Andreas Leknessund che si allena a -24°, David Gaudu che corre sotto la neve, Simon Pellaud che va in mtb in un freddo e innevato mattino svizzero: cosa succede al fisico quando si fanno sforzi con temperature magari non estreme come quelle del norvegese, ma comunque piuttosto basse? A cosa vanno incontro i ciclocrossisti che domenica saranno impegnati a Vermiglio?
Negli scorsi anni siamo stati nel catino della Val di Sole che ospita la Coppa del Mondo di cross e in effetti i tratti ad ombra in particolare erano davvero freddi. Lì, la temperatura restava ben al di sotto dello zero. E quando atleti e ad atlete ci sfrecciavano vicino fumavano dalla bocca e persino dalla schiena.
Circolazione inibita
Una situazione non facile che il dottor Emilio Magni ci aiuta ad inquadrare. Il medico in forza all’Astana-Qazaqstan di esperienza, anche in caso di temperature molto fredde, ne ha da vendere. Cosa si devono dunque attendere i crossisti in Val di Sole?
«In questa situazione – dice Magni – si verificano le condizioni estreme e il primo effetto del freddo è la vasocostrizione. Si riduce il calibro delle arterie e come conseguenza c’è meno apporto sanguigno, specie nelle zone periferiche. Per questo, molto più di altre volte, è molto importante effettuare un buon riscaldamento».
In pratica mani e piedi, ma in misura minore anche naso, orecchie, guance… tendono a non avere una completa irrorazione. E senza irrorazione si raffreddano anche più velocemente e, nei casi estremi, si rischia il congelamento. Chiaramente, qui parliamo per teoria, non siamo dispersi ai Poli o in cima ad una vetta himalayana, ma il concetto è quello.
Riscaldamento, abbigliamento e bevande calde aiutano a mantenere sui 37°C la temperatura corporea. Che poi è lo stesso identico concetto, ma a parti inverse, dei gilet di ghiaccio, delle bevande fresche e delle calze di ghiaccio in estate.
I polmoni bruciano
In questo quadro la prima parte dell’organismo che paga dazio sono le vie respiratorie. Basti pensare che sotto a -20 gradi la Fis, la federazione internazionale dello sci, blocca le gare di sci di fondo: un rischio per la salute. Una volta si diceva: «Fa talmente freddo che l’aria brucia i polmoni», una frase che, come tutti i detti, si basa sull’esperienza, ma rende bene l’idea.
«Questa – prosegue Magni – è un’espressione popolare, ma il senso c’è. Nel caso degli atleti, quando si è sotto sforzo e si respira con la bocca aperta si inala una colonna d’aria fredda, molto, molto più bassa della temperatura del corpo. Un’aria che va direttamente nella trachea e nei bronchi sottoponendo le vie respiratorie ad un forte stress termico. Questo ne altera l’equilibrio dei batteri, riduce le difese. E i microrganismi che entrano o che abbiamo in bocca possono avere la meglio su questo equilibrio e possono insorgere infezioni o stati infiammatori».
Da qui bronchiti, polmoniti e altri problemi alle vie alte, come le definisce il dotto Magni. E’ questo comparto del corpo quindi il primo a pagare dazio in caso di freddo estremo.
Muscoli che stress
Ma non sono solo le vie alte, anche i muscoli non se la passano meglio. Essere abituati a certe temperature di certo aiuta, ma non basta ai fini della prestazione. Tempo fa Paolo Salvoldelli ci disse che al di sotto dei cinque gradi i muscoli non rendevano al meglio.
«A livello muscolare – spiega Magni – con temperature molto basse si ha quella che è chiamata rigidità muscolare. Questa si lega al discorso di prima relativo alla microcircolazione. Piedi, gambe, braccia… hanno meno apporto sanguigno, non lavorano in condizioni buone. Con il freddo estremo s’innescano dei processi di sopravvivenza. In pratica l’organismo pensa a mantenersi in vita e a salvaguardare gli organi vitali: cuore, cervello, fegato… quindi concentra la maggior parte del sangue in quelle zone. Prima siamo essere umani e poi atleti».
«Quindi il muscolo si ritrova con meno sangue, è meno reattivo e, cosa affatto non secondaria, è che avendo anche meno sangue fa anche più fatica a smaltire le tossine».
In tutto ciò aumenta anche il consumo calorico. L’integrazione va gestita con attenzione ma, almeno nel contesto del ciclocross in Val di Sole, questo non è un problema enorme, visto che parliamo di uno sforzo la cui durata è di un’ora.
Lo scorso anno, tecnici e atleti, ci dissero che mediamente s’ingerivano un centinaio di calorie in più rispetto allo standard, proprio in virtù di una termoregolazione più dispendiosa. E in tal senso anche l’abbigliamento può aiutare.