Le parole di Alessandro Borgo appena terminato il campionato italiano under 23 di Darfo Boario Terme, con il tricolore addosso ci hanno lasciato qualcosa su cui ragionare: «Quando ero al secondo anno juniores avevo iniziato a lavorare con un mental coach, penso sia una figura importante per chi corre a questi livelli. Alleniamo ogni giorno il corpo, ma serve allenare anche la mente appoggiandoci a queste figure. Avevo perso il campionato italiano di categoria e la notte non avevo dormito a causa di tutte le lacrime che ho versato. Lavorare con un mental coach mi ha aiutato tanto (in apertura lo stesso Borgo al Giro della Lunigiana 2023, photors.it)».


Pressioni anche da giovani
Spesso abbiamo parlato dell’importanza di lavorare sulla mente tra i professionisti, ma anche tra i giovani è fondamentale non sottovalutare questo aspetto. I ragazzi a diciassette e diciotto anni, ovvero nella categoria juniores, sono ormai sottoposti a stress e confronti che non fanno sempre bene. Siamo andati così da Paola Pagani, mental coach, e ci siamo fatti raccontare in che modo si lavora e ci si confronta con i giovani. Le sue parole non si discostano, nel significato, da quelle di Stefano Garzelli di qualche giorno fa.
«Nella performance – racconta Paola Pagani – la mente ha sempre il suo peso, che un atleta sia junior, under 23 o professionista. I ragazzi, anche i più giovani, subiscono pressioni stratosferiche e affrontano le categorie giovanili con il coltello tra i denti. A volte il carico mentale è addirittura superiore rispetto ai professionisti».


A volte i ragazzi giovani vivono tutto come un qualcosa di determinante…
Ciò che dico ai più grandi vale anche per loro: la vita non finisce dopo una corsa e non sarà un risultato negativo a determinare il loro futuro. Tutto è questione di passaggio e alla base c’è un cammino. Nessuno di noi è definito da un risultato, in ogni campo della vita.
Nei giovani come si disinnesca questo pensiero?
C’è da dire una cosa, i ragazzi giovani che fanno sport hanno una maturità non indifferente. Lavoro con pochi ragazzi di categorie giovanili, ma questa caratteristica la riscontro in tutti. Non sono dei classici adolescenti.


Come mai?
Fare sport fin da bambini ti mette davanti a fatica e impegno costanti. Si fanno allenamenti duri, lunghi e si corre con il freddo, la pioggia, il caldo. Questi ragazzi fanno cose che altri adolescenti nemmeno si sognano. E’ normale abbiano una resilienza mentale totalmente diversa. Però va fatto un passaggio importante.
Quale?
Si deve ricordare a questi ragazzi che lo sport comunque deve avere una base di divertimento. Questo aspetto è capace di non farci percepire il peso di tante cose. Nella testa di ragazzi juniores e under 23 c’è un cammino delineato: vogliono diventare dei professionisti. Non fanno ciclismo come hobby ma vogliono farlo diventare il loro lavoro.
Il rischio è che ogni gara diventi una lotta interna tra successo e fallimento…
Tanto del mio lavoro passa da qui. Non performare in una gara che si aveva nel mirino a volte diventa una tragedia e ci si concentra solamente su ciò che non è andato. Invece io li prendo e dico loro: «Guarda anche quello che è andato bene». Il focus deve essere su quello che si può dare. E’ importante cercare di farli rimanere loro stessi e non guardare agli altri.


Con gli juniores l’approccio cambia?
Entra in gioco un fattore di “accudimento” ovvero di tutela. Ma non è questo che porta a porre domande diverse o fare discorsi tanto differenti rispetto a quelli che si fanno agli under 23 e ai professionisti. Nel parlare cerco di usare l’umorismo come arma di comunicazione, per sdrammatizzare, ma l’equilibrio è delicato.
In che senso?
Non deve entrare nella loro testa che li prendo in giro o che non si dà il giusto peso a ciò che dicono. Comunque bisogna riconoscere l’impegno e il doppio lavoro, sia sportivo che scolastico. Questi ragazzi, specialmente gli juniores, dedicano praticamente tutto il loro tempo alle due attività.
Si deve valorizzare ciò che fanno…
Esattamente, il loro impegno e tutto il tempo che dedicano. Questo aggiunge valore alle loro attività. E’ difficile perché questi ragazzi stanno diventando sempre più professionisti e anche la loro mente.