Un altro sguardo alla tappa di ieri per parlare di Ghebreigzabhier

23.05.2024
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FIERA DI PRIMIERO – Piove anche stamattina. I pullman li hanno parcheggiati in un piazzale ampio abbastanza perché tutti potessero aprire la pergola. Milan è fuori per capire come mai il potenziometro della sua bici non comunichi con il computerino. Poi arriva il meccanico Campanella, smuove un po’ la batteria e il contatto si attiva. Siamo qui per incontrare Amanuel Ghebreigzabhier, andato in fuga ieri verso il Brocon e atteso oggi al solito duro lavoro per portare avanti proprio il velocista. Quello che sapevamo di lui lo avevamo letto in altre interviste.

Un metro e 87 per 65 chili, ha il fisico da mezzofondista. E’ magrissimo e ha lo sguardo gentile. Il suo Giro d’Italia è stato sinora decisamente positivo e la fuga di ieri in qualche modo lo ha avvicinato al sogno della vittoria che non ha ancora centrato da quando corre nel gruppo Trek, fatti salvi i campionati eritrei della crono.

«Ieri è stata una tappa dura – ricorda – sono stato davvero bravo e ho fatto una buona prestazione. Se sperassi di vincere? Non dico sì né no, ma ero davvero in buona forma. Anche il corridore della EF (Georg Steinhauser, che ha vinto, ndr) si è mostrato davvero forte, forse con una compagnia diversa avrei potuto ottenere di più».

Nella tappa di ieri, Amanuel Ghebreigzabhier è stato in fuga con Steinhauser. Alla fine si è piazzato al 30° posto
Nella tappa di ieri, Amanuel Ghebreigzabhier è stato in fuga con Steinhauser. Alla fine si è piazzato al 30° posto

Esempio per i giovani

Il ciclismo e la bicicletta in generale sono parte integrante della cultura del suo Paese. Amanuel è nato ad Addis Abeba ed è cresciuto ad Asmara, dove la passione per le due ruote deriva proprio dalla cultura portata dagli italiani ai tempi delle colonie: forse l’unico lascito degno di menzione.

«Mi sono avvicinato al ciclismo come un gioco – dice – poi grazie ad un amico che correva in mountain bike, ho iniziato a vederlo come uno sport. Dopo un paio d’anni sono entrato a far parte di uno dei principali club ciclistici nazionali è ho iniziato a gareggiare su strada. Ogni volta che incontro i giovani corridori del club in cui sono cresciuto, sento calore e affetto. Mi guardano per quello che sono diventato, perché nonostante ci siano tanti ciclisti, emergere non è semplice. Io stesso ho avuto delle possibilità andando all’estero con la nazionale. Mi chiedono come si fa, rispondo che è importante lavorare su se stessi, perché il ciclismo non regala nulla. Le possibilità sono poche, bisogna saperle cogliere».

Primo anno da pro’ nel 2018 e subito alla Vuelta, con un 7° posto nella 3ª settimana
Primo anno da pro’ nel 2018 e subito alla Vuelta, con un 7° posto nella 3ª settimana

L’obiettivo della squadra

La sua opportunità è arrivata ieri ed è stato bravo a coglierla. L’atleta è forte, anzi fortissimo. Se non fosse stato per la caduta rovinosa al Catalunya del 2022, magari la sua carriera avrebbe seguito un diverso binario.

«Normalmente nelle tappe pianeggianti – spiega – lavoro per Milan, vado al 100 per cento per lui. Altrimenti quando ci sono tappe in cui si può andare in fuga, magari con qualche salita, posso provare a giocare le mie carte e ottenere un risultato. Ho una buona condizione, è stata buona per tutto l’anno, sin dalla Valenciana dove ho iniziato la stagione. Ho i miei sogni, sono gare di un giorno o tappe. Dopo il Giro correrò il Wallonie e anche Burgos, magari potrò sfruttare questa condizione per ottenere dei risultati. Però sono contento anche quando vince Milan. E’ l’obiettivo della squadra. E quando ci riusciamo, sono davvero felice, tutta la squadra è felice».

Al Giro dello scorso anno, Amanuel Ghebreigzabhier assieme al connazionale Testatsion
Al Giro dello scorso anno, Amanuel Ghebreigzabhier assieme al connazionale Testatsion

Credere nel sogno

Attualmente i professionisti eritrei sono 10, con Girmay per bandiera. Qui al Giro ci sono Amanuel ed Henok Mulubrhan in maglia Astana. L’acquisto più gradito della Lidl-Trek per Ghebreigzabhier è stato quello di Natnael Tesfatsion, ugualmente eritreo ma cinque anni meno di lui, che ha disputato per tre volte la corsa rosa e attualmente è al Tour of Norway.

«L’Eritrea è un paese diverso dal resto dell’Africa – ammette – altri sono in crescita, come il Rwanda e il Sud Africa. Nel resto dell’Africa manca una spinta verso la bicicletta: è un mezzo per spostarsi, non tanto uno sport. Non ci sono politiche in questo senso e speriamo che il mondiale del 2025 sia una buona occasione. Se devo dare un consiglio ai ragazzi del mio Paese, gli direi di credere in un sogno e coltivare con passione e dedizione il proprio talento. Io lo sto ancora facendo su me stesso. Ho un buon livello. Se devo dire la verità, in questo Giro non ho ancora avuto un giorno di vera difficoltà o in cui abbia sofferto. Per cui oggi lavoro per Johnny, poi ci saranno altre due tappe di montagna per provare qualcosa».

L’abbraccio di Milan dopo la vittoria di Cento conferma l’ottimo lavoro di Ghebreigzabhier per il friulano
L’abbraccio di Milan dopo la vittoria di Cento conferma l’ottimo lavoro di Ghebreigzabhier per il friulano

L’altura e il freddo

Dopo il Giro, mentre forse la pioggia accenna a diminuire, ammette che tornerà un po’ in Eritrea. E qui scatta la curiosità di chiedergli come vada con l’altura: quando si parla delle alte quote, siamo tutti a ricordare gli scalatori colombiani, senza considerare le alte quote africane.

«Asmara è alta 2.325 metri – conferma – per cui in alta quota mi sento sempre bene. E’ un vantaggio, chiaramente, ma non è sufficiente essere abituati all’altitudine per vincere le corse. Sarebbe troppo facile. Quello che non mi piace è il freddo. Mi sta bene anche la pioggia, ma se la temperatura scende sotto i 10 gradi, smetto di stare bene. Quando ieri Steinhauser se n’è andato, ho provato a resistere. Ma penso che riproverò, stare davanti è stato una bella esperienza».

P.S. Sul traguardo di Padova, il treno della Lidl-Trek non ha funzionato come si sperava. Ghebreigzabhier ha fatto la sua parte, poi nel finale Milan ha perso la scia dei compagni, aprendo la porta per la vittoria a Tim Merlier.