M9 SPORT ha base in Veneto, ma fu creata in Francia. La M era l’iniziale del fondatore, Jean Martinage, tanto che la prima denominazione fu M9 Martinage. Il 9 sta a significare la parola Nuovo, giacché in francese “neuf” si scrive esattamente come il numero. Il passaggio in Italia avviene nel 2016, all’incontro con la famiglia Volpato e il Gruppo Belief di Castelfranco Veneto: l’anno dopo avviene la fusione e M9 diventa un marchio italiano.
Oggi dopo 5 anni di lavoro, M9 SPORT ha integrato nuove linee di abbigliamento. Sono state ridisegnate, migliorate e aggiunti nuovi articoli, ora è possibile avere la personalizzazione per gli sport invernali e attività sportive professionali e amatoriali di nicchia.
Il Body Race
Un esempio che ben descrive la produzione di M9 SPORT è il Body Race. Il body non è più una novità. I professionisti hanno iniziato a usarlo prima nelle gare veloci, poi anche sulle salite. Cercando leggerezza e aerodinamica, questa scelta (che prima era limitata alle crono) è diventata ricorrente. Ma la sorpresa più grande, leggendo fra le righe, è scoprire il nome di chi l’ha disegnato: Gianmarco Agostini, un nome che riapre una porta chiusa da anni. La memoria va un’intervista inattesa e toccante di vent’anni fa, quando nel velodromo di Forlì ci imbattemmo proprio in “Ago”, al rientro dopo un intervento al cervello.
Da quanto lavori con M9?
Saranno tre anni. Sono responsabile commerciale e mi trovo bene. Faccio anche lo sviluppo dei prodotti. Abbiamo un rapporto come tra fratelli, si lavora bene.
Sviluppo prodotto significa che usi il body in gara, gli altri lo vedono e te lo chiedono?
Per chi fa il mio lavoro, è indispensabile stare in mezzo. Il fatto di avere un body apribile completamente piace e le squadre amatoriali di alto livello hanno equipaggiamento da professionisti. Perciò è brutto vedere la maglia che sventola quando è caldo, mentre è bello avere un body che se anche lo apri tutto resta lì. Il Body Race ha taglio Fit e aderisce perfettamente al corpo, garantendo comfort ottimale in tutte le taglie. Il fondello è ottimo per le lunghe percorrenze e questo unito alla grande traspirabilità, fa di questo body un grande strumento da gara per l’estate.
Anche i tessuti sono a livello pro’?
Si è puntato su diversi tipi di materia prima in base ai pannelli da cui è composto il body. Si parla di Lycra microfibra bielastica, tessuto in Lycra calandrato e uno in rete, poi Zip anteriore e fondo gamba taglio vivo con supporto interno antiscivolo. Il tessuto è leggero, bielastico, traspirante ed è stato completato da una tasca con il porta numero, così non lo rovini e non lo buchi con le spille da balia. Avere la tasca per il numero è utile. Per lo stesso motivo, l’abbiamo prevista anche sulla maglia.
Una storia esemplare
La storia invece racconta che Gianmarco è pronto per passare professionista. Ha corso tre mondiali e c’è da aspettare Barcellona 92 perché scada il blocco olimpico e lui possa diventare un pro’ al pari di Bartoli, Pantani, Belli, Casagrande e i ragazzi della sua età. Però in un giorno del 1991 inizia a sentire forte dolore alla testa, al punto che non riesce a salire in bici. Prima gli parlano di sinusite, ma quando va in ospedale per un controllo più serio, la tac una massa tumorale che preme sul cervello, impedendo il flusso dei liquidi e provocando lancinanti mal di testa con perdita di equilibrio e stabilità.
Il primo intervento non va a buon fine. Lui vorrebbe tornare a correre, circondato dall’affetto dei compagni di nazionale, invece deve operarsi per la seconda volta. Più di 10 ore di intervento, cui seguono due giorni di coma indotto. Ma Ago non molla. Torna in bici. Sarà riserva del quartetto a Barcellona, vince il tricolore di specialità nel 1996 e da allora non si ferma più.
Non sei ancora stufo di far fatica?
No, anzi mi permette di non ingrassare. Faccio ancora sui 30 mila chilometri l’anno e una media fra 120 e 130 gare, vincendone fra 70 e 80.
Usi sempre il body?
D’estate sì. E devo dire che le mie scelte sono molto seguite. Ma per restare ad alto livello c’è da fare la vita. Chiaro che ci sono differenze rispetto a quando preparavo il mondiale. Se allora andava male, la delusione era tanta, mentre qui adesso mi cambia poco. Ma resta il bello di essere tornato dopo quello che ho passato e il tipo di messaggio che lascio in giro.
Quale messaggio?
Quando sono tornato ho vinto la Coppa del mondo e mi piace l’idea di essere diventato un esempio per persone che stanno ancora vivendo quello che ho passato io. Ne parlo poco, perché certe cose si fanno e non si dicono, ma ne vado molto orgoglioso. Mi vedono come speranza, è una gran cosa. Ma adesso scusate, s’è fatto tardi, infilo il mio body M9 Race, metto il numero e vado a correre.