Sanremo, numeri e sensazioni di Bonifazio che ha tenuto duro

22.03.2024
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La Milano–Sanremo non smette di tenere banco. E’ il primo monumento dell’anno, è il “nostro” monumento e soprattutto è e resta una corsa particolarissima. Quest’anno ancora di più vista la velocità record con cui si è corsa: 46,113 chilometri orari di media. Tra i 175 atleti che hanno lasciato Pavia per Sanremo c’era anche Niccolò Bonifazio.

Il corridore della Corratec-Vini Fantini ci spiega, anche con i numeri, la sua Classicissima. Numeri che sono tempi di scalata e stime dei valori personali, in quanto non aveva il computerino. «Non lo avevo – ha spiegato Niccolò – per non condizionarmi». Bonifazio è un ligure. Vive lungo il percorso della Sanremo e come pochi sa essere tecnico in merito a questa corsa.

E’ giunto 68° a 1’58” da Philipsen. Da buon velocista ha fatto una corsa di rimessa. Puntando a restare il più possibile con il gruppo di testa, ipotizzando e sperando in una volata. Tenete bene a mente questo concetto perché è alla base di tutto questo articolo e della spiegazione di Bonifazio circa il suo sforzo.

Niccolò Bonifazio (classe 1993) era alla nona Sanremo (foto @niccolo_lucarini)
Niccolò Bonifazio (classe 1993) era alla nona Sanremo (foto @niccolo_lucarini)
Niccolò, come è andata la tua corsa? Raccontaci da quando è partita la fuga in poi…

Di base direi che stavo bene. Ho fatte nove Sanremo e strada facendo ho capito che avremmo fatto il record di velocità. La corsa è stata vissuta sempre con un certo stress, anche in gruppo. E anche dopo che è partita la fuga.

Perché?

Perché il gruppo non è mai stato veramente “appallato” e siamo andati sempre in fila, spesso a due, ma in fila. Quindi si prendeva aria e non si stava poi così comodi. Insomma, per stare a ruota c’era sempre un po’ di difficoltà.

Non avevi il computerino, ma ti sei reso conto che andavate forte, come mai? E quando lo hai capito?

Quando siamo arrivati in Riviera. Di solito lì c’è sempre un buon vento a favore. Almeno così è stato nelle ultime tre, quattro edizioni. Da Genova a Sanremo ci mettevamo poco più di tre ore. E si andava via a 55 all’ora. Stavolta quel vento non c’era e andavamo lo stesso a quella velocità. In particolare è stato fatto forte il capo Berta, abbiamo demolito il record del tratto.

Anche nelle prime fasi gruppo allungato, non proprio in fila indiana, ma quasi
Anche nelle prime fasi gruppo allungato, non proprio in fila indiana, ma quasi
C’è un motivo particolare perché siete andati forte in quel punto?

Perché la UAE Emirates si è messa davanti, in modo molto agguerrito. Ha fatto un bel “casino”. E ho pensato subito: “Qui non si mette bene per la Cipressa”. 

Tu come stavi a quel punto?

Io bene. Tutto sommato sono stato bene per tutta la gara. Mi ero preparato a puntino… e anche il Berta l’ho superato benone, nonostante il ritmo elevato. Peccato che ho scelto la Sanremo sbagliata! Quella del record.

Hai detto dell’attacco alla Cipressa. Eravamo a bordo strada e volavate. Raccontaci quelle fasi.

La UAE l’ha presa come se fosse una volata. E’ stata fatta tutta “a blocco”. Lì, per me che sono un velocista, sono iniziati i guai. Dietro un po’ ci siamo sfilati e staccati. Però non sono andato alla deriva. Ho scollinato con 30” e in discesa, che conosco bene, ho recuperato un bel po’, circa 20″. Fino a rientrare nel gruppo di testa ad Arma di Taggia.

Poco prima del Poggio…

Esatto. E il problema è quello: se ti stacchi nella prima parte della Cipressa, anche se rientri, non recuperi più. E rientrare forse è stato lo sforzo maggiore. Vi dico un dato che è emerso da Strava. Nel tratto tra Poggio e Cipressa abbiamo fatto 58 di media. Se non è stato 58 preciso sarà stato 57,7, Se calcolate che sono rientrato, immaginate che sforzo abbia fatto. Una media assurda. E infatti appena è iniziato il Poggio mi sono staccato.

Bonifazio ha parlato dell’azione violenta della UAE sulla CIpressa, che ha sparigliato le carte
Bonifazio ha parlato dell’azione violenta della UAE sulla CIpressa, che ha sparigliato le carte
Niccolò, hai perso le ruote, ma visto come sono andati e il distacco finale, non sei naufragato. E’ lì che sei andato in acido lattico?

No, lì ormai no. Primo perché la corsa era fatta e si sapeva che non saremmo mai rientrati dal Poggio in poi. Si andava regolari, di buon passo. Semmai in acido ci sono andato sul Berta, il cui sforzo è durato poco più di 3′. Quello è un po’ il limite del tenere o meno quando manca ancora un bel po’. In quel caso poi si scendeva. E lo stesso sulla Cipressa. Solo che la Cipressa è più lunga di 3′ e non vai proprio oltre il limite del tutto, altrimenti salti e poi davvero naufraghi. Io comunque l’ho fatta in meno di 10′. Un dato ottimo. Pensate che quando feci quinto, la scalammo in 10’20”. Poi è chiaro che ho spinto fortissimo e ho speso molto, così come in fondo alla Cipressa stessa. 

Hai snocciolato dei numeri, riusciresti a dare una stima dei tuoi wattaggi?

Sulla Cipressa credo di averne fatti almeno 450-460 watt, calcolando il mio peso e il mio tempo. Qualcosa in meno sul Poggio 430-440: come ho detto a quel punto spingere a tutta per un 50° posto anziché un 60° avrebbe avuto poco senso. E poi il peso cala un po’ col passare dei chilometri e c’è qualche variazione ulteriore. Comunque anche il Poggio l’ho fatto benone, tra i 6’20”-6’30”.

Restava il tratto finale: anche negli ultimi 3.000 metri piano non andavate. Viaggiavate a 45-46 all’ora?

Anche 50… e abbondanti direi. Eravamo in tre (gli altri due Milan ed Eenkhoorn, ndr) e abbiamo girato regolari fin sull’arrivo.