Alte Marche: 200 chilometri immersi fra storia e natura

02.07.2023
7 min
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GOLE DEL FURLO – C’è un angolo delle Marche poco conosciuto, si trova a Nord Ovest della regione, nell’entroterra dell’Appennino umbro-marchigiano. Strade nascoste ai più, alle pendici del Monte Catria, Nerone e Petrano. Le avevamo in parte raccontate in relazione alla rinascita dopo il terremoto del 2016, ma oggi il focus è un altro. Nomi di borghi come Apecchio, Piobbico, Frontone… che potranno non dirvi nulla perché fuori dalle rotte tradizionali, piccoli centri collegati da stradine, dove incontrare un’auto spesso è un’impresa. Quale miglior zona, allora, per creare un anello ciclabile che li abbraccia tutti?

La Ciclo Appenninica Alte Marche è realtà: 200 chilometri che lambiscono anche il territorio umbro
La Ciclo Appenninica Alte Marche è realtà: 200 chilometri che lambiscono anche il territorio umbro

Come in Nord Europa

Il progetto ora c’è, è realtà e si chiama Ciclo Appenninica Alte Marche (CAAM, questo il sito web), una ciclovia di 200 chilometri che vede come Ente capofila l’Unione Montana di Catria e Nerone e che gira intorno ai tre monti sopracitati, lambendo il confine con l’Umbria.

Il percorso è interamente tabellato ad ogni bivio e in ognuno dei nove comuni toccati dall’anello ci sono delle piccole quanto comode “bike station”. Vi si possono ricaricare le e-bike (previa registrazione al sito), consultare cartelli con altimetrie e planimetrie ed usufruire di attrezzi per la manutenzione d’emergenza delle vostre bici. Una chicca che richiama gli standard nordeuropei e che strizza l’occhio al ciclista esigente tanto quanto alla famiglia che si accinge ad intraprendere la sua prima vacanza a pedali.

La Bike Station di Acqualagna permette di eseguire la manutenzione e, iscrivendosi, la ricarica per e-Bike
La Bike Station di Acqualagna permette di eseguire la manutenzione e, iscrivendosi, la ricarica per e-Bike

Le Gole del Furlo

La tappa di partenza del nostro tour, che percorreremo in due frazioni, è fissata in una delle località più suggestive della zona, ovvero nelle Gole del Furlo, un gioiello che la natura si è divertita a creare grazie alla forza erosiva del fiume Candigliano.

Proprio allo storico Bar Furlo ci attende il nostro compagno di viaggi, un testimonial d’eccezione che risponde al nome di Giacomo Pieri, detto “Zico” per i suoi trascorsi calcistici. Giacomo è un cosiddetto “ultracycler”, che vanta diversi “Everesting”. Sarà per questo che siamo rincuorati quando scopriamo che a pedalare, almeno per il primo giorno, ci sarà anche sua moglie Emanuela…

Il tempo di un caffè e siamo già in bici, lasciandoci alle spalle le gole ed una pittoresca galleria scavata nella roccia dai romani intorno al 70 d.C.

Arte e tartufi

La prima tappa è Acqualagna che, oltre ad aver dato i natali ad Enrico Mattei, visionario presidente dell’Eni, lega indissolubilmente il suo nome al tartufo bianco. Infatti sussiste un percorso dedicato che unisce la visita al Museo con quella in azienda fino alla degustazione dell’oro bianco nei vari ristoranti, per un’esperienza totalmente gratificante sia dal punto di vista visivo, olfattivo e gustativo.

Ci dirigiamo verso sud e in una decina di chilometri raggiungiamo Cagli che è proprio la località dove vivono Zico ed Emanuela. Qualche loro compaesano li saluta e fa sempre piacere raggiungere i piccoli centri urbani come questo in bicicletta, proprio per respirare una dimensione più spiccia della socialità.

«Questa è la piazza del teatro», dice Zico mentre ci concediamo una sosta sugli scalini antistanti l’edificio. Ma ciò che ci colpisce è il Torrione Martiniano del 1481, oggi centro di scultura contemporanea. Un giro in bici attorno al Torrione ci lancia verso la prossima tappa, assaggiando la prima salita di giornata che ci porta a pedalare intorno ai 600 metri di quota, lasciando l’ambito collinare per uno più decisamente montano.

Il paese dei brutti

Le strade si fanno più isolate e secondarie, si incuneano talvolta in delle valli strette (siamo alle pendici del Monte Nerone, la cui vetta supera i 1.500 metri) che ricordano un altro scenario marchigiano, quello dei Sibillini, lasciando trasparire il potenziale cicloturistico di questa CAAM.

Dopo il valico nei pressi di Rocca Leonella, una discesa mediamente tecnica ci porta a Piobbico, conosciuto come il “paese dei brutti” (sic!) a causa di un’associazione nata nel 1879 col preciso scopo di trovare marito alle “zitelle” del paese. Il borgo è dominato dall’alto dal Castello Brancaleoni, che sarebbe meglio definire un palazzo date le 135 stanze che contiene al suo interno. Noi riempiamo le borracce in una fontanella accanto al ponte in pietra che supera il Fiume Candigliano e proseguiamo il nostro giro in bici verso Apecchio.

Il valico di Acquapartita

E proprio ad Apecchio ci attende una sosta molto… golosa. Assaggiamo difatti un dolce della tradizione: il Bostrengo di Apecchio, il dolce del ciclista, a base di pane raffermo, noci, fichi, mela… tanto che la ricetta la si può leggere stampata sulla t-shirt che indossa il cameriere del locale dove ci fermiamo. Un energetico favoloso per chi va in bici! Un sorso di fresca birra artigianale del posto è quello che ci vuole per affrontare la “Cima Coppi” della ciclovia, il valico di Acquapartita posto a 860 metri di quota che raggiungiamo dopo 8 chilometri al 5 per cento di pendenza.

Più arcigna la successiva salita, sebbene più corta, quella che porta a Mòria, una serie di tornanti in 2 chilometri e mezzo al 10 per cento di pendenza media chiudono la prima tappa del nostro tour nelle Alte Marche. Fin qui è stata una vera scoperta e non vediamo l’ora che sorga di nuovo il sole per la seconda parte del nostro viaggio!

Ciclo Appenninica Alte Marche