dei partecipanti è sempre buona. Siamo una via di mezzo tra il mondiale e gli eventi nazionali. E poi fare queste gare è uno stimolo anche per le Federazioni.
In che senso?
Quando si prendono medaglie internazionali, le Federazioni possono andare dai rispettivi Governi e Comitati olimpici e chiedere i fondi. Perché questi vengono assegnati solo in base ai risultati. Alla fine si genera un meccanismo virtuoso: più gare, più risultati, più fondi… e il movimento cresce.
Sicurezza, se ne parla sempre molto. Cosa si può fare?
Come detto non è nostra competenza, però l’idea è quella di coinvolgere molto di più il CPA e portarli già a tre mesi dalla data di svolgimento a fare i sopralluoghi dei percorsi.
Ultima domanda: ma un pensiero a candidarsi alla Fci lo ha mai fatto?
Ah, ah… no! C’è già tanto da fare in Europa. Non è mai stata un’ipotesi presa in questione, anche perché io sono cresciuto in campo internazionale e non avrei le conoscenze del tessuto italiano.