La prima cosa che colpisce, parlando con Samuele Scappini, è la sua estrema sicurezza. Stiamo parlando di uno junior 1° anno, che ha una straordinaria coscienza dei propri mezzi. Chiaramente la sua carriera è agli inizi, ma intanto un buon ingrediente per emergere c’è e lo si è visto a Variano di Basiliano, quando il giovane del Team Fortebraccio ha conquistato la maglia di campione d’Italia contro ogni pronostico.
Il racconto di quel successo la dice lunga su chi abbiamo di fronte: «Quando siamo arrivati sul percorso e l’ho provato, ho detto subito a mio padre che l’obiettivo poteva essere il podio, ma al mattino gli ho detto che avrei vinto io. Me lo sentivo dentro, sapevo anche che cosa fare, attendere i primi giri per controllare gli avversari e poi andare via. Esattamente quello che è successo».
Cerchiamo di conoscerti un po’ di più, intanto ci sembra di capire che tuo padre ti segue molto.
Sì, ma non è un praticante, va in bici solo per hobby. Mio zio Marco invece ha una grande passione, fa le gran fondo e questo spirito agonistico me lo ha trasmesso. Io ho cominciato da G2 e non ho più smesso, la voglia di emergere ce l’avevo già da allora ed è andata crescendo.
Molti sono rimasti colpiti dal tuo risultato perché vieni dall’Umbria, regione che non emerge spesso a questi livelli.
In Umbria il ciclismo su strada praticamente annulla tutto il resto. Io però sono più portato per il ciclocross proprio perché mi piace particolarmente, anche se gareggio su strada e faccio anche un po’ di Mtb, ma più che altro uscite con gli amici, non a livello agonistico.
Se dovessi scegliere un tuo futuro su strada o nel ciclocross?
Non ho dubbi, quest’ultimo anche se so che il ciclismo vero, quello professionale è principalmente su strada, ma so che sui prati posso far risultato. Questo non significa che la strada non la seguirò, d’altronde due anni fa sono stato quarto ai campionati italiani da allievo 1° anno e so che potrei anche emergere, ma il ciclocross mi piace molto di più e per ora l’attività su strada la vedo soprattutto come preparazione per l’inverno.
Nel ciclocross dove ti vedi meglio?
Sui percorsi asciutti e piani, dove serve molto la capacità di guida ma si può spingere. Con il mio fisico (Scappini ha una corporatura alta e possente per la sua età che a molti ricorda il giovane Di Tano, ndr), i percorsi fangosi mi mettono a disagio. D’altronde proprio il fisico mi garantisce una grande esplosività ed è tutto dono di madre natura, non faccio neanche palestra…
E su strada quali sono i percorsi che prediligi?
Diciamo che mi arrangio in tutto, sia nelle gare su percorsi in pianura che quando c’è salita. Spesso però mi piace correre per la squadra, essere utile agli altri, perché nel ciclismo so che poi saranno i compagni ad aiutarti quando servirà.
Saresti disposto per le tue ambizioni a lasciare casa e spostarti, magari anche all’estero?
Se ne vale la pena, se è un investimento per il mio futuro sulle due ruote non avrei dubbi, lo farei anche subito, senza però dimenticare che prima c’è la scuola da finire. Per me il ciclismo è tutto, perché mi ha insegnato che quando sei in gara non c’è nulla di deciso e quel che conta è partire forte per fare risultato e giocartela fino all’ultimo metro.
Quali sogni hai?
Non c’è una gara in particolare. Ricordo che quando guardavo le gare ciclistiche da piccolo sognavo un giorno di esserci anch’io, a lottare per vincere. Guardavo le gare su strada, oggi gareggio nel ciclocross, a ben guardare non c’è tanta differenza, a me andrebbe bene diventare un professionista in almeno una delle discipline. Diciamo che mi tengo aperte entrambe le possibilità…
Hai detto che in Umbria vanno tutti su strada, magari con le tue vittorie diventerai un esempio per allargare la pratica anche al ciclocross…
Non mi dispiace l’idea, ma perché succeda c’è molto da fare, io sono solo agli inizi…