Nell’ultima intervista con Andrea Vendrame (in apertura foto Instagram), il corridore dell’AG2R Citroen ci aveva parlato del cambio di preparatore. Lui stesso aveva dichiarato che bisognava cambiare, che c’era questa necessità. A distanza di qualche giorno Vendrame ci spiega cosa ha cambiato e perché.
Perché un corridore che va forte dovrebbe modificare il suo allenamento? La risposta è una: ambizione. Cercare nuovi stimoli, mentali e fisici per fare ancora di più. E a certi livelli optare per certi cambi non è così facile, né così scontato.
Andrea, innanzitutto, come ci si rende conto che bisognava cambiare?
Premetto che non mi ero trovato male con il mio preparatore precedente. Assolutamente no. Analizzando dei file con gli esperti del team, siamo arrivati alla conclusione che non arrivavo abbastanza pronto alle corse. Ero ad una una sorta di 70% per tutta la stagione senza mai avere un picco super al 100%. Il che al giorno d’oggi non va bene. Le corse richiedono di arrivare al 100%. Sì, stando al 70% sei competitivo quasi tutto l’anno, però non al tal punto da poter vincere.
Chiaro, bisogna rafforzare il picco…
Esatto, sono stati analizzati tanti aspetti, dai file di allenamento a quelli della corsa, il recupero… Erano necessari dei piccoli miglioramenti che quest’anno penso si possano fare.
Quando dici: «Ci siamo resi conto» cosa intendi nel concreto? Vi siete riuniti ad un tavolo?
A ottobre, dopo il Lombardia, abbiamo fatto una riunione. Ci siamo ritrovati per fare delle visite mediche e tracciare un bilancio della stagione. E da lì abbiamo intrapreso questa strada. C’è stato un incontro con tutti i direttori sportivi e tutti i preparatori. Mi hanno fatto notare cosa andava e cosa non andava. Attenzione però: questo non significa che stravolgerò la mia vita o che userò metodologie rivoluzionarie. Si tratta di aggiustamenti.
E quali sono questi aggiustamenti?
Usavo un metodo di allenamento vecchio. Come dicevo prima avevo una buona condizione tutto l’anno pur avendo un paio di picchi. Quest’anno vogliamo concentrarci di più sui picchi. Quindi anziché stare a quell’ipotetico 70%, magari scenderò al 50% ma sarò più performante quando dovrò essere al 100%. Sarà un po’ come un grafico del mercato azionario! Un esempio concreto: abbiamo visto che non arrivavo abbastanza pronto a prendere le salite, faticavo un po’ troppo e per questo non tenevo moltissimo.
Stai lavorando di più sul fuori soglia?
Abbiamo iniziato ad allenarlo, sì. Prima non ci passavo tanto tempo. Più intensità. Il tempo in bici rimane pressoché invariato. Prima magari stavo 5 ore in bici ed erano 5 ore al medio o medio-basso, al massimo con qualche esercizio di forza. Quest’anno in quelle cinque ore ci sono degli esercizi a soglia e fuori soglia. Non vado mai regolare per troppo tempo.
Ora che fai più intensità, hai inserito anche il giorno di riposo totale?
A me il riposo totale non è mai piaciuto e infatti in questa riunione di ottobre da una parte mi hanno ripreso sul fatto che non riesco mai a staccare la bici. Dall’altra, mi hanno detto: «Ah, se fossero tutti come te», in relazione alla precisione e puntualità sul programma. Preferisco fare un’uscita blanda piuttosto che stare fermo del tutto. Sono abbastanza un robot. Adesso questa nuova metodologia prevede anche degli scarichi di lavoro. Per esempio dopo il ritiro di dicembre, una volta rientrato a casa, ho fatto quattro giorni di palestra+bici. Palestra la mattina a digiuno e poi uscivo in bici per un’ora e mezza e molto tranquillamente. O se non facevo palestra facevo due ore e mezza, non di più.
Alla luce di tutto è ancora più importante la programmazione del calendario. Vanno individuati a monte i periodi di picco. E’ così?
Intanto abbiamo iniziato a tagliare la stagione in due: prima parte fino al campionato italiano, seconda parte dopo il tricolore. Con la squadra abbiamo progettato un programma che si adatti alle mie caratteristiche e soprattutto ai tempi di recupero.
E per un corridore come te, Andrea, abituato a lavorare come un “diesel”, ti piace fare queste sgasate? Come ti approcci a questi lavori mentalmente e fisicamente?
Alla sera guardo cosa devo fare il giorno dopo e vedo esercizi che non avevo mai fatto prima e penso che potrebbe essere “carino”, stimolante. E quindi sei lì che pensi a come andrà. Quando stai per uscire ricontrolli quel che devi fare… Ripeto, sono cose nuove, e la testa ha quel senso di curiosità.
E il fisico come sta reagendo?
Anche il fisico reagisce bene ed è invogliato. Ogni settimana, bene o male, hai sempre esercizi nuovi.
In virtù di queste maggiori intensità hai variato anche la tua alimentazione? Un gel in più in tasca c’è?
Ci stiamo ancora lavorando col mio nutrizionista. Fino al ritiro abbiamo cercato di non mangiare tantissimo perché le ore di allenamento non erano tante. Dal ritiro invece con il fatto che i chilometri iniziavano ad aumentare, anche se erano soprattutto di endurance (a “bassa” intensità, ndr) ci si alimentava di più. Zuccheri e carboidrati, anche durante l’allenamento, non sono mancati. Ci stiamo orientando su un ciclismo sempre più scientifico. Stiamo passando dai “risini” e le barrette ai gel e ai carboidrati sciolti in borraccia, quindi ad un’alimentazione liquida e io seguo questa tendenza già dal 2019. In corsa ormai utilizzerò una barretta… forse.