Pioggia era prevista e pioggia è arrivata per l’ultima frazione del Tour of the Alps. Non c’è un freddo che morde alla partenza di Lienz, la temperatura è intorno ai 7 gradi: una situazione che potrebbe essere leggermente differente a ridosso degli scollinamenti, ma non è prevista la neve. Analizziamo alcune scelte tecniche, tra quelle che abbiamo visto sulle biciclette e relative all’abbigliamento dei corridori.
Il parafanghino, quasi un ricordo
Per un periodo è stato un must, utile soprattuto per chi utilizzava le “selle con il buco”. Ora è quasi sparito, lo usano davvero in pochi e quando si vede montato al foglio firma, non è scontato ritrovarlo al momento della partenza. E’ pur vero che rispetto al passato i capi tecnici fanno la differenza e adesso scendono verso la zona lombare e i glutei, rendendo “quasi” impermeabili queste zone del corpo. Il vecchio parafanghino diventa un impiccio.
Taccuino con le varie pressioni, corridore per corridore Tubeless con sezione da 25 per Puccio e ruote da 36 Controllo della pressione, c’è l’elettronica per tutti
Prima si controllano le gomme
Anche nelle condizioni di asfalto bagnato, le scelte si dividono tra tubolari e tubeless, ma è pur vero che la seconda opzione ha la meglio (per numero). Vanno per la maggiore i tubeless da 28, a prescindere dal team e dalla fornitura dello sponsor.
«Per noi i tubeless sono la normalità», dice Matteo Cornacchione del Team Ineos-Grenadiers. «Le scelta del profilo delle ruote è soggettiva, quasi tutti gli atleti usano il tubeless da 28, ad eccezione di “Salva” (Salvatore Puccio) che usa una sezione da 25. In una condizione come quella di oggi la pressione varia fra 4 e 5 atmosfere. Generalizzando si abbassa di 0,3/0,4, rispetto all’asciutto».
Il grasso è “tirato” con le mani sulla catena Grasso bianco per la catena
Il grasso è “tirato” con le mani sulla catena Grasso bianco per la catena
I tubolari li troviamo tra le 6 e 7 atmosfere. Dipende molto dalla natura del prodotto, se con carcassa sintetica e/o di cotone. Abbiamo notato i team supportati da Vittoria, con i tubolari gonfiati anche oltre le 7 bar. Notoriamente lo pneumatico Vittoria è elastico e morbido. Di poco superiore alle 6 bar per i Continental, per fare un altro esempio: tubolare con struttura sintetica e “più tosto” rispetto ad un Vittoria.
Poi tocca alla catena
L’extra lavoro dei meccanici è legato anche ad una lubrificazione aggiuntiva delle catene e di alcuni comparti della trasmissione. Viene usato anche del grasso bianco, non solo dei lubrificanti a goccia.
Il the caldo è sostituito dagli integratori
«Una volta i corridori chiedevano il the caldo, anche prima della partenza – afferma Cenghialta, diesse del Team Astana – ora ci sono gli integratori per ogni momento e questi hanno sostituito anche quelle vecchie abitudini. Non c’è una scelta specifica per il freddo».
Le giacche anti-pioggia, usate al 101% Giacche Giordana del Team Astana, con le mezze maniche Il parco delle scelte in fatto di copriscarpe Molto utilizzati, quasi ambiti, i copriscarpe VeloToze, super sottili e waterproof Non molti con i guanti lunghi “spessi” Bilbao con i guantini estivi
Le giacche anti-pioggia, usate al 101% Giacche Giordana del Team Astana, con le mezze maniche Il parco delle scelte in fatto di copriscarpe Molto utilizzati, quasi ambiti, i copriscarpe VeloToze, super sottili e waterproof Non molti con i guanti lunghi “spessi” Bilbao con i guantini estivi
E poi l’abbigliamento, fra tecnologia e brand
Capi tecnici sempre più leggeri e sottili, al tempo stesso caldi, confortevoli e protettivi. Guardi i corridori in una giornata di pioggia e capisci veramente quanto valgono le preferenze dell’atleta, così come la fornitura dei materiali che ha a disposizione.
Ci sono le giacche tutte d’un pezzo, quelle che lasciano scoperto l’avambraccio (ma viene indossato un manicotto waterproof) e tutti con le salopette leggere, non termiche (comunque davvero rare e indossate da pochi).
In pochi con i gambali alla partenza, ma l’odore di olii riscaldanti invade la zona dello start.
Caschi tutti chiusi, sì e no. Ci sono le fasce riscaldanti sulla fronte e il cappellino (presenti anche quelli impermeabili) sotto casco. I copriscarpe waterproof, di tutte le taglie, misure ed altezze. Ancor più leggeri in futuro grazie a spray impermeabili protettivi? Nulla è impossibile.
Anton Palzer, lenti clear e casco RedBull Una salopette con inserti laterali in Dyneema
Anton Palzer, lenti clear e casco RedBull Una salopette con inserti laterali in Dyneema
Salopette anti-abrasioni e lenti neutre
La salopette con la pannellatura laterale in Dyneema (prodotta da DSM) non è una novità in senso assoluto, soluzione già utilizzata in passato da Craft. Il tessuto Dyneema è utilizzato anche per le calzature, è particolarmente resistente alle abrasioni ed è meno elastico rispetto ad una fibra di Lycra. In caso di caduta e conseguente scivolamento sull’asfalto non si strappa e protegge la cute. E’ utilizzata da Etxeondo.
Un altro fattore molto soggettivo è la scelta delle lenti, molti con le neutre, qualcuno con le fumé e adattative, in pochi con le scure.