Una foto del manubrio di Pogacar. Mancava un’ora circa alla partenza della tappa di Plateau de Beille, quella del record di Pantani e dei numeri pazzeschi. Era il 14 luglio, Festa nazionale francese. Tadej aveva già 1’57” di vantaggio su Vingegaard, accumulato nella crono vinta da Evenepoel e soprattutto il giorno prima a Pla d’Adet, quando era riuscito a staccare nuovamente il danese. Le schermaglie sugli sterrati di Troyes, ma soprattutto la vittoria di Vingegaard a Le Lioran avevano autorizzato qualche dubbio.
In particolare quest’ultima. L’attacco violentissimo dello sloveno sul Pas de Peyrol e il suo spegnersi progressivo a fronte del rientro di Jonas avevano fatto pensare a una crisi di fame. Troppo netta la differenza delle forze quel giorno. Invece alla partenza della tappa di Saint Lary Soulan, alla vigilia di Plateau de Beille, il nutrizionista Giorka Prieto l’aveva esclusa dalle possibilità, parlando di uno sforzo eccessivo al momento dell’attacco. Quasi si fosse trattato di un errore tattico e non di un problema alimentare. Per questo il cartoncino sul manubrio della bici col numero 11 ci era sembrato così interessante (foto di apertura). E ci siamo messi a studiarlo in relazione all’altimetria della tappa di giornata.
Sei salite in 199 chilometri
La 15ª tappa da Loudenvielle a Plateau de Beille misurava 197,7 chilometri e proponeva sei gran premi della montagna. Il Peyresourde in partenza, dopo 6,9 chilometri. Quindi il Col de Mente al chilometro 50, il Portet d’Aspet al 65,5. E a seguire il Col d’Agnes al chilometro 139, il Port de Lers al 147,5 e la salita finale, dal chilometro 181,3 al 197,7.
La tabella sul manubrio indicava i punti in cui mangiare, un utile memorandum per evitare qualsiasi imprevisto. Per dargli una forma che in qualche modo sia esplicativa per chi, come noi, va in bici ma non ha le gambe di Pogacar, abbiamo chiesto un commento a Paolo Calabresi, Direttore Marketing Sport & Fitness di Enervit.
«Questo è un classico esempio di tabella chilometrica – spiega – con alcune informazioni riguardanti lo schema di integrazione che deve seguire l’atleta, come da indicazione del suo nutrizionista. Utile per evitare che il corridore trascorra troppo tempo senza integrarsi e farsi trovare scarico nel finale della gara. Insieme ci sono alcune indicazioni utili sul percorso come salite, sprint intermedi, feed zone».
A un chilometro dal GPM
La collocazione dei punti in cui alimentarsi non è ovviamente casuale. Si nota ad esempio come Pogacar debba mangiare circa un chilometro prima della fine della salita: un passaggio invece non indicato per la scalata finale. Si suggerisce un gel poco dopo l’inizio dell’ultima salita e acqua a 10 chilometri dall’arrivo.
«Relativamente ai prodotti – spiega Calabresi – con XX è contraddistinta la borraccia di Enervit Isocarb caricata con 60 grammi di carboidrati. Se ci fosse la X singola, sarebbero invece 30 grammi. In rari casi, alcuni atleti la chiedono anche la tripla X, ossia 90 grammi di carboidrati.
«Con la w è contraddistinta la borraccia di acqua. Ice sta ad indicare quando viene fornito il sacchettino di ghiaccio da posizionare sul collo. Il gel corrisponde al Carbo Gel Enervit C2:1PRO che nelle tappe più calde può essere la versione arricchita con sodio. Quando si legge caf, si intende il Carbo Gel Enervit C2:1PRO con caffeina. Là dove è indicato XX caf o XX gel oppure w caf vuol dire che hai una borraccia con nastrato un gel con o senza caffeina, quelle che solitamente si vedono passare dal massaggiatore lungo il percorso. Water gel o caf sta per borraccia di acqua con attaccato un gel con caffeina o senza».
Alimentazione continua
Ovviamente non si tiene conto in questo schema di ciò che Pogacar aveva in tasca alla partenza e che certamente avrà preso al rifornimento che il gruppo ha incontrato dal chilometro 92,5. Ciascun corridore ha le sue esigenze e spetta al nutrisionista individuarle e gestirle. Quel che interessa è il dato assoluto. Che si tratti di professionisti o amatori, nel momento in cui si è dotati di una strategia alimentare, quanto si deve essere precisi nel rispettare certi tempi e certe scadenze?
«Oggi i corridori sono sempre full gas – spiega Calabresi – iniziano ad alimentarsi fin dai primi chilometri. Non è tanto una questione di timing. Loro sanno che devono continuamente alimentarsi per mantenere un livello di carboidrati circolanti il più costante possibile, per non farsi mai trovare in carenza. Il ciclismo moderno non è a richiesta: non funziona più che prendo un gel nella fase finale per la volata. E’ un continuo alimentare il fisico con il carburante dei carboidrati, per mantenere e soddisfare la richiesta di performance per tutta la tappa. In modo da mantenere le riserve energetiche il più possibile costanti e stabili e salvaguardarle anche per il giorno successivo. L’evoluzione dei nuovi prodotti consente l’assunzione in grandi quantità, in termini di grammature di carboidrati, rispetto al passato».