Simulazioni da 12′ con punte a 70 all’ora. Dietro la vittoria di Ganna

12.03.2025
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Undici chilometri e 500 metri pedalati a 56,174 di media oraria. In pratica Filippo Ganna li ha volati. Ci riferiamo chiaramente alla cronometro individuale d’apertura della Tirreno-Adriatico, che ha segnato il successo numero 34 (su strada) per il campione della Ineos Grenadiers.

Un successo fortemente voluto, una rivincita verso lo smacco, se così possiamo dire, subito da Juan Ayuso un anno prima proprio a Camaiore. Anche se per Pippo non si trattava di rivincita (lui è molto più signore di noi!) ma di fare bene a prescindere. Una vittoria figlia del lavoro certosino che Ganna porta avanti con metodo, sia su strada che in pista. E proprio nel velodromo di Montichiari il piemontese ha affinato la sua condizione prima della corsa dei due mari. Un richiamo necessario, sotto l’occhio attento di Marco Villa, il suo mentore e ben più che un cittì per Pippo.

Ganna con Villa, il cittì e il piemontese hanno un rapporto profondo, così come con Cioni
Ganna con Villa, il cittì e il piemontese hanno un rapporto profondo, così come con Cioni

Il “metodo Montichiari”

E questa voglia di gareggiare al top è nata già qualche settimana prima della Tirreno, quando Ganna ha deciso di andare a Montichiari, nella “tana della sicurezza”, per rifinire la condizione. Lì, con Marco Villa, ha ripreso alcuni punti fermi del suo metodo.

«Io credo che ormai si sia appurato un sistema di allenamento, un richiamo in pista – spiega Villa – Anche questa volta, giovedì scorso, Pippo ha chiesto di farlo. Non è solo una questione di migliorare qualcosa ogni volta, ma di avere dei punti di riferimento chiari. Abbiamo un sistema di allenamento collaudato con Ganna e lo seguiamo».

La preparazione in pista non serve solo per il ritmo e la cadenza, ma anche per testare alcuni dettagli tecnici, come la posizione in sella. «Quest’anno Ganna ha rivisto un po’ la posizione – conferma Villa – Pippo ha ritoccato qualcosina, questo perché è sempre alla ricerca di un miglioramento. Qualche idea arriva dai suoi tecnici aerodinamici, qualche altra dalle nuove regole e dai materiali e qualcuna da lui stesso. Quando può, cerca di aggiornarsi.

«Però, rispetto allo scorso anno, una novità c’è stata: la regola che consente ai corridori più alti di un metro e 90 centimetri di adottare un assetto più allungato. Sfruttando questa regola Ganna ha visto che poteva mettersi un po’ più comodo».

Assetto più comodo

E qui bisogna far intervenire un altro interlocutore di assoluta eccellenza, Matteo Cornacchione, il meccanico di Ganna. Cornacchione ci ha confermato alcuni aspetti determinanti a partire da quei due centimetri in meno sotto alla protesi del manubrio.

«Confermo – dice Cornacchione – che abbiamo tolto degli spessori e che Pippo si sia abbassato. Sono stati due centimetri. Ma non solo, è stata ritoccata anche l’inclinazione delle protesi: leggermente più bassa. Questo ha fatto sì che le mani fossero meno davanti al viso e che tutto “l’avantreno” di Pippo fosse più basso. Anche perché in tutto questo la sella non è stata toccata minimamente. Così come le pedivelle: lui resta fedele alle 175 millimetri. Ci si è trovato bene e infatti se ci avete fatto caso “rimbalzava” meno sulla sella. Si ritirava meno indietro. E’ stato un po’ un ritorno alla posizione 2021-2022 (ma con le regole attuali, ndr). E’ stata una sua scelta, ma anche dei tecnici del team».

Pippo ha lavorato anche sulla posizione in bici. Ma non è stato qualcosa d’improvvisato. Si è passati da un’intera giornata in galleria del vento al Politecnico di Milano. Dati incrociati, sensazioni, prove… «Insomma – sorride Cornacchione – non è scaramanzia… anche se è capitato! Le giornate in galleria del vento sono lunghissime ed estenuanti, ma anche appaganti. Quando la sera esci e sai che hai guadagnato magari 2 watt sei felice».

Ganna è andato in galleria dopo Besseges ed ha esordito con la nuova posizione all’Algarve, anche se fin lì aveva utilizzato davvero pochissimo il nuovo assetto. Il test a Montichiari, gli allenamenti su strada e l’aver riportato fedelmente quelle misure sulla bici da pista sono stati una vera manna per il successo di Lido di Camaiore.

La comodità di cui parlava Villa, le variazioni di cui diceva Cornacchione: ed ecco che il tutto si si è tradotto in efficacia, soprattutto nella conseguente gestione dello sforzo.

Una vecchia foto di Ganna e Villa durante una sessione a Montichiari. E’ così che Pippo si defaticava tra una simulazione e l’altra
Una vecchia foto di Ganna e Villa durante una sessione a Montichiari. E’ così che Pippo si defaticava tra una simulazione e l’altra

Quelle tre simulazioni…

A proposito di sforzo, una delle cose che abbiamo chiesto a Villa è se ci fossero delle analogie fra la cronometro e l’inseguimento. In particolare sulla strategia che adotta nell’inseguimento in pista: partenza “controllata”, progressione continua e chiusura devastante. Lo dimostra il fatto che negli ultimi 2.000 metri di Camaiore ha letteralmente fatto il vuoto. Il finale stile jet supersonico è il marchio di Ganna sul parquet.

«Pippo – conferma Villa – ha corso la crono come un inseguimento. Certo, in pista sono 4 chilometri, su strada erano di più. Ma la gestione è quella. E poi lo avete visto…». Cornacchione, che era in ammiraglia, ci ha detto che nel finale era sempre al di sopra dei 60 all’ora.

E proprio in questa gestione dello sforzo emerge tutta la potenza del piemontese. Quando Villa racconta della velocità finale, viene quasi da non crederci.

«In pista giovedì scorso, nei finali pedalava sui 70 all’ora. Pippo aveva la sua solita cadenza elevata e questa cadenza l’altro giorno in gara era molto simile. In pista girava con il 63×13, su strada, avendo il cambio, adattava il rapporto alla situazione».

Aveva una monocorona da 64 denti che a, quanto pare, sembra gradire molto e che usa di frequente anche in allenamento. Probabilmente, anche viste le indicazioni circa la scorrevolezza della catena e la cadenza (superiore alle 100 rpm) mulinava un 64×14, divenuto 13 nel finale.

Ma come si arriva a questo livello? Oltre al suo immenso motore, la risposta sta negli allenamenti specifici che Ganna svolge in pista. «A Montichiari abbiamo ripetuto tre volte la cronometro di Camaiore – conclude Villa – tre sforzi da 12 minuti ciascuno, il tempo stimato della crono. Tra una sessione e l’altra c’erano recuperi adeguati. Recuperi attivi pedalando con la bici da “corsa a punti” dietro motore a 50 all’ora. Un bel lavorone: due ore e mezza di sessione produttiva».

Produttiva, aggiungiamo noi, anche per la testa. E quando numeri, gambe e testa s’incontrano il mix è esplosivo e ti fa guadagnare 25″ in 6 chilometri.