Eccessivo calore ai piedi, una sfida per aziende e corridori

30.11.2023
7 min
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Il calore che si genera tra scarpa ed estremità del corpo condiziona la prestazione e il benessere dell’atleta. Far abbassare la temperatura, mantenere una ventilazione costante ed avere un comfort ottimale sono gli obiettivi primari.

Affrontiamo l’argomento con Nicola Minali di DMT e con l’intervento di Luigi Bergamo di Q36.5. Inoltre abbiamo chiesto ad Elia Viviani, testimonial d’eccezione per DMT e tester che ha contribuito a sviluppare le calzature in knit dell’azienda veneta.

Elia Viviani usa le DMT KR0 con doppio Boa
Elia Viviani usa le DMT KR0 con doppio Boa

Il calore ai piedi fa male

Viviani è stato uno dei primi atleti ad indossare le scarpe con la tomaia in tessuto knit e ha contribuito in modo importante allo sviluppo di questa tipologia di calzature. «E’ un pignolo – come ci ha detto Minali – ma è in grado come pochi altri di dare dei feedback sul prodotto e riportare le sue idee, peraltro costruttive a favore del miglioramento».

«Il calore ai piedi è una delle cose che fa più male – dice Elia Viviani – ti condiziona e si cerca di trovare la soluzione perfetta. Con DMT abbiamo dato il via alla rivoluzione della tomaia utilizzando il tessuto Knit, a mio parere una sorta di gamechanger. Per abbattere il problema del calore eccessivo, si lavora principalmente in due direzioni. La scarpa ventilata e la qualità della calza. Le calze estive sono molto sottili e non piacciono a tutti, ma non accumulano calore».

Ogni calzatura passa prima da una bozza su carta (foto DMT)
Ogni calzatura passa prima da una bozza su carta (foto DMT)

Il calore, una sfida costante

Se DMT è stata la prima ad utilizzare il tessuto knit nell’ambito del ciclismo, Q36.5 ha fatto della ricerca sui materiali e della guerra al calore eccessivo i due punti fermi per abbigliamento e scarpe. Le due aziende adottano un approccio differente per le fasi di sviluppo e di valutazione della calzatura. Entriamo nel dettaglio.

L’eccessivo calore ai piedi; un problema che condiziona la performance?

BERGAMO (Q36.5): «Certamente, qualsivoglia eccesso o deficit di temperatura influisce in modo sostanziale nelle prestazioni e nel benessere fisiologico. Questo è il credo da cui è nato il nostro brand: cercare sempre di mantenere il perfetto equilibrio dell’organismo».

MINALI (DMT): «Certo è uno dei problemi contro i quali si combatte da sempre, tanto per l’estate, quanto per l’inverno o la stagione fredda in genere. Ma è anche una sfida e un punto di partenza da considerare quando si sviluppano nuove scarpe».

La difficile realizzazione della scarpa per il ciclista (foto DMT)
La difficile realizzazione della scarpa per il ciclista (foto DMT)
La problematica dei piedi bollenti è un tema che viene affrontato in fase di sviluppo di nuovi prodotti?

BERGAMO (Q36.5): «Tutto il processo di R&D di Q36.5 comprende un’attività di monitoraggio della temperatura, attraverso parametri scientifici standard, grazie a strumenti di rilevazione e con test empirici. Va inoltre specificato che, quando si parla di piedi bollenti, ci troviamo di fronte ad un’alterazione del sistema nervoso periferico conseguente a condizioni di estremo caldo ma altrettanto di estremo freddo. I nostri studi valutano entrambe».

MINALI (DMT): «In questo caso affermo con orgoglio che, da quando DMT ha virato completamente sull’utilizzo della tecnologia Knit, il problema della latenza del calore all’interno della calzatura è quasi scomparso. O meglio, abbiamo dato il via ad un nuovo modo di interpretare la calzatura per il ciclismo e tutto quello che riguarda il comfort, una ventilazione costante e anche l’abbinamento ottimale tra piede e tomaia. Inoltre si lavora anche sui punti di pressione. Credo che il processo evolutivo abbia ancora diversi margini di miglioramento e vedremo un ulteriore progresso in futuro. Inoltre è dovuta una precisazione: quando i corridori vanno sulle strade della Grande Boucle o corrono nei mesi estivi centrali, la temperatura dell’asfalto arriva a 50°C eed è difficile da combattere. Non è un semplice dettaglio».

Dietro ad una scarpa c’è molto da racontare (foto Q36.5)
Dietro ad una scarpa c’è molto da racontare (foto Q36.5)
Fate collimare ricerca e feedback degli atleti?

BERGAMO (Q36.5): «Tomaie e suole sono determinanti nella creazione di una scarpa che sia globalmente adattabile alle differenti conformazioni fisiche. Seguendo il principio dei “three points of contact” di Q36.5, siamo naturalmente molto attenti anche ad altri fattori quali solette e tipologia di chiusure che possono impattare in modo determinante. Naturalmente quando si portano questi concetti agli estremi, come nel caso degli atleti professionisti, si innesca un processo che porta a spingersi ad un livello di dettaglio estremamente più profondo».

MINALI (DMT): «Grazie ai feedback degli atleti cerchiamo di mettere in pratica alcune soluzioni, ma anche di fornire delle alternative, perché i corridori sono diversi. In Diamant il lavoro di modellismo che viene fatto è enorme. Ogni modello viene provato dai professionisti e poi viene riportato ad una produzione su larga scala. Ne è un esempio la calzatura con i lacci usata da Pogacar, quando ha vinto il primo Tour. Si trattava semplicemente di una prova e non era in produzione. Gli avevamo consegnato la calzatura poco tempo prima che andasse in Francia».

Tour 2020, Pogacar indossa le DMT con i lacci, allora un prototipo

Tour 2020, Pogacar indossa le DMT con i lacci, allora un prototipo
Calore eccessivo alle estremità del corpo, ci sono delle conseguenze?

BERGAMO (Q36.5): «Certamente, si parte da una semplice sensazione di fastidio, che rappresenta un elemento di stress e di distrazione da non sottovalutare quando si sta esprimendo un gesto atletico, sino ad arrivare a perdite di sensibilità che sono estremamente pericolose e penalizzanti».

MINALI (DMT): «Una volta si diceva che con il male ai piedi non si andava avanti. Molto è cambiato, nelle forme e nei materiali, nel modo di costruire le scarpe e fare bene quelle per i ciclisti non è facile. Ma il vecchio adagio rimane sempre valido ed attuale».

Avete notato delle correlazioni tra l’aumento della temperatura e la forma del piede?

BERGAMO (Q36.5): «Non c’è una correlazione diretta. La nostra esperienza ci porta piuttosto a considerare l’aumento della temperatura su tutte le parti terminali, mani e piedi, come una conseguenza di un non corretto scambio d’aria. Questo influisce sulla capacità del corpo di adattarsi al cambiamento del clima esterno o delle condizioni interne dovute alle dinamiche di corsa».

MINALI (DMT): «Non c’è un collegamento diretto tra i due fattori. Quello che abbiamo notato è un cambio radicale della forma dei piedi, che sono sempre più magri ed asciutti, quasi allungati. Sono sempre di più gli atleti che mostrano questa evoluzione».

Le suole in carbonio e l’utilizzo di alcune tipologie di plantari personalizzati influiscono sulla temperatura interna alla scarpa?

BERGAMO (Q36.5): «Sicuramente i materiali hanno una rilevanza fondamentale, ma è altrettanto evidente che ci sono alcuni elementi ormai divenuti imprescindibili per gli atleti, come la suola in carbonio o il plantare personalizzato. E’ nostro compito trovare il modo di renderli efficienti anche in termini di gestione del calore».

MINALI (DMT): «Certamente. Le suole in carbonio non dissipano calore e sono molto rigide. Questa rigidità, tanto richiesta dai corridori, ha un prezzo. Si traduce in microsfregamenti che generano attrito e calore. La stessa cosa vale per i plantari, anche se in questo caso è sempre necessario considerare il materiale di costruzione, ma di sicuro non aiutano a rinfrescare».

In che modo si può intervenire per mantenere uno stato di comfort ottimale anche durante la stagione più calda?

BERGAMO (Q36.5): «Estremo caldo o estremo freddo non sono molto diversi da condizioni di clima mite quando si parla di comfort. Il principio è quello di garantire al piede di essere correttamente inglobato dal sistema scarpa, suola/tomaia, per scongiurare e allontanare il più possibile fenomeni di alterazione del sistema nervoso periferico. Quando il piede si trova in una condizione di corretta trasmissione nervosa e affluenza sanguigna si scongiura qualsiasi forma di discomfort».

MINALI (DMT): «L’aria deve circolare costantemente. Il calore prodotto dal piede, il vapore ed il sudore non devono bagnare la tomaia e devono uscire. Ovviamente si parla di materiali che lo rendono possibile e mi rifaccio allo Knit. Poi si può parlare di forme e delle soggettività degli atleti, ma una ventilazione costante dell’estremità corporea non deve essere sacrificata. Questa affermazione è valida per la stagione estiva, ma anche nel corso di quella fredda, perché una tomaia che non si inzuppa di sudore non si raffredda e non fa ghiacciare i piedi».