E Milan si prepara a passare dal pavé alla pista

05.04.2021
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Eppure c’è un italiano che è andato via dal pavé di Oudenaarde col sorriso sulle labbra ed è Jonathan Milan. Alla partenza se ne stava accanto ai compagni con un sorriso un po’ nervoso, come quando nel debutto c’è qualcosa che ti sfugge e finché non si parte ti resta addosso un po’ di inquietudine. Poi la corsa è partita e le sensazioni sono andate al loro posto. Fatica. Nervosismo. Alta velocità. Poi, fatto il proprio lavoro, la resa. Nonostante tutto, il bello del Nord. E alla fine, parlando con lui ai piedi del pullman, si ha la sensazione che il gigante friulano (è alto 1,94) si sia anche divertito. Bene così!

Vi ricordate di lui, no? Due anni al Cycling Team Friuli continental. Il tricolore della crono. Vittorie in linea. La scalata in pista al quartetto azzurro. Il passaggio fra qualche discussione (secondo il suo tecnico Bressan era troppo presto) al Team Bahrain Victorious. La condivisione della preparazione, fra gli allenatori del vecchio team e Paolo Artuso dell’attuale. Il debutto nel WorldTour. E davanti alle ruote la probabile partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo nel quartetto.

La ricognizione sui muri per prendere le misure con il pavé del Nord
La ricognizione sul pavé per prendere le misure
Come è andata?

Super bene, un’ottima emozione e un’ottima sensazione. Ho cercato di fare quello che mi avevano chiesto i ragazzi, penso di averlo svolto al meglio delle mie possibilità, delle mie capacità. La squadra è contenta.

Si parla dal basso verso l’alto, con il rischio di crampi per il braccio che tiene il registratore. “Johnny” indossa il cappello del team e la mascherina nera, per cui il sorriso soddisfatto si intuisce dagli occhi che brillano, come abbiamo imparato a capire negli ultimi due anni fra gli under 23.

Nei primi 130 chilometri al servizio del team, poi una sfida con se stesso
Nei primi 130 chilometri al servizio del team
Che cosa ti preoccupava alla partenza?

In queste corse, ho sempre un po’ di timore di non riuscire ad aiutare i miei compagni al meglio. Di non riuscire a tirare fino a quel chilometraggio. Di non riuscire ad arrivare fresco, tra virgolette (ride, ndr) fino a quel chilometraggio. Ecco, queste sono le mie paure. Poi magari sono sciocchezze, ma per uno come me che in gruppo ancora non sa come muoversi per bene, perché facendo il salto di categoria sono tutte cose diverse, un po’ di apprensione alla partenza la generano.

Che cosa ti avevano chiesto di fare?

Far prendere i settori davanti ai ragazzi. Tenerli nelle prime posizioni dal chilometro zero fino al 130 (fino al primo passaggio sul Qwaremont, dove la corsa iniziava il circuito dei muri, ndr). Ho cercato di svolgere il mio lavoro al meglio. Penso di esserci riuscito, ero su che parlavo con i ragazzi e mi hanno detto che ho fatto bene.

Jonathan Milan
Era dicembre, quando andammo a trovarlo a Buja, scattando questa foto sul pavé di casa…
Jonathan Milan
La foto sul… muro di Buja, durante la visita di fine 2020
Avevi mai corso su strade simili?

No, proprio no. Avevo fatto la Roubaix da junior, ma è proprio un’altra cosa

Quando venimmo a casa tua lo scorso inverno, facemmo una foto sul… muro di Buja: hai trovato qualche differenza?

Sono molto più duri (la risata questa volta è di entrambi, ricordando quella foto fatta proprio pensando a un giorno come questo, ndr). Cercavo di farli abbastanza di agilità, per tenere un po’ la gamba sempre in movimento. Per non irrigidirla più di tanto. Quando si prendevano i muri, si andava sempre belli spinti. Se vai a buttare giù rapporti a metà gara, la gamba dopo un po’ salta.

Usando la fantasia e tutta la prudenza del caso, può essere una corsa adatta a te?

Fantasticando può essere, se si prepara bene. Se in questi anni si farà una buona crescita, e sono fiducioso che sarà così al 100 per cento, per me sì. Potrebbe essere una corsa in cui raccontare qualcosa di bello.

Finito il racconto, si torna sul pullman, che sta per ripartire: si torna a casa
Finito il racconto, si torna sul pullman, che sta per ripartire: si torna a casa
Quali sono ora i programmi?

Rientrando ho una Coppa del mondo su pista a Hong Kong con la nazionale (13-16 maggio, ndr). Sarà molto importante andare a vedere come sono messe le altre nazionali. Che sviluppi tecnici hanno fatto, le bici e il vestiario. Poi sarò al Giro di Slovenia oppure alla Coppa del mondo di Cali, in Colombia (3-6 giugno). Poi gli europei di pista (23-27 giugno, ndr). Poi si vedrà. Il grande appuntamento della stagione, se me lo merito, saranno le Olimpiadi.

Come pensi che sarà il passaggio dal pavé al parquet?

Andrà gestito, ma c’è tempo. Avremo degli incontri con Marco Villa in pista per vedere a che punto eravamo rimasti. Riprendere il ritmo è sempre difficile, ma arriveremo a Hong Kong ben preparati.

Sonny Colbrelli, Mads Pedersen, Giro delle Fiandre 2020

Il nuovo Colbrelli fa un pensierino al ciclocross

07.01.2021
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L’ultima volta che lo avevamo sentito, Sonny Colbrelli era in partenza per le Canarie con Landa e Caruso, in cerca di caldo e strade buone. Dopo le Feste e avendo chiaro che la Lombardia delle nevicate non sia in questo momento il posto migliore per allenarsi, come fa il medico di famiglia lo abbiamo richiamato per fare il punto della situazione.

«Il punto – ride Colbrelli – è che se avessi saputo che qua era così, non sarei più tornato. Tutti i giorni 23-24 gradi. Il mare. Bella compagnia. Avevo anche pensato di farmi raggiungere dalla famiglia, ma per la mia compagna e due bimbi, vista soprattutto tutta la situazione del Covid, era troppo. Abbiamo fatto una bella base, ma con questo freddo finisce che perdo tutto. Per fortuna dal 16 gennaio si va ad Altea e speriamo di riprendere il discorso».

Heinrich Haussler, Sonny Colbrelli, Kuurne-Bruxelles-Kuurne 2020
Heinrich Haussler lo aiuta alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne: sarà ancora lui la spalla di Colbrelli alle classiche
Heinrich Haussler, Sonny Colbrelli, Kuurne-Bruxelles-Kuurne 2020
Haussler la spalla di Colbrelli alle classiche
Come stai?

Bene, soprattutto mi sento libero di testa. Il 2020 è stato strano, ma tutto sommato è filato liscio. Dopo il lockdown mi è bastata una sola settimana per ritrovare buone sensazioni. Ho fatto un bel Tour in appoggio e ne sono uscito con una buona condizione. Bene al BinckBank Tour bene al Brabante, poi sono caduto alla Gand e di fatto la stagione è finita. Ma era pur sempre la metà di ottobre…

Quindi nessuna novità nella preparazione?

Ha funzionato tutto bene. Semmai si può dire che ho fatto tanta mountain bike rispetto agli altri anni. Altrimenti ormai ho trovato la giusta misura negli allenamenti per provare a centrare gli obiettivi giusti.

Che sarebbero?

Sicuramente il Fiandre, ma tutti sanno quanto ami la Sanremo. Non voglio fare lo schizzinoso, va bene anche una tappa in un grande Giro. Come se fosse facile…

Anche perché vincere il Fiandre significa sfidare, fra gli altri, Van der Poel e Van Aert…

Quei due fanno paura. Prima li vedevo nel ciclocross, sempre e solo loro due, tanto che veniva da pensare che non ci fosse poi questa gran concorrenza. Poi invece li ho visti da vicino. Van Aert già l’anno scorso quando vinse la tappa al Tour, poi alla Strade Bianche mi ha tolto ogni dubbio. Mentre Van der Poel mi aveva impressionato nel 2019 al Brabante e quest’anno ha fatto il resto.

Sonny Solbrelli, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, Freccia del Brabante 2020
Al Brabante, Colbrelli ha tenuto testa a Van der Poel e Alaphilippe, chiudendo al 4° posto
Sonny Solbrelli, Mathieu Van der Poel, Freccia del Brabante 2020
Brabante, Colbrelli 4° dopo Alaphilippe, Van der Poel e Cosnefroy
Perché fanno paura?

Perché sono veloci, potenza pura. Io non ho mai fatto cross, però vi ho detto della mountain bike. Quando devi fare uno strappo con il fango, per venirne fuori serve forza, devi spingere veramente tanto. E con la bici da cross è anche più duro. Il fatto è che cambiano bici spesso, quindi non so se riescono a registrare i dati di una corsa. Ma sarei davvero curioso di vedere i loro file in quell’ora di gara, perché secondo me fanno dei picchi mostruosi. A me il cross non l’hanno mai proposto, ma non nascondo che mi piacerebbe provare. Magari tecnicamente sarei un brocco, ma per la forza sarebbe ottimo.

E poi deve essere anche più divertente del semplice allenarsi, guarda Aru…

Lo vedi dai social e dalle foto che mette. Ha ritrovato il suo ambiente, sembra sereno. E sono dettagli che a un certo livello fanno la differenza.

Quanti eravate alle Canarie?

Dall’Italia, c’erano Caruso, Marco Frapporti, il suo amico Beppe che va in bici e fa anche il meccanico e io. Dalla Spagna, Landa con suo fratello massaggiatore e due corridori della Fundacion Euskadi di cui Mikel è presidente. E poi, a sorpresa, ogni giorno è uscito con noi Cipollini.

Sonny Colbrelli, Mario CIpollini, Canarie 2020
Alle Canarie prima di Natale con Landa, Caruso e l’ospite inatteso: Mario Cipollini
Sonny Colbrelli, Mario CIpollini, Canarie 2020
Alle Canarie hanno incontrato Cipollini
Mario?

Aveva letto un’intervista in cui dicevo che saremmo andati e mi ha chiamato. Ha voluto sapere dove e quando e ce lo siamo trovati là. E’ diventato il nostro angelo custode. In allenamento teneva a distanza i cicloamatori, soprattutto se dovevamo fare dei lavori. Non credevo fosse così disponibile. Ci ha permesso di fare i massaggi nella sua suite e ha ancora una bella resistenza. E’ stato con noi anche quando facevamo 6 ore, poi è chiaro che quando aprivamo il gas si staccava.

Con Caruso e Landa si è formato un bel gruppetto.

Un bel trio che spero possa fare attività insieme tutto l’anno.

Cortina è andato via, chi ti aiuterà nelle classiche?

Di Cortina sentiremo parlare, perché è davvero forte. Avrò Haussler e vedremo il giovane Milan. Non siamo attrezzati benissimo, ma ce la faremo bastare.

Che cosa ti resta del Colbrelli gregario al Tour?

La fiducia in me stesso. All’inizio avevo tanta paura, non sapevo se ce l’avrei fatta. Ho visto che per quel ruolo devo ancora migliorare. Ho imparato a rinunciare alle ambizioni personali per il bene della squadra. I dirigenti della Bahrain Victorious se ne sono accorti e vogliono che resti. E come loro se ne sono accorte altre squadre. Ma qui sto bene. Tratteremo, ci sta che presto si possa scrivere qualcosa…