La stagione è finita e c’è l’inventario da fare. I ritmi non sono quelli del periodo delle corse, ma il lavoro da fare è tanto e i primi ritiri collegiali sono alle porte.
Abbiamo ascoltato tre meccanici WorldTour, tre persone di riferimento nei rispettivi team di appartenenza, in merito alla gestione dei materiali vecchi e nuovi. La parola a Giuseppe Archetti del Team UAE Emirates, Ronny Baron Team Bahrain-Victorious e Fausto Oppici del Team Bike Exchange-Jayco.
Cosa succede nel magazzino di un grande team quando finisce la stagione?
ARCHETTI: «Dopo Il Lombardia, la prima cosa è consegnare le bici ai nuovi corridori. Considerando che già a dicembre abbiamo il primo collegiale, c’è poco tempo per inventariare e riorganizzare nel migliore dei modi. A prescindere da questo si tiene un camion già pronto come appoggio per il primo training camp: il mezzo è preparato per ogni evenienza. Si prende nota delle nuove forniture, anche per ottimizzare le suddivisioni per tutti i corridori».
BARON: «Noi abbiamo la fortuna di essere divisi sostanzialmente in due settori: il reparto corse e la parte logistica, con due staff distinti. Noi del reparto corse siamo sulle gare e in questo momento siamo più tranquilli. Quelli della logistica, che ora sono un po’ di più sotto pressione, devono riorganizzare il magazzino e tengono sotto controllo tutto quello che concerne le entrate e le uscite. Lo staff della logistica è anche quello destinato ad ordinare e gestire la programmazione del materiale. Bisogna considerare che un team WorldTour è un’azienda enorme ed è necessaria la gestione oculata di ogni singolo pezzo».
OPPICI: «Si cerca di capire quanti e quali materiali arriveranno, le tempistiche di consegna e tutto quello che è compreso nelle sponsorizzazioni tecniche. Questa è una sorta di base dalla quale partire e in questo viene incluso anche il materiale già in dotazione. Senza un cambio di sponsor, una parte del materiale viene lasciato o destinato ai corridori, in modo che abbiano già il prodotto sul quale lavorare. Ogni componente è oggetto di valutazione ed analisi, passaggi fondamentali che mirano alla massima efficienza».
Si fa l’inventario come al supermercato?
ARCHETTI: «Il team è un’azienda. Entrate ed uscite di materiali, carico e scarico, inclusi i resi, tutto deve quadrare alla lettera».
BARON: «Come detto prima, il team è una vera e propria azienda: di quelle grandi dove ognuno ha la sua mansione. Ci confrontiamo con dei numeri pazzeschi che è difficile immaginare ed ecco che diventa fondamentale tenere traccia nel dettaglio. Un esempio: quando si cambia un tubolare, si taglia la gomma e si butta, ma si tiene la valvola per dare traccia della sostituzione e questa corrisponde ad uno scarico nell’inventario».
OPPICI: «Si fa un inventario vero e proprio, tra il materiale utilizzato e quello che è rimasto in magazzino. Lo stesso inventario deve tenere conto anche dei materiali che arrivano dallo svuotamento dei camion, che sono delle vere e proprie officine viaggianti e contengono una quantità enorme di componenti. Ogni camion trasporta 25 bici da strada, 16 crono e un telaio di scorta per ogni misura. A questi vanno aggiunti la componentistica e dei surplus di componenti, magari quelli che sono soggetti alle rotture. Anno dopo anno, stagione dopo stagione, il materiale è sempre in aumento».
I pezzi, i componenti ed i materiali in genere tornano alle aziende, oppure restano al team?
ARCHETTI: «Per quanto concerne i componenti della bicicletta, nel nostro caso passa tutto da Colnago, quindi il nostro riferimento è Colnago. Torna tutto a loro».
BARON: «Passa tutto da Merida e quindi è direttamente l’azienda che decide il da farsi. Da parte nostra, facciamo il reso di ogni cosa. Tutto è categorizzato e schedulato. E poi viene fatta l’analisi dei materiali usurati. Forniamo un report che ci è utile per riordinare il materiale nuovo. Queste analisi talvolta ci vengono chieste dalle stesse aziende e sono utili per lo sviluppo dei prodotti».
OPPICI: «Le forniture sono parte di uno o più contratti che riguardano il team e gli sponsor tecnici. All’interno di questi contratti rientrano anche le gestioni a fine stagione ed eventualmente di fine contratto».
Quando inizia ad arrivare la nuova componentistica?
ARCHETTI: «A fine novembre abbiamo i nuovi materiali e man mano si attivano i diversi passaggi organizzativi. I prodotti che sono stati consegnati ai corridori intorno alla metà di ottobre fanno parte di uno stock di magazzino, appositamente dedicato a quelle operazioni. In questo modo i nuovi innesti hanno la possibilità di prendere confidenza con le nuove bici».
BARON: «In Bahrain-Victorious inizia ad arrivare tra la metà di ottobre ed i primi di novembre. Ad oggi ogni corridore ha già una bici 2023. Man mano il materiale viene integrato in magazzino in diversi passaggi ed ogni pezzo ha la sua destinazione».
OPPICI: «L’ideale sarebbe avere tutta la componentistica a novembre, ma è difficile immaginare uno scenario di questo genere. Nelle ultime stagioni la consegna dei prodotti nuovi si è dilatata, con ripercussioni sulla preparazione delle bici. Comunque i nuovi componenti iniziano ad arrivare a novembre, con diverse consegne che si protraggono anche a gennaio».
Cosa succede quando c’è un cambio di sponsor?
ARCHETTI: «I cambiamenti sono un’aggiunta alla normale routine e al lavoro. Fanno parte del gioco, fanno sì che il volume di lavoro aumenti, ma la realtà dei fatti è che se hai una buona organizzazione alle spalle, non c’è nulla di complicato».
BARON: «Di sicuro è un aumento di lavoro e un cambiamento di quella che possiamo considerare la normale routine. Ma talvolta è sufficiente la variazione di un prodotto e alcune specifiche, che sia un telaio, le ruote e tutto il sistema di lavoro cambia. Non di rado il cambiamento delle specifiche di un singolo pezzo, incide sul cambio della metodologia di lavoro».
OPPICI: «Le modalità di lavoro non vengono stravolte, perché il modus operandi è quello che ognuno di noi si porta dietro ormai da tanti anni. Di sicuro il cambio di sponsorizzazione e l’eventuale cambio delle biciclette porta ad un aumento esponenziale del lavoro. Le biciclette non arrivano montate e tutti i montaggi devono essere fatti da zero».
Qual’è la parte più rognosa di un passaggio da una stagione a quella successiva?
ARCHETTI: «Non esiste un’operazione più rognosa di un’altra, anche se tutto quello che è legato alla programmazione in vista della stagione successiva richiede tanto tempo e una gestione oculata, il più precisa possibile. Come dicevo poco fa, un team di ciclismo è una vera e propria azienda».
BARON: «Quando finisce la stagione agonistica si pensa già alla prossima e si riparte da zero. Probabilmente questa è la fase più stressante. Un team WorldTour, anche a causa della mole di materiali che muove e per le tante corse che ci sono in giro per il mondo, ha una quantità enorme di materiale che deve essere preparato e lavorato. Lavorando senza sosta, non è da escludere che noi dello staff dei meccanici andiamo a pari con il setting ottimale dell’officina al mese di maggio. Ovvio che molto dipende dalla consegna delle forniture. Il periodo Covid non ha aiutato ed ha amplificato la dispersione di energie e il dover rincorrere sempre la massima efficienza».
OPPICI: «A me dava particolarmente fastidio rifare l’accoppiamento tra ruote e tubolari, con quell’attenzione maniacale necessaria per il mastice. Ora questo si verifica in modo minore, perché i tubeless hanno cambiato la gestione del parco ruote. E poi il cambio totale delle biciclette, in particolare quelle da crono, decisamente complicate da montare e gestire».