Su il velo sulle RS4DB di Deda. Il segreto è (anche) nel mozzo

01.11.2021
6 min
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Casa Deda, autorizzazioni da riempire per entrare, poi la solita calda accoglienza da parte di Gianluca Cattaneo e Davide Guntri. Davanti, su un tavolo che per un giorno fa da catalogo, le novità 2022, anticipate per noi di bici.PRO, che da oggi sono pubblicabili. C’è da leccarsi i baffi davanti alle nuove ruote RS4DB, al manubrio Superzero RS e alla sua versione gravel. Sempre per il gravel, facendo uno strappo alla regola, vi avevamo già raccontato del manubrio e delle ruote Gera Alloy utilizzate dalla Bardiani-Csf alla Serenissima Gravel di dieci giorni fa.

La mission di Deda

«Il nostro viaggio continua a braccetto con i team dei pro’ – spiega Cattaneo, direttore commerciale di Deda Elementi – non solo per marketing, ma soprattutto per lo sviluppo. Quello che arriva ai consumatori nasce da queste collaborazioni. A monte di tutto, c’è la sostenibilità del progetto, con la riduzione progressiva dei materiali di cui si può fare a meno. Il packaging si fa con carta certificata 100% FSC (Forest Stewardship Council, ndr), che proviene da foreste gestite, mentre entro il 2025 puntiamo a ridurre l’uso della plastica di un 50 per cento, per eliminarla del tutto entro il 2030».

Bicicletta e ambiente, il binomio è indissolubile. E queste mascherine e la ventata di voler vivere green che si è sollevata dopo il Covid rende l’impegno ancor più apprezzabile. Ma veniamo alle ruote, che al primo sguardo hanno già qualcosa di affascinante.

RS4DB peso piuma

Le RS4DB sono leggere, ecco la prima cosa da dire prendendole in mano. Leggere e piene di contenuti tecnologici importanti. La coppia pesa 1.340 grammi e come tutte le ruote per copertoncini nascono tubeless ready.

Fra gli accorgimenti che ne puliscono la linea e incrementano l’aerodinamica e la rigidità, i nipples interni svolgono la loro parte, così come il perno passante da 12 millimetri e il mozzo center lock ugualmente molto leggero.

E proprio il mozzo è il primo zoom del giorno. Cattaneo spiega, gli appunti riempiono il taccuino.

«Il mozzo – dice – è stato alleggerito di 80 grammi rispetto alla serie SL. Le flange sono state ridotte e sul corpo è stata eseguita una rigatura (rifling deisgn, secondo il concetto che c’è alla base delle rigature nelle canne dei fucili, ndr) che stabilizza il flusso d’aria e spinge la ruota verso il basso, migliorando l’aerodinamica e amplificando l’effetto Magnus (deportanza della ruota) per una maggiore stabilità a velocità elevate».

L’anima del mozzo

Ciò che più piace del mozzo posteriore è il sistema grazie al quale funziona. All’interno della cassetta si trovano infatti due ghiere dentate (ratchet) dai diametri diversi che nel momento della trazione si innestano una sull’altra. La più piccola si trova nel corpo della ruota libera, mentre quella più grande si trova all’interno della flangia del mozzo. 

Questo alleggerisce l’insieme del 16 per cento rispetto al mozzo precedente. Il risultato che ne consegue è un miglior rotolamento grazie alla riduzione dell’attrito interno, mentre sul fronte della manutenzione non è più necessario disporre di attrezzi specifici.

Spessori variabili

Il cerchio è un altro bell’esempio di studio. Grazie alla tecnologia con cui viene stampato, ha spessori differenziati, che diventano più consistenti in prossimità dei nipples (56 millmetri) e più sottili nei tratti intermedi, permettendo come detto di contenere il peso e di migliorare l’inerzia della ruota. Il profilo della ruota è di 38 millimetri, con larghezza esterna di 26 e interna di 19.

Brevetto di Alpina

Raggi e nipples sono frutto di una collaudata partnership di Deda con Alpina Raggi, ben nota nel ciclismo, ma ancor più solida nel mondo moto. E proprio qui, nel regno delle vibrazioni più violente e continue, è stato brevettato il sistema anti-svitamento esportato in queste ruote.

Il nipple, esagonale come tradizione vuole, ha infatti dentro un pallino di gomma che impedisce la rotazione non voluta, come accade ad esempio con i dadi autobloccanti al cui interno si trova il classico anello di poliammide. Per consentire la corretta manutenzione, Deda Elementi fornisce alle officine una valigetta con tutti i ricambi necessari.

Zero compromessi

Le RS4DB hanno 24 raggi incrociati in terza come tutte le ruote per dischi di Deda e utilizzano lo stesso carbonio sia che si tratti di modelli a disco, sia per rim-brakes.

«Il mercato – spiega Cattaneo – si sposta decisamente verso i freni a disco. Ugualmente abbiamo ancora due ruote disegnate per freni tradizionali, di cui c’è ancora richiesta. Mentre sul fronte delle ruote per tubolari, le facciamo ormai soltanto per freni a disco. La differenza sul fronte del carbonio è che nelle ruote a disco la pelle esterna è di semplice copertura, mentre nel caso di rim-brakes, essa dovrà comprendere anche la pista frenante».

La finitura esterna è lucida, senza più l’assillo di un tempo di far vedere le trama della fibra per rassicurare che si trattasse effettivamente di carbonio.

«Abbiamo ottenuto una bella riduzione di peso – chiude Cattaneo – ma potremmo scendere di altri 50 grammi senza alcun compromesso con la sicurezza. Mentre uno dei prossimi step sarà estendere la tecnologia del mozzo RS sugli altri modelli di ruota».