Tommaso Bosio, stagione 2025, General Store

La strada di Bosio è in salita e punta su vette importanti

18.10.2025
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Tommaso Bosio ha 18 anni e dopo i due da junior alla Trevigliese, la prima stagione da under 23 l’ha corsa con la General Store. Di lui ha parlato alcuni giorni fa Marino Amadori dopo averlo visto arrivare davanti alla Coppa San Daniele e da quel momento, andando a ritroso nella stagione, alcuni piazzamenti in gare di salita hanno richiamato ulteriormente l’attenzione. L’ottavo posto alla Bassano-Montegrappa, come il sesto alla Zanè-Monte Cengio. L’ottimo comportamento alla Fleche Ardennaise e anche sul traguardo di Oropa alle spalle dei professionisti. Segnali che meritano uno sguardo più attento e la conferma che anche al di fuori dei devo team si possano coltivare talento e voglia di fare.

Ieri Bosio ha chiuso al tredicesimo posto i 151 chilometri della Serenissima Gravel, uno dei pochi ad averla finita. E mentre tornava verso casa, abbiamo provato a conoscerlo un po’ meglio, mentre la stagione è ormai alle ultime mosse e poi si potrà staccare e cominciare a pianificare la prossima.

«Devo dire che non posso lamentarmi più di tanto – dice facendo un primo bilancio – sono abbastanza soddisfatto di com’è andata la stagione finora. Credo di essere stato soprattutto molto costante. Sono mancati magari un paio di acuti eclatanti, però secondo me dove contava ho fatto vedere quello che valgo. Ho dimostrato di arrivare sempre a ridosso delle prime posizioni anche in gare di livello assoluto, quindi sono contento. Secondo me non bisogna vedere i devo team come qualcosa di appartenente ad un altro mondo. Bisogna lavorare in maniera ineccepibile e cercare di fare le cose nella migliore maniera possibile. Ovviamente è fondamentale avere una squadra che ti supporti in una certa maniera e io sono fortunato. Alla General Store ho un supporto di buon livello e poi lavorando nel modo giusto, anche a livello personale, si riesce a fare un buon lavoro. Non bisogna temere il confronto».

Team General Store, 2025, Tommaso Bosio
Nella General Store, la sua presenza ricorda quella del primo Francesco Busatto, con margini notevoli
Team General Store, 2025, Tommaso Bosio
Nella General Store, la sua presenza ricorda quella del primo Francesco Busatto, con margini notevoli
Quali sono i punti in cui il supporto della squadra è decisivo?

Sicuramente sui materiali, perché i devo team hanno gli stessi delle squadre WorldTour, quindi sicuramente questo può essere considerato il gap maggiore. E poi in termini di preparazione e gestione generale della squadra, a partire dal calendario. Aspetti che in generale, al giorno d’oggi, devono essere curati al meglio. Nelle devo lo sono, nelle altre squadre c’è chi prova a lavorare allo stesso modo. Si cerca sempre di fare il meglio.

Alla luce di questo, hai capito quali saranno i punti su cui lavorare perché il prossimo anno sia migliore di questo?

Credo di essere cresciuto molto nel corso dell’anno e i numeri migliori della stagione li ho fatti nella seconda parte. In generale la crescita è stata molto costante quest’anno e di questo sono contento. Sicuramente un aspetto su cui devo lavorare è l’esplosività. Quest’anno ho perso la possibilità di fare tanti piazzamenti nei primi 10 in corse internazionali proprio perché arrivavo in un gruppetto che si giocava ad esempio la quinta posizione e io chiudevo alle spalle di chi faceva il piazzamento. Questo sicuramente può fare una grossa differenza in termini di risultati. Un altro aspetto su cui mi piacerebbe lavorare in ottica del prossimo anno sono gli sforzi molto lunghi in salita. Alle fine è il mio terreno e per puntare alla classifica in gare come Giro Next Gen o il Giro della Valle d’Aosta serve essere performanti su quel tipo di prestazioni. Vorrei concentrarmi ancora di più su questo, che già è uno dei miei punti di forza.

Gran Premio Capodarco 2025, Tommaso Bosio, General Store, in azione sul muro (photors.it)
Tommaso Bosio, tortonese classe 2006. Qui in azione sul muro di Capodarco: la classica marchigiana del 16 agosto chiusa in 13ª posizione (photors.it)
Gran Premio Capodarco 2025, Tommaso Bosio, General Store, in azione sul muro (photors.it)
Tommaso Bosio, tortonese classe 2006. Qui in azione sul muro di Capodarco: la classica marchigiana del 16 agosto chiusa in 13ª posizione (photors.it)
A proposito di salite, abbiamo notato un bel piazzamento a Oropa, la scorsa settimana, alle spalle di WorldTour e professional.

Diciamo che quando si corre con i professionisti e, guardando la classifica, se si vede un corridore continental che arriva davanti, a mio avviso vale tanto. Bisogna considerare le dinamiche che si vivono in gruppo. Le squadre WorldTour per diritto stanno schierate nella prima parte, poi via con le squadre professional e in ultimo le continental. A Oropa ad esempio, sotto questo punto di vista è stata una cosa eclatante. Eravamo due o tre continental ed eravamo tutti costretti a stare nelle ultime 30 posizioni del gruppo. Il percorso era molto nervoso con tante curve secche e rilanci praticamente da fermi, per cui abbiamo preso una quantità incredibile di frustrate. Mi ricordo un rettilineo in cui si rientrava sulla strada principale, dopo un tratto con tante curve strette.

Che cosa è successo?

Noi eravamo in fondo al gruppo e rilanciavamo a tutta per tenere le ruote di quelli davanti e quando ci siamo riaccodati, abbiamo visto quelli delle squadre WorldTour che ripartivano dopo essersi fermati per fare pipì. Questo per far capire quanto fossimo svantaggiati. Per cui secondo me la prestazione finale ha un valore anche superiore. Poi è ovvio che quando si corre con certi corridori, bisogna fare i conti anche col livello della corsa. Però sono fiducioso che con la crescita e il miglioramento, anno per anno si possa arrivare a competere anche a quei livelli.

Continui ancora con il cross e la mountain bike?

Ho sempre fatto diverse specialità, poi negli anni ho seguito sempre di più l’attività su strada. Da quest’anno ho deciso di concentrarmici al 100 per cento, puramente per una questione di opportunità per il futuro. Nella passata stagione ho ottenuto tanti bei risultati nel mondo della mountain bike, ma le possibilità lavorative sono molto ridotte rispetto al mondo della strada, quindi ho voluto fare questa scelta. Forse un po’ anche audace, ma per ora sono contento di averla fatta e non ho grossi rimpianti.

Chi è il tuo allenatore?

Alla General Store abbiamo un preparatore comune a tutti i ragazzi. E’ Riccardo Bernabè, che io ritengo davvero molto bravo. Per questo dicevo di aver avuto una crescita importante nel corso dell’anno e sicuramente una grossa parte si deve anche a lui. Continuando a lavorare, spero di poter mettere fra gli obiettivi del prossimo anno il passaggio al professionismo, che è il principale per tutti quelli che fanno questo sport. Ma sul calendario ho adocchiato alcune gare su cui metterò dei cerchietti rossi. Corse che mi piacciono, vicine alle mie caratteristiche in cui spero di fare il meglio possibile. Voglio cercare di fare ancora un salto di qualità e secondo me nella prossima stagione si può fare davvero bene.

Il secondo posto nell’Eroica Juniores del 2024 è stato uno dei passaggi che ha fatto propendere Bosio verso la strada
Il secondo posto nell’Eroica Juniores del 2024 è stato uno dei passaggi che ha fatto propendere Bosio verso la strada
Cosa si può dire di Tommaso Bosio per chi non lo conosce?

Sono un ragazzo molto inquadrato, nel senso che mi piace concentrarmi su quello che faccio e ora nella mia vita il ciclismo viene prima di tutto il resto. Attualmente ho iniziato a fare la triennale in Scienze Motorie all’università, con l’idea di fare la magistrale in Scienza della nutrizione umana. Ho scelto questo percorso perché era l’unico, tra quelli che mi interessavano, che si potesse conciliare con l’attività ciclistica. La nutrizione è un aspetto fondamentale che riguarda tutti gli sportivi in generale e mi appassiona parecchio. Un domani potrebbe essere anche il piano di riserva o il modo di porre le basi per attività future. Per il resto ho interessi comuni, nel senso che esco ogni tanto con gli amici, anche se raramente.

Cosa pensano i tuoi coetanei di tanta dedizione?

Ho sempre la sensazione di essere parte di un altro mondo. Nel senso che ci sono le amicizie di sempre, però io sono comunque parte del mondo del ciclismo e gli altri non riescono a capirlo sino in fondo. Però devo dire che nella mia cerchia di amicizie questo non è un problema, non vengo tagliato fuori perché magari sono più impegnato di altri e questo dipende dagli amici che si hanno e io per questo sono fortunato. Poi ovviamente tanti amici li ho anche nel mondo del ciclismo, perché siamo via tantissimi giorni all’anno e alla fine le persone che vedo di più sono quelle che fanno la mia stessa vita.

La Fleche Ardennaise 2025, Tommaso Bosio
La Fleche Ardennaise ha visto Tommaso Bosio difendersi molto bene in mezzo ai più forti devo team d’Euoropa (immagine Instagram)
La Fleche Ardennaise 2025, Tommaso Bosio
La Fleche Ardennaise ha visto Tommaso Bosio difendersi molto bene in mezzo ai più forti devo team d’Euoropa (immagine Instagram)
La bicicletta è anche un oggetto divertente oppure solo uno strumento di lavoro?

Attualmente l’unica bici di proprietà che ho è una mountain bike. Purtroppo nel corso della stagione non riesco ad utilizzarla spesso, però in inverno cercherò di uscirci di più, magari nella casa al mare in Liguria, dove c’è più varietà per quanto riguarda i percorsi. Tra l’altro a breve, appena finita la stagione, partirò per un piccolo bikepacking in Costa Azzurra con la gravel. Quindi direi che il ciclismo non è solo un lavoro, ma anche passione e un divertimento. Saremo un bel gruppo di amici, fra alcuni ragazzi che corrono e altri che sono amatori. Come gli amici: non tanti, ma buoni.

Trevigliese, in Francia una trasferta che vale tanto

21.07.2024
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Guardando l’ordine di arrivo de l’Ain Bugey Valromey Tour, prova a tappe francese del calendario juniores, si rimane impressionati: è un vero campionato del mondo per le corse di più giorni, con un podio regale (1° l’iridato Withen Philipsen, 2° il francese Seixas, 3° il nostro Finn) considerando che la partecipazione era riservata non a selezioni nazionali, ma a squadre di club. Fra questo c’erano anche due team italiani e uno di questi era la Ciclistica Trevigliese (in apertura foto Simona Bernardini).

Per la Ciclistica Trevigliese è stata la seconda esperienza in Francia. Nel 2023 vinse una tappa con Donati (foto Simona Bernardini)
Per la Ciclistica Trevigliese è stata la seconda esperienza in Francia. Nel 2023 vinse una tappa con Donati (foto Simona Bernardini)

Una presenza, quella della formazione lombarda, non casuale, come spiega il suo diesse Luca Damato: «Avevamo già partecipato lo scorso anno, prendendo contatti con la società organizzatrice. Ci siamo trovati bene e loro sono rimasti soddisfatti delle nostre prestazioni così abbiamo programmato il nostro ritorno, La gara francese è per noi la punta di uno sforzo che affrontiamo per tutto l’anno. Noi non puntiamo alle gare regionali, non c’interessa raccogliere il maggior numero di vittorie in gare facili, il nostro interesse è far crescere i nostri ragazzi in un contesto adeguato, far capire sin dalla loro giovane età che cos’è il ciclismo di alto livello».

Affrontate però un livello altissimo per questo…

E’ importante che i nostri si confrontino con il massimo della categoria, quindi con squadre che dietro hanno tutto il peso e l’esperienza delle formazioni WorldTour. Gare così, con un livello simile di partecipazione e con percorsi così selettivi, in Italia non le trovi. Al di là dei risultati, diventano esperienze di vita: alcuni di questi ragazzi proseguiranno e faranno del ciclismo il loro mestiere, altri un domani potranno dire di aver pedalato con i migliori, con quelli che in futuro, ne siamo sicuri, saranno protagonisti in tv.

Tommaso Bosio è stato il migliore del team lombardo, finendo 27° a 14’50” (foto Bernardini)
Tommaso Bosio è stato il migliore del team lombardo, finendo 27° a 14’50” (foto Bernardini)
Quanto costa una trasferta simile?

Considerando tutto abbiamo speso intorno ai 4.000 euro, il che in un budget come il nostro è un investimento importante, che ne assorbe una larga fetta. Ma come detto è importante per far crescere i nostri ragazzi, considerando anche che ormai si sa come procuratori, osservatori, team professionistici guardino alla categoria junior perché l’età generale si è abbassata.

Con quanti mezzi e quante persone siete partiti alla volta della Francia?

Eravamo con 6 corridori più io e un altro responsabile, un fisioterapista e un meccanico. Avevamo un furgone più l’ammiraglia. Ogni corridore disponeva di una bici per la gara più un muletto. Insomma, è stata una trasferta impegnativa, ma bisogna dire che rispetto allo scorso anno avevamo dalla nostra molta esperienza in più e sapevamo muoverci meglio.

La corsa a tappe francese è stata di livello elevatissimo, quasi un mondiale a tappe
La corsa a tappe francese è stata di livello elevatissimo, quasi un mondiale a tappe
A conti fatti che esperienza è stata?

Lo scorso anno siamo stati più fortunati a livello di risultati con una vittoria di tappa e la classifica dei traguardi volanti. L’avvicinamento però non è stato semplice, con 3 corridori, tra l’altro quelli su cui puntavamo per la classifica che hanno avuto problemi di salute proprio nell’immediata vigilia della gara. Agostinacchio poi ha avuto problemi alle tonsille che l’hanno costretto al ritiro nella prima tappa. I ragazzi si sono ben disimpegnati, Bosio ad esempio ha chiuso la prima giornata al 6° posto. In generale bisogna dire che i primi andavano davvero fortissimo e che le squadre principali hanno un po’ “cannibalizzato” la corsa. Al di là dei piazzamenti, come quelli di Bosio stesso e Donati nei primi 10, quel che conta è però aver visto i ragazzi crescere e migliorare dalla prima all’ultima giornata.

Confrontandosi con gli altri che deduzioni ne hanno tratto?

Che c’è una grande differenza rispetto alle normali corse che si affrontano, per i ritmi sostenuti e per i percorsi. E’ una corsa molto dura, quasi uno shock per le andature tenute e sì che i nostri erano tutti atleti con alle spalle esperienze anche in nazionale. C’è un grosso gap, ma dobbiamo considerare che molti di quelli affrontati erano team inseriti nelle filiere WT.

Anche in terra francese Albert Whiten Philipsen si è dimostrato pressoché imbattibile (foto Bardet)
Anche in terra francese Albert Whiten Philipsen si è dimostrato pressoché imbattibile (foto Bardet)
Da quest’anno però il calendario italiano presenta più appuntamenti a tappe…

E’ questa la strada per colmare quella distanza. E’ fondamentale investire sulle corse a tappe perché è lì che un corridore si forgia. Le prove regionali, le tante corse d’un giorno arricchiscono solo il numero delle vittorie, potranno far felice lo sponsor ma ai ragazzi servono poco. Dobbiamo anche prendere esempio da organizzatori come quelli dell’Ain Bugey Valromey, quasi un Tour in miniatura, con un’attenzione spasmodica per la sicurezza. Dobbiamo seguire l’esempio e investire anche in Italia sulle corse a tappe perché i percorsi per farlo ci sono. Per i team sarà un impegno economico non di poco conto, ma serve…

Le varie anime di Bosio, oggi biker ma presto stradista

20.03.2024
5 min
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Dalla strada alla mountain bike e viceversa, senza soluzione di continuità, senza paura. Magari anche nello stesso weekend. Se c’è un esempio in Italia di multidisciplina, questo è Tommaso Bosio, in questo periodo protagonista assoluto della scena sulle ruote grasse, capace dopo il 2° posto ad Albenga (SV) nella seconda tappa dell’Italia Bike Cup di sbaragliare la concorrenza a San Zeno (VR) nell’apertura degli Internazionali d’Italia dando scacco matto all’iridato Viezzi con un ultimo giro indiavolato.

Un biker? Non del tutto, anzi. Il suo futuro lo vede più su strada, come si vedrà nel corso della chiacchierata. Il presente però è sulle ruote grasse.

«Questo periodo – dice – porta la parte più corposa della stagione di mtb in Italia, per ora devo concentrarmi sulle gare di cross country. Il giorno dopo Albenga avrei anche corso su strada, il Memorial Italo Ragnoli a Prevalle, ma il percorso non era adatto a me e visto il cattivo tempo ho preferito lasciar perdere».

Bosio in trionfo a San Zeno. Finora è stato il più costante nella mtb (foto Alessandro Di Donato)
Bosio in trionfo a San Zeno. Finora è stato il più costante nella mtb (foto Alessandro Di Donato)
Ti senti più biker o stradista?

Io nasco sulla mountain bike, è il primo amore. Con gli anni però ho incrementato la mia attività su strada e ormai sono diviso a metà, senza poi dimenticare che d’inverno mi dedico al ciclocross. Molti dicono che un’attività è antagonista dell’altra e per certi versi è vero, ma bisogna sempre guardare la medaglia dai due lati. Ci sono tanti aspetti positivi anche differenziando la preparazione in base alla disciplina. Io sinceramente oggi non saprei scegliere.

Hai seguito la moda guardando a campioni come Van Der Poel e Pidcock?

Sono stati e sono un esempio, ma io ho iniziato subito a differenziare la mia attività, quando ancora non erano famosi per quello. Adesso casi come il loro e anche il mio sono all’ordine del giorno, ormai moltissimi ragazzi italiani fanno così e questo è positivo.

In Mtb il diciassettenne è stato nel 2023 17° agli europei e 18° ai mondiali (foto Alessandro Di Donato)
In Mtb il diciassettenne è stato nel 2023 17° agli europei e 18° ai mondiali (foto Alessandro Di Donato)
Si dice però che passare da una bici all’altra comporti disagi e problemi, ci vuole un po’ di tempo per ritrovare feeling. E’ così anche per te?

Con la pratica si diventa sempre più veloci. Io poi sono maniacale nella posizione in sella, cerco subito quella migliore per non soffrire, quindi mi riadatto subito al mezzo e alla pedalata. E’ chiaro che se non usi una bici per un po’, hai più difficoltà, ma non è il mio caso.

In questo periodo la bici da strada la metti da parte?

No, anzi, almeno il 90 per cento della mia preparazione è su strada, per questo avrei anche fatto la gara bresciana, ma non ne valeva la pena visto che era completamente piatta e io vado bene in salita. Il mio calendario è sì intenso, ma anche ragionato in funzione degli obiettivi veri, che sono più avanti nella stagione.

Lo scorso anno Bosio ha colto 4 top 10 su strada, ma è atteso a un deciso salto di qualità
Lo scorso anno Bosio ha colto 4 top 10 su strada, ma è atteso a un deciso salto di qualità
Due gare di due discipline diverse nello stesso weekend. Come riesci a farlo?

Lo scorso anno è già avvenuto: non spessissimo, ma il calendario può portare a queste sovrapposizioni. L’importante è come detto riabituarsi subito al diverso mezzo e stare molto attenti all’alimentazione pre e post gara, considerando i diversi tipi di sforzo che le due discipline richiedono.

Focalizziamo il Bosio stradista: che corridore sei?

Uno scalatore che sfrutta la dote della leggerezza. Me la cavo bene sui percorsi mossi. Lo scorso anno ho infilato 4 top 10 consecutive fra il Liberazione di Massa e il Trofeo Dorigo, chiusa al 7° posto in un consesso internazionale con la doppietta degli A2R francesi Pauls Seixas e Aubin Sparfel, che poi ho ritrovato nel ciclocross. La mia gara migliore però è stata la prima, l’Eroica Juniores di Montalcino anche se sono finito solo 30° per colpa di miei errori di alimentazione, perché avevo una gamba che volava…

Bosio impegnato all’Eroica Juniores. Stava andando molto bene, ma ha avuto una crisi di fame
Bosio impegnato all’Eroica Juniores. Stava andando molto bene, ma ha avuto una crisi di fame
Sappiamo che i cittì ti si contendono…

Io spero di farmi trovare pronto per le gare titolate. Devo dire grazie al mio team, la Ciclistica Trevigliese perché mi lascia libero di scegliere i miei obiettivi, senza alcuna costrizione. Non ho ancora idea di dove puntare l’obiettivo per la stagione: ci sono le gare con titolo in palio nella mtb e con Celestino sono in stretto contatto. Su strada lo scorso anno ho fatto un paio di corse a tappe della Nations Cup, con Salvoldi non ho ancora avuto modo di rapportarmi, spero che avvenga presto.

Come riesci a conciliare tutto ciò con la scuola?

Non è facile, anche perché gli esami li avrò l’anno prossimo. Frequento il Liceo Scientifico di Novi Ligure, fino allo scorso anno era più facile, ora vedo che le difficoltà sono aumentate, anche se comunque il mio rendimento è ancora buono.

Con la Ciclistica Trevigliese il lombardo ha massima libertà nella scelta della disciplina da praticare
Con la Ciclistica Trevigliese il lombardo ha massima libertà nella scelta della disciplina da praticare
Andrai avanti con la doppia attività?

La mia intenzione è farlo quest’anno e poi tirare le somme. Credo che nella prossima stagione dovrò concentrarmi di più sulla strada, anche perché cambierò categoria e non so ancora dove andrò. Ma se voglio fare un vero salto di qualità devo concentrare il mio impegno sulla strada: la mountain bike richiede una metodologia di lavoro che come detto non si confà perfettamente. Poi vedremo che proposte mi arriveranno, da un mondo e dall’altro.

Ma allora come fanno Van Der Poel e Pidcock a continuare per tutta la loro carriera saltando da una parte all’altra?

La risposta è facile: sono fenomeni, di quelli che ne nasce uno ogni tanto. Guardate Koretzky: ci ha provato per due anni, ma poi si è reso conto che il suo rendimento era calato ed è tornato indietro, riprendendo a vincere nella mtb. A un certo punto devi scegliere, se non sei stato baciato in particolar modo da madre natura…