Rudy Project Egos, lo abbiamo provato

12.10.2022
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Sonny Colbrelli ci spiega le peculiarità di Rudy Project Egos

Rudy Project Egos è l’ultima nato dell’azienda veneta, una casco che racchiude diversi concetti votati a massimizzare la ventilazione, il comfort e la cura di ogni dettaglio, come vuole la tradizione Rudy Project.

E’ leggero, con i suoi 251 grammi rilevati nella taglia 55/59, ha una calzata profonda il giusto, non copre l’orizzonte e il sistema di chiusura distribuisce le forze lungo tutto il perimetro. Entriamo nel dettaglio.

Sonny Colbrelli, testimonial d’eccezione, ha contribuito allo sviluppo del casco
Sonny Colbrelli, testimonial d’eccezione, ha contribuito allo sviluppo del casco

Feritoie ed estrattori di aria con un unico obiettivo

L’obiettivo principale è quello di far collimare un ingresso continuo di aria, far sì che questo crei un flusso continuo e che agevoli l’uscita dell’aria calda, oltre che del vapore prodotto durante lo sforzo.

Può sembrare un concetto banale e invece non lo è per nulla. Al contrario di molti caschi di questa categoria, l’Egos di Rudy Project non è stato sviluppato solo per massimizzare il flusso dell’aria che entra frontalmente, ma per sfruttare anche le potenzialità delle feritoie laterali e posteriori, per far uscire ed entrare l’aria in maniera costante.

Le stesse aperture sono differenziate e seguono perfettamente la forma ed il design del casco che, per impatto estetico, risulta arrotondato e compatto. E’ gratificante una volta indossato, perché non ha delle sporgenze esagerate, sul fronte, ai lati e sul retro. Sopra le orecchie lascia dello spazio utile per inserire gli occhiali, senza che questi interferiscano con il filler di chiusura.

La sicurezza non è un optional

Come scritto in precedenza, Rudy Project Egos ha una forma piuttosto arrotondata e la sicurezza ne guadagna. Aumenta il potere di scivolamento del casco in caso di impatto, ne guadagna l’efficienza aerodinamica e anche il valore alla bilancia è contenuto. Il casco appare molto sostanzioso e nulla è lasciato al caso.

Tutto d’un pezzo

Il mold interno e la calotta esterna sembrano una fusione unica. Quello che spesso definiamo come polistirolo non sporge sulla parte della fronte e in nessun’altra sezione laterale, tutte rivestite dalla copertura.

In termini di longevità e bontà costruttiva, ma anche al tatto, il casco offre tanta sostanza, un fattore rassicurante fin dalla prima volta che lo si prende in mano. E poi c’è quel sistema di regolazione della calzata, che attraverso il rotore si sviluppa tutto intorno.

La gabbia posteriore è ancorata al mold ed è regolabile in altezza. Qui non ci sono imbottiture e si azzera il rischio di accumulare sudore. La chiusura del rotore genera inevitabilmente delle forze, ben spalmate lungo il perimetro del casco grazie al filler e al piccolo frame davanti. Significa che tutto il contorno di Egos è interessato alla fase di chiusura e questo è un vantaggio enorme, per il comfort, per la sicurezza e per la personalizzazione. Cosa significa? Significa che non c’è solo un punto, o due parti dove la chiusura preme sul casco e sulla testa.

Le imbottiture, abbiamo utilizzato quelle senza la retina anti-insetto, sono spesse e sagomate. Non accumulano sudore.

Il posizionamento laterale di Egos
Il posizionamento laterale di Egos

In conclusione

Rudy Project Egos può diventare un assoluto riferimento della categoria e le sue forme “morbide” lo rendono ampiamente sfruttabile anche da chi non ha l’agonismo come obiettivo principale.

Nonostante il posizionamento nella fascia top level del mercato, non è un casco impegnativo che ha bisogno di un periodo per acquisire la giusta confidenza e settarlo in modo corretto. Egos, si indossa, si regola nelle fibbie e nel rotore ed il gioco è fatto. La chiusura con il morsetto magnetico è tanta roba; fa tutto da sola.

E poi è bello da vedere indossato, perché il suo design asciutto nella parte centrale/frontale e il leggero abbassamento della coda, danno una completezza ottimale dell’immagine che trasmette il ciclista.