Conca mastica amaro e si sforza di pensare positivo: la dannata tendinite passerà e potrà presto riprendere ad allenarsi al meglio. Il primo segnale in ritiro, probabilmente per il cambio della bici e di qualche misura. Ora la meccanica e la biomeccanica sono a posto, resta da sistemare il tendine dietro al ginocchio.
«Dal ginocchio – dice – il dolore è arrivato al bicipite femorale. Il problema è venuto fuori in palestra. Un dolorino c’era già stato, ma sulla bici vecchia non si sentiva. Quando abbiamo preso le bici nuove, che hanno geometrie diverse, è arrivata la fitta. Ho appena ripreso, lo sento che ancora punge, ma siamo sulla strada giusta».
Morale in Svizzera
Il primo anno nel WorldTour con la Lotto Soudal è alle spalle con una cinquantina di giorni di corsa dagli esiti altalenanti.
«Una stagione bella tosta – sorride – soprattutto le gare WorldTour. Però ho visto che quando riesco a essere costante, con la giusta preparazione in altura e tutto il resto, riesco a competere. Non a vincere, ma a vedere il gruppo di testa. Al Giro di Svizzera sono stato contento di staccarmi da 25 corridori. Chiaro che andare forte sia un’altra cosa, ma resistere come in Svizzera mi ha dato morale».
Il percorso giusto
C’è bisogno di tempo, non lo dice, ma lo lascia capire. Ognuno ha il suo adattamento, ma avendolo seguito fra gli U23, è chiaro che nel periodo con Marco Milesi alla Biesse-Carrera, Conca non abbia mai rincorso il numero a effetto.
«Non ho bruciato le tappe – dice – a 15-16-17 anni ho fatto quello che serviva e niente di più. Lo stesso da under 23. Anche se il ciclismo è cambiato, rivendico la mia scelta. Mi ha permesso di non trascurare la scuola. So di non essere un fenomeno, ma per la storia che ho alle spalle, sono certo di avere dei margini. Posso ancora crescere molto, curando i dettagli e lavorando nel modo giusto».
La testa della corsa
Il 2022 ha portato anche un cambio di preparatore, dopo aver lavorato con Energy Lab, il centro cui si appoggia la squadra.
«Mi segue Luca Quinti – spiega – che mi fa lavorare tanto, pur lasciando tempo per recuperare. Con i belgi stavo bene, ma volevo nuovi stimoli. Ho fatto un bel mese. E’ chiaro che il salto di categoria lo senti e devi ammortizzarlo. Per il livello che avevo, sapevo che avrei dovuto lavorare e così è stato. Però in corsa ho visto che spesso c’era più gente dietro di quanta ce ne fosse davanti e questo vuol dire che posso starci dentro, anche se ancora non riesco a capire quali siano le mie caratteristiche».
Costanza e salute
Per questo c’è da lavorare, per trovare oltre alle caratteristiche il necessario equilibrio, in un ciclismo che richiede leggerezza e insieme potenza e che nel nome di ciò ha spesso creato problemi non banali.
«Sono magro come da dilettante – dice – ma ho più massa. Per gli sforzi che si fanno negli ultimi dieci minuti di corsa, se non hai massa, sei finito. Ho lavorato in palestra e sugli sforzi brevi. Sono migliorato davvero tanto, ma ora il limite è che faccio fatica ad avere gli stessi numeri in corsa. E insieme mi piacerebbe avere più costanza sul piano della salute. Sarebbe bello allenarsi, correre e recuperare come quando si sta bene».
Profumo di Nord
Un metro e 88 per 80 chili. Da dilettante, nonostante simili numeri, Conca andava forte in salita. Oggi forse gli obiettivi si potrebbero rivedere.
«Mi hanno portato al Nord – conferma – ma le prime volte ho avuto qualche difficoltà a correre davanti. Però a fine stagione sono tornato a correre alla Primus Classic, sulle strade del mondiale e nel finale ero ancora là. C’era tanta gente forte e stavo davanti bene. Questo è stato un bel segnale. Perciò adesso spero di poter partire bene. Il programma prevede il debutto in Argentina, vediamo se riuscirò ad allenarmi bene nelle tre settimane che mancano. Col tendine si deve stare attenti ai carichi. Ho fatto per due volte quattro ore, in questa fase rischio di essere più fragile. Gli intoppi ti fanno ripartire ogni volta da un gradino più basso».