Erano i primi anni Ottanta quando il cardiofrequenzimetro ha fatto il suo esordio nel ciclismo. In questi quarant’anni sono nati strumenti nuovi e sempre più precisi ed accurati. Il misuratore di potenza è uno di questi, il suo successo sembrava potesse relegare in cantina il “vecchio” cardiofrequenzimetro…
Invece è ancora qui, anzi i corridori, ad eccezione di rari casi, lo usano tutt’ora e anche i preparatori non lo hanno abbandonato. Il suo ruolo è diventato più di appoggio, quasi secondario. Abbiamo voluto chiedere a Claudio Cucinotta, dal 2019 preparatore atletico del team Astana, come viene utilizzato e se ha ancora senso saper usare questo strumento.


Claudio, com’è cambiato il ruolo del cardiofrequenzimetro negli anni?
Fino a 10 anni fa era lo strumento più usato per monitorare le performance durante gli allenamenti. C’era già il misuratore di potenza ma non era così utilizzato come ora.
E ora?
Sono pochissimi i corridori che non lo usano più, personalmente non ne conosco. Anche se lo strumento principale su cui basare gli allenamenti è il misuratore di potenza.
Allora come si usa?
Mettiamola così: il misuratore di potenza è uno strumento di monitoraggio esterno, il cardiofrequenzimetro è uno strumento per il monitoraggio interno.


Spiegati meglio…
Se ti dico di fare una ripetuta a 300 watt ti do un valore che è uguale per tutti. Ma come risponde il tuo cuore a quello sforzo è soggettivo, puoi fare quella ripetuta a 150 pulsazioni o 170… E’ una cartina tornasole.
Non tutti hanno le stesse pulsazioni però.
Come detto è un dato soggettivo che serve per conoscere come risponde il proprio corpo a determinati sforzi.
Quindi è importante usarlo già da ragazzi?
Assolutamente, già negli juniores deve essere parte integrante dell’allenamento…
Come si impara a conoscere il cuore?
Ci sono tanti modi e tanti fattori da considerare: l’allenamento, la stanchezza, il riposo, la disidratazione…
Manteniamo l’esempio dei 300 watt di prima, un cuore riposato come reagisce?
Ora gli atleti sperimentano il cuore che “sale” all’impazzata. Dopo un periodo di inattività non sono allenati a livello cardiovascolare e quindi i battiti salgono subito. Invece, se l’atleta è in un picco di forma lavora al massimo della sua capacità cardiaca e riesce a sostenere potenze maggiori con la stessa frequenza cardiaca.
Come mai quando il fisico è stanco il cuore rimane più basso di battiti?
E’ una questione di range cardiaco. Prendiamo un corridore in forma ottimale: ha una frequenza cardiaca a riposo di 50 battiti e massimale di 190. Il suo range cardiaco è 140 battiti. Se, al contrario, questo corridore è stanco i suoi battiti a riposo saranno 60, mentre quelli massimali 180. Il suo range cardiaco si è abbassato a 120 battiti.
Questo perché il cuore è un muscolo e si stanca?
Esattamente, se il mio cuore è stanco per mantenere le funzioni vitali farà più fatica, ecco spiegata la frequenza cardiaca a riposo che si alza. Ugualmente non potrà fornirmi la sua massima efficienza e per questo non arriverà al massimo delle pulsazioni.


Essendo uno strumento di monitoraggio è più utile nelle gare a tappe o in quelle di un giorno?
Nelle gare a tappe è importante perché tieni sotto controllo giorno dopo giorno la frequenza cardiaca. Capisci dai valori se hai riposato bene, se sei in forma. Alla terza settimana si è stanchi ed il cuore fa fatica, ma non è uguale per tutti. C’è chi risponde meglio e chi soffre di più.
Può essere un modo per capire se un corridore è da grandi giri o da corse di un giorno?
Certo, se un corridore si accorge che il suo range cardiaco rimane pressoché uguale, vuol dire che ha un fisico predisposto a supportare determinati sforzi.
E per le gare di un giorno?
Quando si affrontano queste corse, è magari più utile all’inizio per capire se quel giorno sei nei valori corretti. Poi quando la corsa si accende non guardi più nulla, neanche la potenza, altrimenti ti verrebbe da rallentare, sei quasi sempre fuori soglia.
In conclusione?
Se mi chiedessero di scegliere il dispositivo migliore con cui allenarsi direi il misuratore di potenza. Ma allo stesso tempo vi direi che non bisogna scegliere, si deve imparare a conoscere il proprio fisico. E il cardiofrequenzimetro aiuta a farlo.