Ridley Noah Fast 3.0, parola a chi ha progettato la bici

28.01.2025
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Arriva in modo ufficiale la nuova bici aerodinamica di Ridley. La Noah Fast 3.0 sarà (insieme alla Falcn RS) il punto fermo per il Team Uno-X Mobility.

Cosa cambia rispetto alla Noah Fast delle generazione precedente? Quali sono i cardini della rinnovata piattaforma aero-bike di Ridley? Alcuni interessanti dietro le quinte della nuova Noah Fast raccontati da Bert Kenens, Product Manager del marchio belga.

La bici con la livrea ufficiale del team (foto Uno-X Mobility)
La bici con la livrea ufficiale del team (foto Uno-X Mobility)

Ridley Noah Fast, significa velocità ed aerodinamica

Che piaccia oppure no, chi produce biciclette deve spesso confrontarsi con regole diverse rispetto al passato e norme UCI che sono nuovamente cambiate.

«C’è l’applicazione 8:1 – ci racconta Kenens – che permette di costruire tubi fino a 8 volte più grandi e lunghi, rispetto al precedente standard 3:1. Si amplia la visione di design ed aerodinamica. UCI fornisce delle vere e proprie scatole ed il telaio della nuova bici deve starci dentro, I margini di errore sono limitati e la propensione verso l’aerodinamica è reale. La maggior parte dello sviluppo della Noah Fast è stato eseguito con i modelli CFD. Qualche migliaio di modelli, con la produzione successiva dei telai e manubri 3D portati nella galleria del vento, fino al telaio finale. La galleria del vento è interna all’azienda, quella della Bike Valley.

«Il CFD – prosegue Kenens – permette di quantificare il rapporto tra il peso e l’efficienza, con una valutazione che analizza anche quanto materiale si andrà ad usare. E’ preciso e ha dato modo inoltre di combinare profili simmetrici e asimmetrici delle tubazioni. Il cockpit e tutto lo sterzo sono le parti che colpiscono maggiormente. L’attacco manubrio ha l’obiettivo di diventare un tutt’uno con l’orizzontale in modo da minimizzare l’effetto drag negativo che normalmente si genera tra manubri e telai standard. Lo abbiamo richiesto ad uno dei nostri partner storici, Deda, per dare modo ai corridori di adattarsi al meglio alla nuova bicicletta, all’avantreno e alle nuove geometrie. Ecco perché vedremo alcuni atleti in gara con i manubri Deda».

Una sbirciatina al passato

Quando si affronta l’aerodinamica nel mondo del ciclismo, i reggisella integrati e alcune soluzioni di integrazione che hanno fatto scuola, è obbligatorio citare Ridley e la bici Noah. Sono trascorsi diversi anni, sono passate generazioni diverse di corridori, l’aerodinamica è diventata un riferimento, così come l’integrazione dei componenti, il cockpit ne è un esempio.

E ancora una volta siamo a parlare e scrivere della Noah (Fast). Il gap con le altre aziende si è ridotto, perché oggi tutti usano le soluzioni che hanno reso celebre questa piattaforma Ridley, eppure la bici dell’azienda belga è sempre capace di offrire spunti interessanti e un design che colpisce.

Bici importante e muscolosa (foto Uno-X Mobility)
Bici importante e muscolosa (foto Uno-X Mobility)

Un pacchetto totale

L’ultima generazione della Noah Fast è stata categorizzata da Ridley come una bici olistica, totale, perché ogni componente e comparto del frame-kit è stato disegnato, sviluppato e prodotto per integrarsi al meglio. Design, forme e volumi, misure. Noah Fast è un monoscocca in carbonio e come vuole la tradizione Ridley i tessuti di carbonio sono diversi (blend) con orientamenti differenti in base alle zone. Carro posteriore e forcella lasciano spazio per il passaggio di coperture fino a 34 millimetri di larghezza, anche in ottica velocità sempre più elevate sul pavé.

Il cockpit Nimbus Aero è strettissimo con un flare (svasatura) pronunciato/estremo. Nella parte alta, al limite dei manettini è largo 36 centimetri. Nella parte inferiore della curva è 40 (ben 4 centimetri per parte, considerando che ci sarà una versione 33/37 disponibile esclusivamente per il team). 127 millimetri di profondità della curva e 75 verso l’avantreno. Lo stack dell’attacco manubrio (calcolato dallo stelo della forcella al centro della piega) è disponibile in tre opzioni/altezze e sarà sempre positivo (verso l’alto), 55, 75 e 100 millimetri. Passa in secondo piano la lunghezza dello stem e diventa più semplice valutare il bike fitting per chi decide di usare questa tipologia di integrati.

Piantone a 75° (taglia media)

La geometria così raggiunta viene categorizzata come progressiva. Si basa sulla ricerca di una posizione sempre più avanzata dei corridori (considerando che la regola dei 5 centimetri della sella più arretrata rispetto al movimento centrale è stata abolita) e da qui ha preso forma la geometria della Noah Fast. Ci sono un piantone drittissimo, una scatola del movimento centrale più basso rispetto agli standard comunemente utilizzati, valore che è compensato da un incremento delle sezioni degli pneumatici (che aumentano complessivamente l’altezza da terra della bici).

Per gli amanti dei numeri, la Ridley Noah Fast è più rigida del 10% a parità di taglia e rispetto alla Falcn RS. A 50 chilometri orari (nella galleria del vento) risparmia 7 watt rispetto alla Falcn RS, 8,5 se messa a confronto con la Noah Fast più anziana. Il peso dichiarato del telaio è di poco superiore al chilogrammo.

Sterzo mastodontico e manubrio specifico (foto Uno-X Mobility)
Sterzo mastodontico e manubrio specifico (foto Uno-X Mobility)

Reach allungato

A parità di taglia, rispetto alla vecchia Noah Fast il reach del telaio si è allungato di 3 centimetri, ma nonostante questo fattore la scelta della misura corretta non cambia. Resta la medesima misura del passato. Le taglie disponibili sono 5, XXS, XS e S, M e L.

Il prezzo di listino del kit telaio Ridley Noah Fast è di 5.499 euro (una bici montata Ultegra con ruote DT Swiss ARC1400 ha un prezzo di 8.799 euro). Sarà disponibile anche una versione Noah (non Fast), con un carbonio meno estremizzato nel layup e senza il manubrio integrato.

Ridley

Tannus rafforza la sua presenza in Europa

27.01.2025
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In tutti questi anni abbiamo avuto in più di un’occasione la possibilità di presentare e successivamente provare sul campo i prodotti Tannus, constatando in prima persona la loro affidabilità. Basta pensare ad Armour, il sistema di protezione camere d’aria specifico per la mountain bike, e prima ancora Tannus Airless, la gomma piena che ha tolto a molti ciclisti la paura di forare. Parliamo infatti di un brand leader nel mercato delle soluzioni anti-foratura per ciclisti.

L’azienda coreana ha sempre avuto nella sua filiale italiana un punto di riferimento per quel che concerne il mercato europeo. Nei giorni scorsi, attraverso un comunicato stampa, è stata annunciata la trasformazione di Tannus Italia Srl in Tannus International Srl, con una partecipazione diretta della casa madre. Questo nuovo assetto rappresenta un’opportunità fondamentale da parte di Tannus per rafforzare la propria presenza nei mercati già consolidati e sviluppare nuove aree di espansione in Europa. 

Per saperne qualcosa di più di questa trasformazione societaria, abbiamo pensato di sentire Riccardo Natali, Marketing Manager della neonata Tannus International Srl (in apertura da sinistra: Riccardo Natali, Jazz Waila, CEO Tannus International e Alessandro Coianiz). Lo raggiungiamo telefonicamente il giorno prima che parta per Velofollies, la fiera di riferimento per il mercato ciclo del Benelux. Un viaggio che rientra nei nuovi obiettivi “internazionali” che si prefigge di raggiungere Tannus International Srl.

La linea Armour ha rivoluzionato il sistema di camere d’aria per la mtb
La linea Armour ha rivoluzionato il sistema di camere d’aria per la mtb
Perché si è arrivati al passaggio da Italia a International?

Dobbiamo fare una premessa. Tannus Italia nasce inizialmente per il solo mercato italiano. A crearla siamo stati io e il mio socio Alessandro Coianiz nel 2018. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo iniziato a seguire anche i mercati di Slovenia, Croazia e più in generale dell’area balcanica. Contestualmente Tannus casa madre sentiva la necessità di avere una propria filiale europea per essere presente in maniera diretta in Europa. In considerazione della nostra crescita e del lavoro svolto in questi anni, ci ha affidato il compito di sviluppare ed esportare in altri mercati il nostro modello di business. 

Verso quali mercati vi muoverete?

Principalmente verso il Benelux (si spiega anche così la visita a Velofollies, ndr), la Germania, la Svezia e i Paesi baltici. L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di consolidare il brand Tannus in Europa.

La sede principale in Corea
La sede principale di Tannus in Corea
Cosa comporterà nel breve-medio termine la nascita di Tannus International?

Svilupperemo ulteriormente il nostro e-commerce, già disponibile in più lingue. Verrà inoltre ampliato il magazzino europeo in maniera tale da avere sempre più merce stoccata qui in Europa pronta per essere spedita. Tutto questo ci permetterà di essere più agili e veloci nel rispondere alle richieste che ci arriveranno dai nostri distributori e negozianti europei.

A chiusura della nostra breve intervista con Riccardo Natali di Tannus riprendiamo volentieri un suo virgolettato presente nel comunicato stampa che ci è stato inviato dalla stessa azienda e che riassume perfettamente il motivo per cui è nata Tannus International.

«La partecipazione diretta della casa madre rappresenta per noi un’opportunità unica per accelerare la nostra crescita e consolidare la nostra presenza nei mercati europei. Il supporto della casa madre ci consentirà di investire ulteriormente in innovazione e qualità, continuando a offrire soluzioni avanzate per i nostri clienti».

Tannus

Belgian Cycling Factory rilancia e investe in Eddy Merckx Bikes

31.01.2024
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KORTRIJK (Belgio) – Velofollies è l’expo di riferimento per i consumatori e gli appassionati di bici del Benelux, ma anche della Francia del Nord e della Germania. L’evento è anche una sorta di treno che porta un messaggio importante, ovvero il rilancio di Eddy Merckx Bikes. Il brand è nel roster della Belgian Cycling Factory (nel portofolio dell’azienda belga spicca Ridley).

Abbiamo scambiato alcune battute con Stefan Aerts, brand manager e fratello di Jochim Aerts (CEO di Belgian Cycling Factory).

Le aziende della Bike Valley, che tocca anche il mondo hi-tech
Le aziende della Bike Valley, che tocca anche il mondo hi-tech
Da quando Eddy Merckx Bikes è nell’orbita di Belgian Cycling Factory?

L’acquisizione risale al 2017 e la volontà iniziale era quella di rilanciare il brand fin da subito. Avevamo iniziato a fare operazioni ed investimenti importanti, vedi ad esempio la collaborazione con il Team AG2R-La Mondiale, all’epoca nel roster c’era Romain Bardet che battagliava costantemente per il podio al Tour de France e quella era il primo tassello di un puzzle. Poi c’è stato il Covid e abbiamo avuto la necessità di fermare tutto il programma di ricerca, sviluppo e gli investimenti. E’ arrivato il momento per rilanciare il marchio, ma bisogna farlo nel modo giusto.

Stefan Aerts all’expo di Velofollies
Stefan Aerts all’expo di Velofollies
In un momento dove il mercato delle bici è stagnante?

Stiamo costruendo un percorso, passo dopo passo o, per meglio dire, pedalata dopo pedalata. Non c’è la necessità di far esplodere il brand Eddy Merckx Bikes in pochissimo tempo. C’è una strategia ben calibrata che tiene conto della parte finanziaria, dell’heritage del marchio e delle diverse categorie di prodotto e di utenza dove puntiamo a creare un interesse importante.

Ad esempio?

Punteremo forte sul mercato americano e su quelle giapponese, dove abbiamo già delle quote non secondarie, senza dimenticare l’Europa. Nel Continente sappiamo che la concorrenza è fortissima, ma è pur vero che c’è un ritorno di interesse per le bici in acciaio, in titanio e per il gravel. Con Eddy Merckx puntiamo ad avere prodotti di questo segmento, quello delle leghe metalliche. E’ una nicchia, ma è importante esserci.

Anche per differenziare l’offerta proposta da Ridley?

E’ proprio così, ma le bici Eddy Merckx avranno un’identità precisa. Ma a prescindere da questo, prosegue anche per il 2024 la collaborazione con il Team Vlaanderen-Baloise, al quale forniamo l’ultima versione della 525.

Tornando all’acquisizione e a questa fase di rilancio, si può dire che Belgian Cycling Factory ha salvato il marchio Eddy Merckx?

Quando Eddy Merckx Bikes è entrata in Belgian aveva una produzione annua di 400/500 biciclette. Un numero troppo basso con le dinamiche attuali e i volumi di questo mercato. Quindi, da un lato è corretto, in parte la stessa acquisizione è il tassello di una strategia. Belgian Cycling Factory non deve dipendere solo da Ridley ed il gruppo deve essere in grado di offrire biciclette diverse, per tipologie di ciclisti differenti.

La 525 in dotazione al Team Vlaanderen-Baloise
La 525 in dotazione al Team Vlaanderen-Baloise
E’ lecito pensare ad una condivisione di soluzioni e tecnologie?

Le biciclette hanno gli stessi reparti di ricerca e sviluppo, soluzioni tecnologiche traslate da una parte all’altra e risorse, ma come detto in precedenza il focus di Eddy Merckx è differente. Non puntiamo ad avere i medesimi risultati e numeri di Ridley. Potrà esserci un maggiore visione gravel e endurance. Valuteremo man mano, entrando ufficialmente anche nel settore e-bike.

Avete stimato un periodo entro cui potrete considerare completata la fase di rilancio?

Non esiste una risposta precisa. Siamo testimoni di un mercato poco brillante, eppure il trimestre Settembre/Novembre 2023 è stato uno dei migliori di sempre. Quello che ci ha colpito è il numero di bici customizzate, che in quel periodo ha coperto oltre il 70% delle vendite.

Verniciatura fatta in casa, anche custom
Verniciatura fatta in casa, anche custom
Cosa vuol dire?

Significa che la nostra flessibilità di produzione è un vantaggio che dobbiamo sfruttare anche per le bici Eddy Merckx. Siamo in grado di produrre bici customizzate e la personalizzazione di verniciatura e montaggio fatti in casa sono un tassello che gioca a nostro favore.

Ti vedremo anche in Italia come ambasciatore?

Certo, ci vediamo da metà febbraio in avanti, per diversi giorni e non solo come responsabile di Eddy Merckx Bikes, ma anche per visitare qualche artigiano italiano che produce le bici in acciaio tanto apprezzate nel mondo.

Il 2024 di Drali Milano parte dal Benelux

25.01.2024
4 min
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MILANO – Il 2024 di Drali Milano è iniziato simbolicamente in Belgio, esattamente a Kortrijk, dove lo scorso fine settimana si è svolta Velofollies, fiera di riferimento per tutti gli appassionati di bici del Benelux.

L’azienda milanese era presente con un proprio spazio espositivo per farsi conoscere e presentare a nuovi potenziali clienti il meglio della propria produzione.

Per farci raccontare qualcosa di più su questo “debutto” europeo e sulle aspettative per la nuova stagione abbiamo fatto visita alla sede di Drali Milano, situata nella parte sud del capoluogo meneghino. Qui abbiamo incontrato Gianluca Pozzi, Amministratore Delegato dell’azienda milanese. La nostra intervista si è svolta qualche giorno prima dell’inizio di Velofollies.

Lo stand di Drali alla fiera belga Velofollies dove è stato presentato un nuovo brand: BAC
Lo stand di Drali alla fiera belga Velofollies dove è stato presentato un nuovo brand: BAC
Che cosa significa per voi essere presenti ad un evento come Velofollies?

Si tratta della nostra prima esperienza in un evento all’estero. Abbiamo scelto di essere a Velofollies dopo esserci stati in passato come semplici visitatori. L’evento ci è subito piaciuto. Siamo sicuri che potrà offrirci l’opportunità di presentarci ad un mercato, quello del Benelux, che vive di ciclismo e che sicuramente saprà apprezzare i nostri prodotti. In Belgio abbiamo da poco raggiunto un accordo di collaborazione con un distributore. La fiera ci servirà per fornirgli un supporto nella sua attività di distribuzione.

Il 2024 segnerà per Drali Milano la continuazione di due partnership. Con la Coppa Piemonte e con il Sias Rime. Partiamo dalla prima.

Tutto confermato! Questo è il terzo anno che collaboriamo con la Coppa Piemonte che fin dall’inizio della nostra partnership ha assunto il nome di Coppa Piemonte-Drali. Si tratta di un circuito perfetto per la nostra realtà. Potremmo tranquillamente dire che è “cucito su misura”, dal momento che va a toccare tutto il nord-ovest dell’Italia. Si tratta di un bacino territoriale per noi molto importante. Quest’anno coinvolgeremo a livello di sponsorizzazione anche gli amici di Fantacycling, realtà di cui siamo soci.

Drali Milano, una presenza costante alle Gran Fondo
Drali Milano, una presenza costante alle Gran Fondo
La novità del 2023 è rappresentata dalla collaborazione con il team Sias Rime, una collaborazione che ha portato il vostro nome nella denominazione della squadra. Che bilancio possiamo trarne?

Il bilancio è assolutamente positivo. Essere partner tecnico di un team professionistico ti costringe a confrontarti anche con gli altri marchi e comporta di conseguenza una tua crescita. La collaborazione con lo staff e i ragazzi della squadra ci ha permesso di apportare dei piccoli accorgimenti al nostro modello top di gamma Ametista, che era già comunque molto performante. Per la nuova stagione abbiamo inoltre previsto una nuova colorazione che siamo certi piacerà molto alla squadra e naturalmente al cliente finale.

Che differenze ci sono nello sponsorizzare un circuito granfondistico come la Coppa Piemonte e un team professionistico come la Sias Rime?

Si tratta di due strumenti diversi per farsi conoscere che non vanno assolutamente in contrasto fra loro. La collaborazione con la Coppa Piemonte ci permette di entrare in contatto con un pubblico competente, che va in bici e che vuol toccare con mano il prodotto. La sponsorizzazione tecnica di un team professionistico è una sorta di “certificazione” verso il pubblico della qualità del tuo lavoro.

Drali Milano, un rapporto molto forte con il capoluogo milanese
Drali Milano, un rapporto molto forte con il capoluogo milanese
Nel corso del 2023 avete presentato diverse novità per il mondo gravel, come il modello Oasi, che abbiamo ammirato a Italian Bike Festival. Si tratta di un settore in cui credete molto?

Direi proprio di sì, tanto che a Velofollies abbiamo presentato ufficialmente un nuovo brand: BAC. Si tratta di borse ideali per il gravel disegnate dal Product Design Engineer Alfonso Cantafora. Quest’anno lanceremo poi un nuovo progetto, chiamato “Undrafted Cycling”, gestito da Daniele Calvi, marketing & sales di Drali Milano, che vedrà una nostra presenza a diverse gare gravel in Italia e non solo.

Il 2023 di Drali Milano è stato caratterizzato da diversi incontri letterari presso il vostro flagship store interno. E’ una iniziativa che proseguirà anche nel 2024?

La nostra intenzione è quella di allargare il calendario degli eventi da noi organizzati. Ci piacerebbe creare un’alternanza mensile fra la presentazione di nuovi libri legati al ciclismo e l’organizzazione di pedalate con partenza dal nostro negozio. Prima di Natale ne abbiamo organizzata una con la scusa di trovarci per farci gli auguri. E’ andata molto bene e ha permesso a molte persone, che ancora non ci conoscevano, di entrare in contatto con il mondo di Drali Milano.

Prima di congedarci, grazie alla disponibilità di Gianluca Pozzi, abbiamo avuto modo di vedere in anteprima i nuovi spazi che si aggiungeranno a quelli già disponibili e che permetteranno alla sede di Drali Milano di raggiungere una superficie complessiva di 1.000 metri quadrati, tra uffici, spazio vendita, magazzino e area produttiva. A tutto ciò si aggiunge il fatto che siamo a Milano, un qualcosa di unico e speciale.

Drali Milano