Cervélo R5, la quarta generazione di una bici che vince da sempre. Cosa si può raccontare di un mezzo che ha contribuito alla vittoria nei tre grandi giri e in alcune tra le frazioni più impegnative?
In realtà c’è molto da spiegare, perché ancora una volta la R5 è diversa da tutte le altre bici specifiche per la salita. Lo è per le quote geometriche, lo è grazie ad ogni comparto che mostra delle asimmetrie non comuni, ma lo è anche per quello che esprime nelle discese tecniche. Andiamo a snocciolare la nostra prova.
Per il test una taglia 54
Una bicicletta poco “upgradabile” e che va bene così come è, come direbbe uno… smanettone della bicicletta. Lo è per tutto quello che concerne l’allestimento (da sogno), lo è anche in fatto di prestazioni, sottolineando il fatto che si tratta di un prodotto con la vocazione alla salita, percorsi duri e tecnici.
Telaio e forcella Cervélo R5, così come Cervélo sono anche l’attacco manubrio e la piega (entrambi in carbonio). La seconda ha un profilo alare nella sezione superiore, comodo ed efficace anche quando si sfrutta la “posizione da salita” per lunghi periodi. Inoltre ha una buona ergonomia della curvatura, una sorta di compact ampiamente sfruttabile quando ci si spinge ad una presa ribassata. Fa parte del pacchetto anche il reggisella (full carbon, tranne il morsetto di chiusura), con una forma a D molto pronunciata. Tornando invece al telaio, questo ha la scatola centrale BBRight, con una larghezza di 73 millimetri. Con il passare degli anni Cervélo ha mantenuto questa soluzione, capace di garantire grande rigidità del comparto e di sostenere le diverse parti asimmetriche.
Il piantone ha una forma che cambia completamente nel suo percorso, rotonda in alto e quasi squadrata nella zona bassa di innesto. Diversi, l’uno dall’altro anche i foderi del carro, non solo per design, ma anche in fatto di volumi. Un’asimmetria appena pronunciata si nota anche nella forcella.
La trasmissione è Shimano Dura Ace (52-36 e 11-30), la sella è di Selle Italia, versione Flite Boost Superflow Kit carbonio. Molto interessante il comparto ruote, con le Reserve 34/37, assemblate con i mozzi DT Swiss 240 con disegno Spline. I cerchi sono in carbonio, hanno il profilo differenziato tra avantreno e retrotreno, ma è diversa anche la larghezza del canale interno: rispettivamente 23 e 22 millimetri. Non solo, le ruote Reserve sono tra le pochissime (con tutta probabilità le uniche) a fornire il dato ERD (visibile sul cerchio). Questa misura identifica le due estremità (da nipplo a nipplo) del cerchio.
Il valore alla bilancia di questa fuoriserie è di 6,84 chilogrammi (senza pedali), per un prezzo di listino di 12.499 euro.
La differenza in discesa
E’ come andare in un binario. In salita la differenza viene fatta dalla combinazione tra le gambe del ciclista ed il mezzo meccanico. In discesa il gap si apre grazie al manico (e al pelo sullo stomaco) che però deve trovare un giusto riscontro con la stabilità della bici. Precisa e stabile, ma anche veloce, facile e con una precisione che lascia di stucco.
Cervélo R5 è anche questo e non è banale per una bici tanto leggera. A volte capita che il peso ridotto si tramuti in vibrazioni e imprecisione alle velocità elevate, qui invece non c’è nulla di negativo, anche quando il tachimetro raggiunge valori importanti.
A suo modo, è comoda
Una sorta di comfort arriva dalla geometria. Non è troppo bassa, non è troppo alta sull’anteriore, tant’è vero che lo stack (taglia per taglia) è un compromesso ottimale, così come lo è la lunghezza dell’orizzontale.
Gli angoli, dello sterzo e del piantone, entrambi a 73°, aiutano a questa “sensazione di equilibrio” costante. Non si è mai troppo “tirati” in sella, anche dopo diverse ore di attività e soprattutto quello del seat-tube permette di scaricare bene il peso verso la ruota posteriore, lasciando l’articolazione dell’anca aperta e scarica. La geometria fa la differenza.
In conclusione
La Cervélo R5 mette insieme e mescola in modo eccellente i tre aspetti tecnici più ricercati per le bici votate alla salita. Leggerezza e comfort, ma anche quel rapporto tra rigidità e peso. Non di rado il primo ed il terzo sopprimono il secondo, lo mascherano e lo nascondono per via di una geometria estremizzata, in questo caso invece, proprio la geometria tende ad amplificare la bontà delle tre differenti sfaccettature.
Una R5 non metterà mai in crisi chi la guida, non risulterà mai una bici prepotente e troppo “pepata”. Può essere veloce (non come la S5), ma anche tranquilla durante le sgambate di scarico.