Matteo Malucelli, sprint, XDS-Astana, Langkawi 2025

Meno watt, più aerodinamica. Il nuovo setup di Malucelli in volata

05.10.2025
6 min
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Oggi si conclude il Tour de Langkawi e anche se si è ritirato, uno dei protagonisti assoluti è stato Matteo Malucelli. L’atleta della XDS-Astana, purtroppo ha dovuto alzare bandiera bianca a seguito di una caduta avvenuta nel corso della sesta tappa. Una caduta che sul momento sembrava aver avuto conseguenze tremende.

«Ho sbattuto fortissimo la tibia sul manubrio – racconta Malucelli – e si è subito gonfiata tantissimo, non riuscivo ad appoggiarla. Credevo, e me lo diceva anche il medico della corsa, che la gamba fosse spezzata. Invece poi le lastre non hanno evidenziato fratture, ma solo un’enorme contusione. In ogni caso non sarei stato in grado di completare la tappa».

Detto questo, quel che ci ha colpito di Malucelli è stato il suo modo di sprintare: schiacciatissimo e uscendo all’ultimo dalla scia. Il “Malu” è da sempre un corridore molto tecnico, attento ai dettagli (e come potrebbe essere altrimenti, visto che è anche un ingegnere?) e durante questo Langkawi, ma anche in quello dell’anno scorso, non ha vinto tre tappe (e in una ha fatto secondo) per caso. Magari senza il ritiro stavolta il bottino sarebbe stato anche maggiore.

Matteo a terra, assistito dal diesse Renshaw, durante la 6ª tappa del Langkawi (foto Instagram Petronas TdL)
Matteo a terra, assistito dal diesse Renshaw, durante la 6ª tappa del Langkawi (foto Instagram Petronas TdL)
Dunque Matteo, al netto della caduta che fortunatamente è stata meno grave di quanto sembrava, parliamo dei tuoi sprint. Hai cambiato qualcosa nella posizione? Ci sei parso più schiacciato del solito…

Se parliamo di setup della bici non ho cambiato nulla, la bici e le misure sono le stesse che avevo ad inizio anno, però è vero che ho rivisto qualcosina nella posizione della volata. Mi sono accorto che l’aerodinamica vince anche sui watt.

Spiegaci bene, ingegnere!

Ho trovato, anzi ho sperimentato una posizione più aerodinamica con la quale, pur facendo qualche watt in meno, riesco ad essere un po’ più veloce. E alla fine in uno sprint quel che conta è la velocità. Sono consapevole che questa posizione non mi consente di esprimere i miei valori massimi, anche se comunque ci siamo vicini, ma è più efficiente. In poche parole, meglio perdere 20 watt ma andare a 71 all’ora anziché a 70.

E come ci sei arrivato?

Tutto nasce dalle sensazioni che avevo in allenamento. Provando piccole variazioni di posizione, mi sembrava di essere più veloce. Così ho provato più volte, ho iniziato a guardare meglio gli strumenti e stare più schiacciato con le spalle e buttato più avanti in effetti mi dava qualcosa in più in termini di velocità. Invece stando più alto riuscivo a fare più forza, a spingere di più anche in trazione con le braccia, ma perdevo qualcosa ai fini della velocità di punta.

In questa volata si nota come Malucelli sia nettamente più schiacciato rispetto agli altri. Qui la testa era relativamente alta
In questa volata si nota come Malucelli sia nettamente più schiacciato rispetto agli altri. Qui la testa era relativamente alta
Vai avanti…

Ho notato un’altra cosa: la posizione della testa. Appena la abbasso sembra proprio di accelerare, di essere risucchiati dall’aria.

Secondo te di che percentuali di miglioramento parliamo?

Difficile, se non impossibile dirlo. Potrei dire che siamo nell’ordine di un chilometro orario in più, forse anche meno, ma è quello che ti fa vincere o perdere una volata. E’ soprattutto una sensazione di velocità. Al Langkawi per esempio, quando avevo la maglia di leader o quella della classifica a punti, sentivo che era meno aero, che sventolava a certe velocità, e così provi ogni cosa per cercare di migliorare, limare, guadagnare quel mezzo chilometro orario in più. Per esempio metto la radio sul petto e non sulle spalle perché così è più aero.

Noi in effetti, soprattutto nel secondo sprint ti abbiamo visto davvero schiacciato. Come il Cavendish dei tempi migliori. Abbiamo pensato che ne avessi parlato con Anatsopoulos, il tecnico che seguiva Cav e che da qualche tempo è alla XDS-Astana…

No, no… Ho fatto io. A dire il vero già qualche tempo fa avevo provato a fare dei test con il sensore CdA, quello che usano i cronoman, per capirci. Solo che loro eliminano tante variabili facendolo in pista e potendosi mettere su watt prestabiliti. Mi spiego: si mettono a 300 watt con una posizione e vedono a quanto vanno. Poi cambiano qualcosa, si rimettono a 300 watt e se prima andavano a 49 all’ora e poi a 50 vuol dire che quella modifica, che sia di posizione, di materiali o di misure della bici, è giusta. Per noi velocisti è diverso. Ogni sprint richiede uno sforzo massimale e ognuno varia. Magari nel primo faccio 1.312 watt, nel secondo 1.380, nel terzo 1.360… e fare certe valutazioni diventa più complicato. Tanto più che non ho la possibilità di andare in pista.

Un’immagine che ritrae Malucelli durante uno sprint in allenamento. Si nota bene la sua posizione bassa e compattissima
Un’immagine che ritrae Malucelli durante uno sprint in allenamento. Si nota bene la sua posizione bassa e compattissima
Altra cosa che abbiamo notato in questi tuoi sprint malesi è il fatto che sei stato parecchio in piedi. Anche prima di lanciare lo sprint finale vero e proprio. E’ così?

Sì, questo perché ho notato che col tempo ho perso un po’ di esplosività. Ho 32 anni, non che sia vecchio, però qualcosa cambia in termini di forza veloce. Stando già in piedi quando ancora sono a ruota fa sì che possa accelerare prima ed essere più pronto anche in termini di riflessi. Però attenzione…

A cosa?

Questa tattica dello stare in piedi prima e più a lungo è possibile attuarla magari in gare come Malesia, Taihu Lake… dove i percorsi sono molto facili. In Belgio o in Europa è molto più complicato se non impossibile. Lì arrivi nel finale che sei già stanco, a tutta. E allora devi risparmiare al massimo ogni grammo di energia e alzarti proprio alla fine.

X-Lab AD9
La X-Lab AD9 di Malucelli. Misure e quote molto ridotte per essere super reattivo
X-Lab AD9
La X-Lab AD9 di Malucelli. Misure e quote molto ridotte per essere super reattivo
Chi era il tuo ultimo uomo in Malesia, perché anche la squadra conta…

Assolutamente conta. In Malesia il leadout era Aaron Gate. Lui ha una buona accelerata, da vero pistard, ma gli serve spazio. Però devo dire che in generale quest’anno ho avuto dei compagni che nel peggiore dei casi mi hanno consentito di arrivare bene all’ultimo chilometro, nei migliori addirittura ai 150 metri. E vuol dire molto. Almeno fin lì ti sei stressato meno, hai sprecato meno energie. Gli altri anni restavo spesso solo ai -4 o -5…

Ultima domanda, Matteo: prima hai detto che le misure della tua X-Lab sono identiche. Ci ricordi la tua taglia?

Uso una bici molto piccola, una 49, una XS (Malucelli è alto 171 centimenti, ndr). E’ rigidissima e attacco da 110 millimetri. Sono compattissimo. Per il resto: ruote da 60 millimetri e 54×11.