Budapest, altri appunti dalla crono su quei manubri Deda

08.05.2022
3 min
Salva

Le biciclette da crono e i materiali specifici per questa disciplina suscitano un interesse particolare. Sono il frutto di ricerche estreme, che partono dai moduli virtuali di sviluppo, fino ad arrivare ai materiali. Nella seconda tappa, la crono di Budapest vinta da Simon Yates, ci hanno colpito le protesi Deda in dotazione ai Team UAE, Bardiani-CSF, DH-Androni e Lotto-Soudal. Il Giro d’Italia è anche questo.

Svettamento sella/gomiti molto contenuto sulla Colnago di Ulissi (foto Deda)
Svettamento sella/gomiti molto contenuto sulla Colnago di Ulissi (foto Deda)

Versatilità è la parola d’ordine

Il design e lo shape delle prolunghe da crono devono rispondere a caratteristiche specifiche, così pure la bici da crono nella sua totalità. Quello che si nota però, soprattutto facendo un confronto con il passato (neppure troppo lontano), è uno svettamento sempre più contenuto tra la sella e gli appoggi dei gomiti. Del resto nella crono non conta essere bassi, ripete ogni volta l’amico Adriano Malori, conta essere stretti.

«Per la crono di Budapest – dicono da Deda – in Bardiani hanno utilizzato le Jet1, montate sul modello TriBar. I ragazzi del Team UAE hanno usato le prolunghe Jet2, montate sul manubrio Colnago, specifico per la nuova bicicletta. La famiglia Jet è super ergonomica, ha una grande versatilità per quello che concerne le angolazioni, avanzamento e arretramento. Tutti aspetti fondamentali che diventano un vantaggio per il corridore e per la personalizzazione della posizione».

Le protesi Jet1 montate dalla Bardiani-CSF-Faizané (foto Deda)
Le protesi Jet1 montate dalla Bardiani-CSF-Faizané (foto Deda)

Tutte full carbon e con le ali

Entrambi i prodotti sono full carbon e gli appoggi dell’avambraccio hanno le ali rialzate. Le ali, oltre ad avere una funzione aero, diventano il naturale appoggio dell’avambraccio, dove l’atleta può anche scaricare la forza nelle fasi di spinta maggiormente intense. Oltre al poggia gomito, le protesi hanno una sorta di “contenitore” anche per i polsi, al pari del supporto per il device.

Le prolunghe da crono diventano sempre più una sorta di sostegno per il corridore e non solo “due bacchette da inforcare” per allungarsi sulla bicicletta.

Le bici da crono della Bardiani al controllo dei commissari UCI (foto Deda)
Le bici da crono della Bardiani al controllo dei commissari UCI (foto Deda)

Schiena orizzontale, diaframma libero

La differenza contenuta tra la sella e gli appoggi dei gomiti, permette al corridore di avere la schiena orizzontale e limitare la compressione del muscolo del diaframma. Oppure, quando il corridore porta i gomiti in basso, i terminali delle protesi puntano verso l’alto. In questo modo beneficia di un coefficiente aerodinamico migliore e il corpo lavora (tutto) in maniera equilibrata, sfruttando a pieno le gambe, la respirazione e “tirando” anche con la parte alta.