Dario Cataldo si prepara a trascorrere il Natale in Svizzera. Non tanto perché non vorrebbe tornare dai suoi genitori in Abruzzo, ma per semplice senso di responsabilità.
«Sono convinto anch’io – dice – che se andassi in macchina, non mi fermerebbero e al massimo avrei da pagare una multa. Ma so anche che se vado in un negozio con la mascherina o anche al ristorante e la sera torno a casa mia, sono molto più protetto e rischio di fare meno danni che se andassi giù e dentro casa dei miei ci togliessimo tutte le protezioni. Bisogna essere onesti nell’ammetterlo…».
E così nella sua casa a pochi passi dal confine italiano, l’abruzzese ha ripreso gli allenamenti in modo ancora blando con motivazioni che vanno dalla voglia di riscatto personale a quella di dimostrare alla Movistar di aver scelto bene.
Stato d’animo di Cataldo?
Sono tranquillo e molto concentrato. In quel poco di stagione che si è fatta, hanno dominato sempre gli stessi. Ci sono corridori che normalmente avrebbero fatto vedere qualcosa, ma sono rimasti schiacciati. Capisco che uno come Nibali senta forte la voglia di rifarsi, perché lui ha responsabilità maggiori. Io sento lo stesso stimolo per me stesso, perché sono stato al di sotto di quello che avrei potuto e voglio dimostrare ciò che so fare. Preparare Tour e Giro così ravvicinati forse mi ha messo in difficoltà più di quanto avrei creduto.
Hai mai discusso sull’opportunità di farne uno solo?
No, davvero. Con le corse tutte sovrapposte, ho detto subito che avrei fatto quel che c’era da fare, mettendoci il massimo impegno. Ovviamente sapevo che sarebbe stata dura, ma avevo in testa che il mio focus principale sarebbe stato comunque il Giro con Soler capitano. Per questo non sono arrivato in super forma all’inizio del Tour, ma di colpo Soler lo hanno portato in Francia togliendolo dal Giro. Mentre io a metà della Boucle, che è stata super esigente, ho iniziato a sentire la fatica e ad imbarcare acqua. E con questa difficoltà addosso, al Giro non ho avuto il picco in cui speravo.
Come è andata nella Movistar che in un solo colpo ha perso Quintana, Landa e Carapaz?
I giovani scalpitavano ed è stato un peccato non aver fatto la stagione normale. Dopo il Tour, Soler si è rifatto vincendo una tappa alla Vuelta. Mas è stato quinto sia in Francia che in Spagna. Non ha brillato, ma credo che tanti firmerebbero per i suoi risultati. Diciamo che è stato un anno complicato anche per le novità e magari dal prossimo andrà tutto meglio. E poi arriva il piccolo Lopez…
Andrà d’accordo con Mas e Soler?
Non è un gallo che crea scompiglio e noi non siamo Ineos, con 15 capitani. Abbiamo corso insieme all’Astana, lo conosco. Si divideranno la stagione cercando di portare a casa il meglio in ogni momento.
Come ti stai allenando?
Piano. Su strada, Mtb e qualche camminata. Dal 2020 lavoro con Patxi Vila (ex professionista basco che fino al 2019 era con Sagan alla Bora-Hansgrohe, ndr). E’ molto, molto, molto preparato. Una persona che stimo e ha la testa giusta per il suo lavoro. Mi ha cambiato qualche abitudine, come quella di farmi lavorare sulla forza. Non lo facevo, ma è bastato incrociare i test prima e dopo e ho capito che è necessario. E comunque anche i cambiamenti di preparazione richiedono adattamenti.
Impossibile dimenticare una cena al tuo primo anno con Sky e la tristezza dei piatti che ordinasti…
E’ cambiato tutto. Sono cambiate le teorie con cosa, come, quando e perché. Si seguiva una linea nutrizionale che gli studi successivi hanno sconfessato o aggiustato. Ora si parla di alimentazione funzionale, in base all’allenamento o la corsa e addirittura in base al momento della giornata.
Mai più da soli?
Devi avere persone molto aggiornate per seguirti. Prima potevi avere delle linee in cui tenere il bilancio delle quantità e delle calorie. Ora si distingue fra quali tipi di grassi mangiare, quali proteine e quando. Essendo uno sport di endurance, tutto quello che facciamo noi ha una ricaduta in termini di salute sulle persone normali. Il bello è che tutti ormai seguono ke stesse linee e le nuove generazioni sono nate con questo imprinting.
Secondo te è il motivo di tanto ricambio?
Una buona parte. O stai al passo o sei fuori sin dalle prime corse. Andare a correre indietro di condizione per prepararsi ti porta più sberle che giovamenti. Il ciclismo è sempre stato duro, ma ora si sta andando tanto verso l’esasperazione.
Come in Formula Uno…
Il dettaglio fa la differenza. Il ciclismo ormai è velocità, bellissimo sotto l’aspetto sportivo. Ma in gruppo parliamo di come arginare tutto questo spingersi verso il limite. E non potendo limitare l’uomo, si ragionava di intervenire sulla bici. Che pesi di più e sia meno aerodinamica, per abbassare le andature. Ma sono discorsi che durano poco, il tempo di rendersi conto che sarebbe brutto fermare lo sviluppo delle bici. E’ uno sport bellissimo, che deve trovare i suoi equilibri.