Ciclismo, cadute, densità ossea: Pallini e un discorso complesso

20.08.2025
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Un tema che sta emergendo parlando di sport di alto livello è quello della densità ossea. Nei ciclisti questo parametro risulta leggermente inferiore rispetto ad altre discipline, in quanto la bici, come il nuoto, è uno sport antigravitazionale. Tennisti, calciatori e soprattutto runner hanno invece ossa più robuste e massicce, per dirla in modo semplice. Chiaramente parliamo di differenze minime.

Viene quindi da chiedersi se alla base delle fratture dei ciclisti quando cadono ci sia anche questo aspetto da valutare. Per tale motivo abbiamo coinvolto Michele Pallini, massaggiatore esperto oggi in forza alla XDS-Asana e anche osteopata e fisioterapista.

Da circa 30 anni Michele Pallini è un massaggiatore del ciclismo professionistico. E’ stato un riferimento per tutta la carriera di Nibali
Da circa 30 anni Michele Pallini è un massaggiatore del ciclismo professionistico. E’ stato un riferimento per tutta la carriera di Nibali
Michele, è vero che i ciclisti hanno ossa meno dense?

E’ vero, ma bisogna fare dei chiarimenti. La produzione di osteoblasti nell’attività sportiva c’è sempre, indipendentemente dal fatto che si faccia ciclismo o running. Nel running c’è una quantità maggiore perché lo stimolo gravitazionale, cioè l’impatto del piede sull’asfalto, favorisce questa produzione. Però considera che nello sport, aumentando il metabolismo basale, qualsiasi disciplina si pratichi, il metabolismo osseo non va incontro a osteopenia: questo è un assioma. Poi è vero che sport come la corsa generano più osteoblasti e quindi più cellule ossee, mentre altri ne stimolano meno.

E nel ciclismo?

Non è che nel ciclista sia più facile andare incontro a osteoporosi rispetto al runner. Il problema fondamentale del corridore in bici è che manca essenzialmente la protezione del tessuto adiposo, insomma sono super magri. Ed essendo molto magri, le ossa sono meno protette e quindi con l’impatto il rischio di frattura aumenta. Inoltre oggi le cadute sono più rovinose rispetto al passato: le frenate sono più brevi, le posizioni più estreme, la fatica mentale e lo stress maggiori. Tutto ciò porta a incidenti più violenti.

Dal punto di vista fisiologico, che differenze ci sono per le ossa tra sport gravitazionali e antigravitazionali nel corso degli anni?

Secondo me queste differenze sono minime, se non nulle, di certo trascurabili… parlando di sport a livello professionistico. Nel runner, come detto, ci può essere una produzione leggermente maggiore di cellule ossee, ma non è che nel ciclismo si sviluppi osteopenia e nel running no. In entrambi i casi il metabolismo basale aumenta e protegge l’osso. La corsa, essendo gravitazionale, stimola di più strutturalmente, ma non cambia il quadro generale.

Wout Van Aert, corsa a piedi 2020
A prescindere dal cross, Wout Van Aert ricorre spesso alla corsa nei suoi allenamenti. E lo stesso fanno Roglic, Velasco…
Wout Van Aert, corsa a piedi 2020
A prescindere dal cross, Wout Van Aert ricorre spesso alla corsa nei suoi allenamenti. E lo stesso fanno Roglic, Velasco…
In età giovanile è importante praticare più attività per rinforzare l’ossatura?

E’ proprio questo che manca nel ciclismo, specie in Italia. Negli ultimi dieci anni qualcosa è migliorato, c’è più trasversalità a livello sportivo. All’estero i ragazzi molto spesso arrivano da altre discipline e quindi hanno una mentalità più aperta verso lavori complementari a secco. In questi miei trent’anni di carriera ho notato che la fatica maggiore emerge nei muscoli non deputati alla propulsione.

In pratica i ciclisti allenano solo i muscoli della pedalata?

Esatto. Mentre avrebbero bisogno di stabilizzare il fisico per produrre meglio la propulsione. Muscoli come medio gluteo, ileopsoas, retto femorale, grande adduttore… non vengono allenati correttamente a secco. Questo porta a problematiche della colonna lombare, quindi lombalgie, e anche a una minore efficienza della pedalata: il ginocchio tende ad andare in valgo verso l’interno invece di restare perpendicolare.

A proposito di trasversalità, Lipowitz viene spesso citato per la sua forza nel core, frutto del biathlon…

Nasce biatleta e quindi cambia la concezione del lavoro. Un atleta che viene dal pattinaggio, ad esempio, sicuramente sa che dovrà rinforzare muscoli diversi per rendere in bici. Il ciclista invece pensa che terminate le sue tre ore di allenamento in bici abbia fatto tutto. Non è così. Oggi si fanno richiami di forza a secco una volta a settimana anche in stagione, a meno che non si stia correndo un Grande Giro. Il lavoro parallelo è diventato fondamentale.

Si dice che uno dei punti di forza di Lipowitz sia la sua core zone e quindi tutti i muscoli stabilizzatori che renderebbero più efficiente la sua pedalata
Si dice che uno dei punti di forza di Lipowitz sia la sua core zone e quindi tutti i muscoli stabilizzatori che renderebbero più efficiente la sua pedalata
Prima accennavi alle posizioni estreme. Puoi spiegare meglio?

La posizione in bici è cambiata molto. Nei corsi che tengo ai fisioterapisti porto spesso l’esempio: una volta si stava più distesi, oggi si utilizzano molto di più i flessori. Per questo i corridori spesso fanno anche corsa a piedi: questo lavoro parallelo riduce la fatica nel generare potenza. Oggi non si vieta più di correre a piedi: una muscolatura posteriore forte stabilizza meglio e rende più efficienti.

A volte però in bici si perde “stabilità muscolare”…

Un esempio: guardando la posizione di Tadej Pogacar, notai una foto frontale di qualche anno fa. Lui attaccava e dietro un corridore della Soudal-Quick Step rispondeva con il ginocchio in valgo, fuori asse. Perché? Perché sotto sforzo si recluta una muscolatura che normalmente stabilizza, come gli adduttori, e questo può causare crampi.

Quindi non sempre è disidratazione…

Esatto. L’adduttore è antagonista del medio gluteo, che è il principale stabilizzatore dell’anca. Quando il medio gluteo è molto sollecitato in bici, in catena cinetica chiusa, può portare al crampo dell’adduttore. Un tempo i corridori con questi problemi facevano esami ematici e biochimici che risultavano normali: si pensava ai sali, ma raramente si valutava la componente biomeccanica.

Torniamo alla densità ossea: avere ossa più dense serve davvero al ciclista?

Serve, ma non in modo esagerato. Anche perché nel ciclismo si presta sempre molta attenzione al peso. Ci può essere una penuria ossea legata al maggiore consumo di calcio, ma parliamo di atleti di altissimo livello e differenze minime. La causa principale delle fratture non va cercata nell’osteopenia, ma nell’estremizzazione della gara e delle condizioni di corsa.