Vlasov: Mazzoleni lo presenta in 5 punti

22.09.2020
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Aleksandr Vlasov, ha concittadini illustri che gli hanno lasciato un Dna vincente. Sono della sua città, Vyborg, 130 chilometri a Nord di San Pietroburgo, campioni come Ekimov e Berzin. Il classe 1996 ha vinto il Giro U23 nel 2018. Quest’anno si è già portato a casa dei bei successi, tra cui il Giro dell’Emilia e la classifica di miglior giovane alla Tirreno. Il suo preparatore all’Astana, Maurizio Mazzoleni, ci “racconta” questo ragazzo in cinque punti.

Vlasov
Il Lombardia 2020, alla fine Aleksandr Vlasov lo ha chiuso al terzo posto
Vlasov ha chiuso terzo al Lombardia 2020

Punto uno: metodico

«Vlasov è davvero molto attento ai dettagli. Fa una vita cadenzata negli orari: riposo, alimentazione, allenamenti, massaggi. Fa tutto alla lettera. Negli allenamenti esegue le tabelle senza essere “estroso” nell’interpretarle. Nell’alimentazione si affida totalmente alla nutrizionista Erica Lombardi. Per quel che riguarda il recupero, massaggi compresi, e il riposo è molto regolare. E questa regolarità lo porta poi ai risultati. L’anno scorso nelle corse a tappe che ha disputato non è mai uscito dai primi dieci. No, non mi ricorda nessuno: è unico in questa precisione e metodicità»

Punto due: corse a tappe

«In salita è davvero forte. Si può definire scalatore, ma non è un corridore che perde minuti a crono. Sta sui valori di Vincenzo Nibali e di Jakob Fuglsang. In ogni caso ci sta lavorando. Esce con la bici da crono una volta a settimana. Il Giro è la sua prima corsa di tre settimane. Tuttavia visto come andava, già dopo i ritiri invernali lo abbiamo inserito nel gruppo Giro. Per me Aleksandr è tagliato per le corse a tappe. Fare la corsa rosa in appoggio a Jakob potrà aiutarlo molto. Come si parlano i due? In italiano, visto che Fulgsang lo conosce bene e Vlasov ha fatto i dilettanti in Italia alla Viris-Vigevano».

Punto tre: il carattere

«Vlasov è un russo! Con tutto quel che comporta questa definizione. Lascia trasparire poche emozioni. “Buongiorno, sì, no, grazie, prego”: poche parole, ma molta sostanza.

«Non sente neanche la pressione. Lo abbiamo notato quando è partito coi gradi di capitano. Si è preso le sue responsabilità senza battere ciglio e ha risposto coi fatti. Dopo il ritiro a Livigno, prima del ritorno alle corse, avevamo visto che aveva valori importanti per vincere e così poi è stato. Ma lui non si è esaltato».

Il russo impegnato nella cronometro dell’ultima Tirreno Adriatico
Il russo nell’ultima Tirreno Adriatico

Punto quattro: i margini

«Il 2020 è solo il secondo vero anno tra i pro’, nel 2018 Vlasov ha fatto alcune apparizioni. Deve crescere molto soprattutto per quel che concerne alcuni dettagli. Penso a quelli legati alla biomeccanica, specie se parliamo di cronometro. Penso al fondo per la salita. E questo inverno dovrà lavorare molto sulla forza. La sua struttura è ancora grezza. Potrà essere un grande competitor per i grandi Giri e questa corsa rosa ci dirà molto».

Punto cinque: la rivelazione

«Lo scorso anno nel ritiro a Calpe eravamo sul Col de Rates, dove facciamo i test. Notammo subito dei valori importanti. Valori che ai tempi dell’Astana riscontrammo in Nibali, tanto per rendere l’idea. In particolare la curva del lattato era davvero impressionante. Ma non furono solo i numeri a stupirmi, anche perché un test a dicembre conta fino ad un certo punto. Fu invece una sorta di sesto senso del preparatore. Vedevo infatti come recuperava e come aveva affrontato quel test e quel ritiro».